(ASCA) – Firenze, 29 gen – Una progressiva proiezione in Italia della cosiddetta ‘mafia russa ma anche la allarmante considerazione dell’associarsi dei cittadini cinesi. E’ l’allarme lanciato dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi, nella relazione contenuta nel volume redatto in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Dalle indagini, spiega Quattrocchi, emerge, e crea da tempo notevole allarme, l’ingresso massiccio di gruppi di albanesi e rumeni nel campo dello spaccio della droga, nell’immigrazione clandestina, nonché nel mercato della prostituzione. Rilevati anche cospicui investimenti immobiliari da parte di soggetti di nazionalità russa nella zona costiera e in particolare in Versilia. Operazioni economiche che – secondo il procuratore – potrebbero riferirsi ad attività di riciclaggio o di reimpiego di somme di provenienza illecita ma di difficilissima dimostrazione. Per quanto riguarda la comunità cinese, questa occupa una posizione di rilievo per le elevate capacità di inserimento nel contesto economico e imprenditoriale che arieggiano strutture aventi tutte le caratteristiche dell’associazione di tipo mafioso. Nel suo intervento, il procuratore generale della Toscana Beniamino Deidda ha rilevato che pur non essendo la Toscana un territorio dove stabilmente operano le mafie storiche, tuttavia sono presenti segnali da non sottovalutare. La Toscana è una terra economicamente sana e, proprio per questo, viene ritenuta il terreno ideale per il riciclaggio e il reinvestimento dei capitali illeciti. In un anno, per la Procura di Firenze, il numero delle intercettazioni telefoniche è sensibilmente aumentato passando a 3.716 bersagli contro i 3.393 del periodo precedente. E’ quanto emerge dalla relazione del procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, contenuta nel volume redatto in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. Le intercettazioni ambientali sono state 148 rispetto alle 114 del periodo precedente. Le spese sostenute per 4.080 fatture sono state di 2.588.223,98 euro. L’ufficio – si precisa nella relazione – ha negoziato i compensi relativi alla suddetta attività con una sola società, conseguendo una economia di circa il 65% rispetto agli anni precedenti.