E’ preoccupante il permanere di una stagione in cui il bene comune della Nazione è ostaggio delle lacerazioni di un confronto politico che vive della demonizzazione dell’avversario più che della competizione e, perché no, della cooperazione con l’antagonista. Di questo soffre la coesione della società, chiamata peraltro a trovare un giusto equilibrio nell’ accoglienza di nuovi membri senza venir meno alla sua storia e alla sua identità culturale”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori nell’omelia pronunciata stasera in cattedrale durante il tradizionale Te Deum di fine anno. Su questo piano – ha proseguito Betori – si collocano anche i tentativi di cancellare i segni pubblici della nostra tradizione religiosa come il crocifisso, un depauperamento non solo per la fede ma anche per la storia e la cultura di un popolo”. “Anche le più circoscritte vicende del nostro Paese – ha detto ancora l’arcivescovo – ricevono dal Vangelo una luce di giudizio e di orientamento. In esse non possiamo purtroppo anzitutto tacere l’oscuramento della dignità della persona e della vita umana che ha registrato tragici segnali in questo anno, non privi peraltro di risvolti anche per la coscienza della nostra città, spaccata in due da decisioni su cui non possiamo che ribadire il nostro dissenso. Il terremoto aquilano e altre catastrofi naturali hanno riportato alla ribalta la precarietà dell’assetto geologico della penisola, ma anche la forza di risorgere della nostra gente e la grande solidarietà del popolo italiano tutto, e qui la nostra regione e la nostra città ancora una volta non sono state seconde a nessuno”. Non di minore importanza, secondo l’arcivescovo, è il contributo che i cattolici offrono in città alla solidarietà verso le situazioni di fragilità e povertà attraverso numerose iniziative di servizio, secondo un’antica tradizione sempre aggiornata e incrementata. Di questa città e del suo territorio siamo partecipi come Chiesa anche delle vicende civili, nel rispetto delle specifiche competenze ma anche con atteggiamento di dialogo e collaborazione”.“Rinnovo qui – ha proseguito l’arcivescovo – l’augurio cordiale con cui ho accompagnato i nuovi responsabili della cosa pubblica al momento della loro elezione al governo rispettivamente della città e della Provincia, ribadendo disponibilità a ogni collaborazione utile per il nostro popolo. La missione della Chiesa resta però fondamentalmente religiosa e ogni sforzo vogliamo porre per rinnovare la freschezza dell’ annuncio e per creare occasioni e motivazioni di comunione e cooperazione. La comunione pastorale a sua volta si fonda sull’unità della fede e questo può comportare, come è accaduto, che il pastore debba richiamare alla coerenza della dottrina, perché da essa sia sempre illuminato l’agire delle comunità. Ma anche quando si manifesta il richiamo alla fedeltà alla Chiesa e alla sua dottrina, ciò non avviene mai per infliggere una pena, ma per ritrovare insieme un cammino coerente”. “Questa comunione di fede e di carità – ha proseguito Betori – è peraltro esperienza largamente condivisa tra noi e ne ringrazio particolarmente il Signore in questa conclusione di anno, lieto di essere stato destinato a servire una Chiesa e una città così ricche per il loro passato, così operose e creative nel presente, potenzialmente feconde in rapporto al futuro”.