La parrocchia della Regina della Pace, dove ha operato per anni don Lelio Cantini, ha cominciato un cammino di rigenerazione che sta riportando serenità, ma non deve dimenticare la vicenda tragica che ha vissuto, dovuta all’infedeltà di un prete che a lungo l’ha guidata, per edificare una chiesa fedele al Vangelo. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata domenica mattina, durante le Cresime, nella parrocchia in cui ha operato, fino al 2005, don Lelio Cantini, 87 anni, il sacerdote fiorentino ridotto allo stato laicale nel 2008 perché ritenuto responsabile di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori. L’arcivescovo, che per la prima volta incontrava questa comunità, ha poi rivolto una parola di vicinanza a quanti hanno sofferto a causa di quel lungo inverno, riconoscendo con dolore i peccati compiuti e guardando con fiducia alla forza del Signore. “E’ la prima volta che vengo da voi – ha detto Betori nell’omelia – e quindi non posso far finta che in questa comunità non sia successo nulla. Riscoprire un’autentica esperienza di Chiesa è un bisogno particolare per questa parrocchia, che è appena uscita da una vicenda tragica a causa dell’infedeltà di un prete che a lungo l’ha guidata, con gravi azioni legate proprio a una visione errata della Chiesa e a un esercizio indebito dell’autorità pastorale. Non sto dicendo parole mie: sono le parole che il Santo Padre ha utilizzato nella sentenza esemplare che ha messo fine a questa triste vicenda. Io sento il dovere di ricordarle a me e a tutti voi in questo momento. L’esercizio indebito dell’autorità pastorale si concretizzava nel tentare di violare la libertà di ciascuno. Dobbiamo essere consapevoli di aver passato un inverno duro in questo comunità parrocchiale, ma dobbiamo anche avere chiara la consapevolezza che il Signore è capace di rigenerare tutto. In questi anni avete iniziato un cammino di rigenerazione che ha riportato serenità, fiducia, concreta esperienza di fede all’interno di questa comunità”. “Me ne rallegro – ha proseguito – con il vostro parroco, don Paolo, e con tutti voi. Mi sembra però importante non dimenticare; non perché il ricordo ci debba gravare immobilizzandoci, ma perché il ricordo ci deve rendere più responsabili nell’edificare una Chiesa in cui viva la libertà, ciascuno sia rispettato, si concretizzi una fedeltà al Vangelo e ai pastori che permetta a ciascuno di vivere serenamente la propria esperienza cristiana. C’è un’ultima parola che vorrei dire: quanti hanno sofferto a causa di quel lungo inverno’ devono sapere che possono sempre trovare nella Chiesa e nei suoi pastori, in me quindi e nel parroco, nella parrocchia e nella diocesi, una possibilità di confronto, una offerta di conforto, un sostegno per riprendere il proprio cammino. è una parola di vicinanza che è dovuta da parte di una Chiesa che guarda responsabilmente ai suoi limiti, ai peccati dei suoi membri, ma guarda anche con fiducia alla forza che il Signore dona”. Dalle vittime di don Cantini è arrivato un grazie a mons. Betori per la sensibilità e la vicinanza dimostrate in un incontro privato, tenutosi sabato pomeriggio, e per le parole di grande coraggio e speranza espresse in occasione della sua prima visita alla parrocchia Regina della Pace. “Auspichiamo si legge in una la nota – che questo sia solo l’inizio di un cammino di chiarezza e riconciliazione per tutta la comunità ecclesiale fiorentina ferita da una vicenda così drammatica e sofferta che ha coinvolto tante persone. Siamo certi – concludono le vittime di don Cantini – che solo la piena consapevolezza di quanto accaduto e la continua vigilanza potranno scongiurare il ripetersi di fatti così gravi”.