Arte & Mostre
Firenze, operai in cordata per ripulire il tetto del Battistero
Si tratta di una delle tappe fondamentali del programma di interventi messi in campo dall’Opera di Santa Maria del Fiore in vista dell’apertura del nuovo Museo dell’Opera del Duomo (29 ottobre 2015) e del V Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa Italiana che si terrà a Firenze a novembre.
Da lunedì 11 maggio è iniziato il trattamento della copertura marmorea del monumento e i restauratori del Consorzio San Zanobi, a cui l’Opera di Santa Maria del Fiore ha affidato i lavori di restauro, sono stati affiancati da una squadra di operatori specializzati in lavori edilizi in cordata che si calano dall’alto dell’edificio a partire da un’altezza di circa 35 metri.
Il restauro interessa tutto il rivestimento marmoreo delle otto facciate esterne, delle falde di copertura e della lanterna del Battistero. I fenomeni di degrado sono quelli tipici del contesto urbano in cui sono collocati questi monumenti e delle caratteristiche dei materiali: formazioni di croste nere di media e alta durezza con sottostanti fenomeni di solfatazione, dilavamento da acqua piovana piena di sostanze inquinanti e corrosive con la conseguente mutazione della superficie originale fino alla perdita di intere porzioni di modellato; depositi dall’aspetto resinoso e traslucido di ossalato di calcio, formazione di fessurazioni e microfratture causato dallo stress termico caldo-gelo e massiccia esposizione ai venti, alterazione biologica sia fungina che batterica.
«La conoscenza è alla base della buona conservazione – afferma il vicepresidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Francesco Gurrieri – per questo il restauro del Battistero di Firenze si è mosso da una fase diagnostica e una di accertamentoto diretto sui materiali in cantiere. E’ stata poi realizzata una mappatura dei degradi e per ogni tipologia di degrado delle prove di pulitura. E qui sorge il limite dell’intervento conservativo, di dove fermarsi nell’integrazione: sul Battistero, infatti, sono presenti materiali diversi che vanno dai marmi apuani a quelli di recupero più antichi, ma soprattutto, il serpentino verde di Prato che è un materiale fragile e che, come diceva Vasari, sbulletta. Ora il cantiere va avanti, ricco di queste informazioni e presto la città potrà finalmente godere del suo Battistero, del suo bel San Giovanni!».
I rilievi laser, gli studi iconografici e storici e le campagne diagnostiche sono state eseguite dall’Università degli Studi di Firenze e dall’ICVBC – CNR.
Il laboratorio materiali lapideidel dipartimento di Scienze della Terra, dell’Università degli Studi di Firenze, incaricato dall’Opera di effettuare lo studio dei materiali costituenti il Battistero si è occupato, come afferma il direttore Carlo Alberto Garzonio: «in una prima fase, di datare le malte, le murature e i laterizi per fornire informazioni utili per la storia dell’edificio. In un secondo momento abbiamo studiato i rivestimenti marmorei che ha permesso di individuare marmi «bianchi» provenienti da Carrara, da Lasa (Bolzano) e di origine greca. I marmi verdi provengono per la maggior parte da Figline di Prato, ma anche in questo caso sono presenti diverse colorimetrie. Infine, abbiamo studiato i degradi rispetto alle caratteristiche dei materiali dovuti principalmente all’inquinamento ma anche a precedenti restauri. Tutti questi dati serviranno per formulare un programma di conservazione successivo al restauro e un monitoraggio degli effetti dell’intervento» .