La nostra opera educativa risulta irrilevante, anche in ordine alla sua qualità cristiana, se non tocca questioni per l’identità della persona decisive sempre ma particolarmente incisive nel nostro tempo: lo ha detto oggi a Firenze, incontrando il clero diocesano presso il Convitto della Calza, il Segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, che ha presentato una relazione sugli Orientamenti pastorali per il decennio Educare alla vita buona del Vangelo. Le questioni decisive secondo mons. Crociata sono l’ambito dell’affettività, l’attenzione alle età della vita e il conseguimento di una sintesi compiuta di maturità umana e cristiana. Sul primo aspetto, mons. Crociata ha affermato che oggi non può essere perseguita una educazione cristiana che non abbia una visione, una parola, un modello da indicare circa il rapporto uomo-donna e tutto ciò che esso significa. Proprio l’evoluzione intervenuta nella mentalità e nella prassi di tante persone ha precisato – esige una posizione chiara e coerente sul piano antropologico ed etico, e quindi anche culturale e spirituale, oltre che su quello teologico. Se manchiamo di una tale posizione, il rischio è semplicemente di risultare insignificanti e, soprattutto, di far apparire insignificante la stessa proposta cristiana. Circa l’attenzione alle età della vita, ha detto che ci è chiesta la capacità di riconoscere le peculiarità proprie delle differenti fasi della crescita, dall’infanzia alla fanciullezza, all’adolescenza, alla giovinezza e oltre, al fine di accompagnare le persone che ci sono affidate, per la formazione di personalità nelle quali la fede non si appiccica come una vernice superficiale, ma vi si amalgama fino a costituirne l’anima interiore che le plasma e le unifica, esaltando insieme l’autenticità della fede e la riuscita piena dell’umanità come tale. Sul terzo aspetto, quello della maturità umana e cristiana ha poi affermato di evitare il rischio della dissociazione tra fede e vita, tra culto e occupazioni profane, tra servizio ecclesiale e responsabilità pubbliche, insomma tra credente e cittadino. In tutte e tre queste dimensioni (rapporto uomo-donna, età della vita, responsabilità sociale) ha sottolineato – ad essere in gioco non è soltanto l’utilità e l’efficacia del nostro impegno pastorale ed educativo, ma anche la verità e l’autenticità della proposta cristiana. Come indicazione conclusiva, ha proposto di recuperare ampiamente, se non di privilegiare risolutamente, l’accompagnamento spirituale delle persone in una relazione educativa che conferisce forza decisiva alla maturazione personale.Sir