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FIRENZE, INAUGURAZIONE ANNO UNIVERSITA’; MONS. BETORI: SCONCERTANTE SOSTITUIRE IL NATALE CON LA FESTA DELLE LUCI

“Oggi uno dei principali problemi culturali è il restringimento di orizzonti su un presente sempre più ridotto, con la pretesa di orientarsi nell’oggi a partire da un orizzonte troppo ravvicinato”. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella messa celebrata oggi in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2009-2010 dell’Università di Firenze. “Questo richiamo alla coltivazione di una adeguata memoria – ha proseguito l’arcivescovo – costituisce un dovere per rigenerare la cultura del nostro tempo, e in questo un ruolo importante è riservato all’università”. “Aiutare a entrare nella tradizione e dotare le nuove generazioni dei dati necessario per orientarsi nel presente, secondo coordinate che forniscano alfabeti certi e condivisi e conoscenze fondate”: è questo, per mons. Betori, un “percorso in cui l’università oggi è chiamata a misurarsi con onestà e profondità”, a partire dalle “dimensioni etiche” che implicano l’esercizio della conoscenza e lo sviluppo della scienza”. “Essere custode di una viva memoria e promotrice di severa eticità”: questo, in sintesi, il compito affidato dal presule all’ateneo fiorentino, a partire dalla consapevolezza che “non può esserci scelta che si proietta nel futuro dell’umanità che sia sprovvista di un’assunzione di responsabilità, di una presa di coscienza di ciò che essa può significare per noi e per gli altri”. Altrimenti, il rischio è quello “di coinvolgerci in un futuro di progressiva disumanizzazione”. “Pensare la ricerca e la formazione culturale in ordine al futuro – ha spiegato infatti mons. Betori – significa ricostruire queste strutture di responsabilizzazione che ci impediscono di fermarci all’oggi e che ci chiedono di misurarci sul nostro rapporto con la verità delle cose”. “Le illusorie neutralità a cui a volte sembrano fare appello singoli scienziati – ha ammonito mons. Betori – non possono nasconderci che in realtà in ogni nostra scelta, soprattutto nelle scelte su cosa ricercare e su come ricercare, è coinvolto uno spessore etico cui non ci è lecito rinunciare. La veracità in questa prospettiva rappresenta un presupposto della verità, che è l’oggetto proprio di ogni ricerca e il contenuto di ogni azione formativa”.La convivenza non nasce “dall’annullamento delle identità”, ma dal loro “pacifico comporsi”, come dimostra la “natura più vera delle religioni”, ed in particolare “il contesto tipicamente inclusivo e mite del Natale”. E’ il commento di mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, alla “notizia sconcertante” che riguarda una scuola di Cremona, in cui alcune “vittime del politicamente corretto hanno ritenuto opportuno cancellare la festa del Natale e sostituirla con una improbabile Festa delle luci”, per “non urtare la sensibilità dei non pochi alunni di altre fedi e nazionalità, che si troverebbero a disagio accanto ai coetanei cristiani che festeggiano la nascita di quello che nella loro fede riconoscono come il Figlio di Dio fatto uomo”. “In realtà – ha osservato oggi mons. Betori, durante la messa per l’apertura dell’anno accademico dell’Università di Firenze – a disagio non ci sono i bambini e le famiglie non cattoliche – ben felici al contrario di condividere una festa che sta a cuore a molti nella società in cui sono venuti a vivere –, ma piuttosto qualche spirito di stampo laicista che ritiene che la convivenza nasca dall’annullamento delle identità e non dal loro pacifico comporsi, com’è invece nella natura più vera delle religioni, tanto più nel contesto tipicamente inclusivo e mite del Natale”.In realtà, spiega l’arcivescovo di Firenze, coloro che hanno proposto l’iniziativa di “annullamento del Natale” non si sono accorti che “l’immagine della luce è quanto di più strettamente legato alla vicenda di Natale. E così ridurre a Festa delle luci la festa del Natale, contrariamente all’attesa sostituzione religiosamente neutra, di fatto non fa altro che riproporre la persona stessa del Salvatore sotto l’immagine della luce che lo identifica da sempre”. “Le luci – ha ricordato infatti il presule – non sono un accessorio fortuito di abbellimento delle giornate del Natale, ma l’estensione della sua anima più profonda, vale a dire il Bambino-stella, preannunciato dai profeti e nato a Betlemme duemila anni fa”. In conclusione, quindi, “si vuole sfuggire la presenza di Gesù Cristo, ma questi non smette di essere presente anche a chi vuole negarlo”. Quel che emerge nella vicenda della scuola di Cremona, ha concluso mons. Betori, è dunque “la sostanziale incapacità di decifrazione culturale del Natale e dei suoi segni”.