Toscana
Firenze, morte Duccio. Nardella: demolizione Poderaccio. Rossi: chiudere campi rom
Duccio Dini non ce l’ha fatta. Il 29enne vittima dell’inseguimento d’auto tra rom è morto ieri sera all’ospedale di Careggi. I fatti risalgono a domenica scorsa, quando una lite tra famiglie rom è sfociata in un rocambolesco inseguimento d’auto lungo una strada molto trafficata di Firenze, via Canova. Sulla traiettoria delle due macchine si è trovato il motorino di Duccio, centrato in pieno. Duccio è morto e due rom sono stati arrestati. Ieri sera, dopo la morte di Duccio, sul luogo dell’incidente si è tenuto un presidio funebre, che però si è trasformato in spedizione punitiva verso il campo rom del Poderaccio, dove vivono alcuni dei protagonisti dell’inseguimento.
Per bloccare i circa 500 manifestanti, sono arrivate le forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che hanno fermato l’avanzata dei fiorentini a pochi metri dal campo rom. Dall’altro lato, la comunità rom, per voce del mediatore culturale Mustafa Demir, fratello di uno degli arrestati, ha diramato una nota in cui chiede scusa: «Chiediamo scusa ai familiari del ragazzo a nome di tutta la comunità rom del Poderaccio». E poi: «Vogliamo prendere le distanze dai comportamenti inaccettabili e incivili tenuti da alcuni soggetti singoli che sono attualmente alla ribalta della cronaca e che rischiano di annullare tutti gli sforzi di cooperazione di questi ultimi anni. Il rischio è quello di una generalizzazione da parte della popolazione locale della valutazione dei rapporti di convivenza fra loro stessi e le etnie da me rappresentate. A questo proposito intendo esprimere la mia più ferma condanna nei confronti degli autori di tali fatti per i comportamenti che hanno generato tanto dolore e tanto danno ribadendo la solidarietà dovuta a coloro che niente hanno in comune con tali soggetti e che, anzi, risultano danneggiati da questi comportamenti».
La situazione però resta molto tesa. Il campo rom del Poderaccio resta sorvegliato speciale. Molti rom del campo dicono di aver paura, qualcuno ha trascorso la notte da parenti o amici che vivono in normali abitazioni. Situazione tesa anche nei quartieri dell’Isolotto e dell’Argingrosso, quelli vicini al campo. «Fino a ieri eravamo amici dei baristi e dei negozianti – spiega Mustafa Demir -. Nelle ultime ore stanno succedendo brutti episodi, dove i negozianti ci offendono». Demir ripete: «Quello che è successo è gravissimo, chiediamo scusa, però adesso anche noi abbiamo paura».
Il campo nomadi del Poderaccio resta nell’occhio del ciclone. Tanto che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, a margine dell’inaugurazione di Pitti Uomo, annuncia: «Oggi ho riunito d’urgenza la giunta, perché metterò a punto un piano per accelerare la sua demolizione». Si tratta «di un impegno che avevo già preso con i fiorentini, che prendo con una convinzione ancora più forte e una determinazione doppia rispetto a quella che avevo prima». Così, spiega, «come abbiamo fatto per lo smantellamento dell’Olmatello, fatto senza ricorrere alla violenza, faremo anche per il Poderaccio», dove «abbiamo già demolito 30 case», ricorda. Sulle tensioni di ieri, con la protesta scoppiata davanti al campo rom, il primo cittadino poi sottolinea: «Legalità e giustizia vengono prima di tutto. Noi pretendiamo giustizia per Duccio e siamo consapevoli che rabbia e risentimento siano reazioni umane comprensibili. Tuttavia vogliamo giustizia vera, non vendetta». Perché, conclude, «questi criminali devono pagare fino in fondo e noi abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine».
Rossi: «Serve poliziotto di quartiere». Sulla vicenda è intervenuto anche il governatore della Toscana Enrico Rossi. «Nessuno potrà mai restituire Duccio all’affetto dei suoi cari, la morte rende muti e pone interrogativi senza risposta costringendoci a riflettere sulla fragilità e sulla incompiutezza del nostro impegno quotidiano. Assieme al sentimento del dolore e della vulnerabilità, si impone per tutti il dovere di una reazione, umana e ragionata», ha affermato, in una nota, il presidente della Regione Toscana. Su sua indicazione il palazzo della presidenza della Giunta ha deciso di esporre la bandiera a mezz’asta. «La fine di Duccio non è una mera fatalità- aggiunge- la rabbia e la protesta dei cittadini, dei commercianti, delle famiglie, del quartiere e di chi conosceva il giovane che è morto mentre si recava a lavoro, nel centro della sua città, è comprensibile ma non può tradursi in vendetta». C’è una questione sicurezza, tuttavia, da affrontare: «È inaccettabile- sostiene- che una faida familiare, in una comunità dove si scontano precedenti per rissa, spaccio, sfruttamento della prostituzione, possa sfociare in una guerriglia urbana, che toglie la vita a un giovane». I campi rom, di conseguenza, «devono essere smantellati con soluzioni abitative alternative e deve essere favorita l’integrazione di chi è per bene. I criminali devono essere assicurati alla giustizia e devono pagare- dichiara-. Nessuna vendetta e nessuna discriminazione, però, è accettabile. Qualche settimane fa a Follonica un italiano ha ucciso un commerciante e ferito una passante con modalità mafiose». In parallelo, Rossi suggerisce di istituire i poliziotti di quartiere, «per presidiare il territorio e assicurare il pieno controllo delle città da parte dello Stato. Una proposta che intendo rilanciare».