«È come l’Opera del Duomo» si dice, a Firenze, per indicare un lavoro che non finisce mai, un cantiere sempre aperto. E l’Opera di Santa Maria del Fiore dimostra, una volta di più, quanto la definizione sia calzante: «Una istituizione, la nostra – sottolinea la presidente, Anna Mitrano – che ha più di sette secoli di storia ma che non smette di crescere, nel segno della tradizione che si rinnova continuamente». La nuova «impresa» di questa secolare, attivissima fabbrica è il «Centro Arte Cultura»: una struttura d’eccellenza nel campo dell’accoglienza dei visitatori e dei turisti. O meglio, dei pellegrini: «Mi piace usare questo termine – spiega monsignor Timothy Verdon, canonico del Duomo, consigliere dell’Opera di Santa Maria del Fiore e grande esperto di arte sacra – perché ritengo che tutti i turisti siano, in fondo, dei pellegrini che visitano le nostre chiese alla ricerca consapevole del bello e alla ricerca, inconsapevole, di ciò che ha generato questa bellezza». Così, in un’epoca di turismo «mordi e fuggi», l’Opera del Duomo propone un centro che si rivolge proprio a chi cerca una conoscenza più approfondita della cattedrale e dei monumenti che la circondano. E soprattutto, a chi desidera conoscere anche le radici culturale e religiose di queste opere d’arte. «Di fronte alla disneyland del Rinascimento, in cui Firenze rischia di trasformarsi – prosegue mons. Verdon – noi abbiamo scelto di invitare la gente a fermarsi, a capire quello che guarda. Non possiamo certo pensare di intercettare tutti gli oltre 4 milioni di persone che ogni anno visitano Duomo, Battistero, Campanile di Giotto, Museo dell’Opera: ma se solo una piccola parte riuscisse ad avere una comprensione più profonda e completa dei monumenti, sarebbe un grande risultato. Senza contare i tanti fiorentini che, attraverso questa nuova struttura, potranno riavvicinarsi al loro Domus». Il centro è nato nella vecchia canonica di San Giovanni, una struttura del 1300 affiaccata sul Battistero (tra via Martelli e borgo San Lorenzo). Una struttura fino a qualche anno fa affittata a privati: «Ci abbiamo investito oltre 4 milioni di euro – spiega Anna Mitrano – per creare un servizio senza fini di lucro, offerto alla città e ai suoi visitatori. Comitive, scolaresche, gruppi di turisti, di pellegrini ma anche singoli visitatori potranno iniziare qui la loro visita». Su una superficie di 1200 metri quadrati, suddivisa su tre piani, sono stati realizzati un punto informazioni dove potranno essere prenotati i percorsi di visita, un bookshop, 22 toilettes, oltre a cinque sale attrezzate per proiezioni e videoconferenze. All’interno della struttura, anche un affresco risalente al 1300 che raffigura l’Annunciazione. I locali, tutti climatizzati, possono ospitare fino a 300 persone e, grazie all’avanzata tecnologia, l’accesso è garantito da schede elettroniche. «Avremmo voluto realizzare questo centro già ai tempi del Giubileo – ha aggiunto Mitrano – ma abbiamo dovuto attendere le relative autorizzazioni». Il nuovo centro è stato inaugurato, con grande solennità, martedì 24 giugno nella festa di San Giovanni, patrono di Firenze. Mercoledì 25, in Cattedrale, è stato invece presentato in anteprima il documentario «Piazza del Duomo a Firenze», realizzato da Art Media: un filmato di 20 minuti che verrà utilizzato per preparare i visitatori a conoscere opere d’arte che hanno un forte significato religioso. La realizzazione di questo progetto, ha detto ancora la presidente Mitrano, è anche l’occasione per ricordare le tante iniziative alle quali l’Opera ha dato vita negli ultimi anni: dalla ripresa della tradizionale «Cavalcata dei Magi», il 6 gennaio, alla rassegna musicale O flos colende. Senza contare che il futuro prossimo riserva ancora un’altra grande novità, l’ingrandimento del Museo. Già da alcuni anni infatti l’Opera ha acquisito i locali del vecchio Teatro degli Intrepidi, confinanti con l’attuale Museo dell’Opera: la riunificazione di questi spazi permetterà di realizzare un’area espositiva di notevole valore, adatta ad accogliere le spledide opere (da Arnolfo di Cambio a Michelangelo) che l’Opera custodisce e conserva con amorevole cura.