«Ingrid Betancourt è una donna che ha messo in gioco se stessa, la sua vita, per i più nobili degli ideali: la pace e la libertà. Con il suo comportamento ha dimostrato che esiste un’alternativa tra la scelta del silenzio e quella della violenza: è l’alternativa non violenta, fondata sulla forza della ragione. Conferire a Ingrid Betancourt il Pegaso d’Oro è un gesto di riconoscenza per il coraggio e la tenacia che ha dimostrato e per la forza del suo esempio di attaccamento alla libertà, alla democrazia e alla vita. Aver scelto lei è un gesto di coerenza e di lungimiranza, un segno che siamo ancora capaci di cogliere le tracce di futuro».E’ questo uno dei passi salienti del discorso che il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, ha pronunciato durante la cerimonia per la consegna del Pegaso d’ oro 2008, il massimo riconoscimento della Regione Toscana, a Ingrid Betancourt, senatrice della Colombia, per oltre sei anni e fino al 2 luglio scorso prigioniera dei terroristi delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. La cerimonia si è svolta nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione, alla presenza dell’intera giunta e delle istituzioni regionali.Claudio Martini ha sottolineato come si è davanti ad una forte crescita del protagonismo delle donne nell’imporre alla politica internazionale le parole di una lingua nuova, che rinnega la violenza del potere e ridisegna radicalmente i contorni della parola libertà, nella sua materialità, quotidianità, umanità. «Sono sempre di più le donne ha detto Martini rivolgendosi alla Betancourt – che si ribellano allo sfruttamento, che rivendicano i propri diritti, che contestano pratic he mortificanti, che si battono pacificamente ma con determinazione per la dignità e il rispetto. Lei naviga dentro questa corrente, è una figura universale che parla al mondo intero e indica la via della democrazia e dei diritti come la pietra angolare per la vita e lo sviluppo di ogni popolo, a partire da quello colombiano».Martini ha parlato poi dell’incapacità da parte della comunità internazionale di imporre agli Stati, come nel caso del Myanmar, del Tibet, del Darfur, del Congo, dello Zimbabwe, il rispetto degli impegni etico-giuridici proclamati a difesa della dignità di ogni persona nella Dichiarazione Universale dei diritti umani. «L’Onu ha precisato il presidente deve necessariamente farsi più forte ed incisiva, ma accanto deve farsi sentire l’impegno civile dell’intera comunità, dell’opinione pubblica, delle numerose organizzazioni che si battono contro la violen za e per il rispetto dei diritti». Per Martini sta qui la chiave di volta per ostacolare e sconfiggere la tendenza – ancora presente e diffusa – a negare i diritti umani.«Ingrid ha aggiunto il presidente – simbolo della difesa di questi diritti, ha vinto la sfida con i suoi carcerieri, perché durante i sei interminabili anni di costrizione è rimasta libera. Libera nella sua mente, libera nel mantenere integra la sua umanità, il suo mondo di valori, libera nel rimanere fedele alle proprie convinzioni».Raccontando del recente vertice mondiale dei premi Nobel per la Pace a Parigi, dove Martini ha incontrato la senatrice, il presidente ho detto di aver pensato che quella «fosse la sua casa, il posto giusto per lei e che fosse quanto mai opportuna la campagna per candidarla a quel riconoscimento, visto che il Nobel rafforzerebbe la sua battaglia e la speranza di quanti nel mondo si battono per le ragioni della vita, contro l’assurdità della morte». (cs-Tiziano Carradori)