Toscana

Firenze. Treni, tram, parcheggio: ecco progetto fermata Guidoni

Quella su viale Guidoni, la stazione intermodale tra ferro e gomma a duecento metri dall’aeroporto, «sarà la fermata ferroviaria più integrata di tutta la Regione Toscana. Collegherà Firenze con Empoli, Siena, Pisa e Livorno», ma anche «con la linea 2 del tram: da qui si potrà raggiungere velocemente la stazione» e quindi, proseguendo nel sistema tramviario, l’ospedale di Careggi. Lo ha spiegato il sindaco Dario Nardella presentando il progetto. A rendere più appetibile questo piccolo hub, ci sarà poi il parcheggio scambiatore la cui entrata in servizio è prevista a fine anno: «Prima con 250 posti, ma che, in prospettiva, diventeranno 1.500». Un parcheggio, precisa il primo cittadino, «gratuito di giorno, perché fatto per servire i pendolari e i lavoratori» e che quindi non farà concorrenza a quelli dell’aeroporto. In pratica, chi lascerà la macchina nel nuovo parcheggio scambiatore «per prendere l’aereo, pagherà un pedaggio notturno equivalente a quello del Vespucci». L’investimento sulla nuova fermata ferroviaria sarà interamente a carico di Rfi, che per l’opera sborserà «12 milioni, di cui 9 già finanziati», ha spiegato l’amministratore delegato Maurizio Gentile. «In due anni e mezzo, tra tempi di autorizzazione e lavori, Firenze si arricchirà di un ulteriore tassello che contribuirà a rendere più conveniente e immediata la preferenza del trasporto pubblico», ha aggiunto. Anche l’assessore regionale ai Trasporti Vincenzo Ceccarelli ha sottolineato come «la fermata Guidoni e i collegamenti urbani con la tramvia rappresentino un’altra opportunità per la mobilità sostenibile dei pendolari toscani e per l’intera area fiorentina».

Il 2018 è stato un anno «non particolarmente brillante sulla puntualità dei treni», ha ammesso Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi, a margine della presentazione del progetto della nuova stazione Guidoni di Firenze. «Ci stiamo lavorando molto- aggiunge-, ma la puntualità è condizionata da un’offerta che si è molto incrementata». In pratica, «a fronte della grande offerta, soprattutto sulla lunga percorrenza, si è creato un affollamento che ha generato qualche problema». Un problema, spiega, «che richiederà nel 2019 un ridisegno del progetto orario che sistemerà tutto».

Per Gentile, il «2018 è stato un anno complessivamente positivo». E qui l’ad pensa soprattutto «alla conferma del trend di crescita sugli investimenti infrastrutturali. Abbiamo colto, di nuovo, l’obiettivo di realizzare investimenti, in termini contabili, per 4,5 miliardi». Cifra «che rappresenta uno 0,3-0,4% del Pil, quindi una cosa molto importante per l’economia italiana».

Riguardo al sottoattraversamento Tav e la stazione Foster per Gentile «è un progetto che per noi deve andare avanti, perché, al di là delle soluzioni architettoniche, risolve dei problemi di congestione del nodo di Firenze». «Li risolve- spiega- mettendo sotto terra l’alta velocità, liberando così capacità in superficie per il trasporto regionale. Per quel che mi riguarda, quindi, è uno dei progetti più virtuosi che abbiamo in essere: è pagato dal privato, ma i benefici saranno soprattutto per i pendolari». Gentile, infatti, ricorda che il passante fiorentino «é un progetto di Rfi, che finanzia e che non è carico del pubblico, perché pagato dal sistema dell’alta velocità con sovraccarico del pedaggio».

Detto questo, l’ad ricorda il lavoro in corso sull’analisi costi e benefici del governo. E affronta anche l’ultima ‘spina’ che si è affacciata sull’orizzonte dell’opera, la crisi di Condotte spa, il costruttore. «La situazione di Condotte- spiega- è comune ad altre aziende in Italia che stanno attraversando periodi di crisi finanziaria. La stiamo monitorando con estrema attenzione e c’è un’interlocuzione frequente con i commissari per cercare di capire quale sia la soluzione migliore per riprendere le attività». Certo, aggiunge, «non posso anticipare nulla sulle soluzioni a cui stiamo lavorando, perché sono questioni legate anche ad una procedura fallimentare, ma vi garantisco che ci stiamo lavorando». Infatti, conclude, la speranza è che, una volta chiusa l’analisi del governo sui costi e benefici del sistema Tav, «potremmo convergere anche su una soluzione tecnico-giuridica che consenta al cantiere di riprendere le sue attività».