Cultura & Società

FIRENZE IN FESTA PER I 90 ANNI DEL POETA LUZI: «MIA MUSA FU MIA MADRE»

Accolto da decine di flash e da personalità del mondo politico, culturale e dello spettacolo, il poeta fiorentino e neo senatore a vita Mario Luzi è stato festeggiato stamani nel Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio con un convegno dal titolo «Nuovo nato al mondo: il poema di Mario Luzi». Luzi, arrivato poco dopo le 10, è stato abbracciato dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici e dal presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini e applaudito da centinaia di persone. Tra il pubblico, Carla Fracci, Sergio Zavoli e gli Accademici della Crusca. Luzi, infatti, è stato nominato nel 2003 Accademico della prestigiosa istituzione considerata tempio della lingua italiana. Proprio Domenici ha aperto il convegno promosso da Comune, Provincia e Regione. «Per questo 20 ottobre – ha detto il sindaco – avevamo predisposto comunque una grande festa. Oggi la festa è ancora più sentita perché ci rivolgiamo non solo al poeta e all’intellettuale, ma anche al senatore Mario Luzi». Il sindaco ha ringraziato tutti coloro che si sono adoperati per il conferimento al grande poeta della carica di senatore a vita e più di tutti il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ricordando che l’iniziativa istituzionale, partita qualche mese fa, per la nomina di Luzi è stata superata da una grande mobilitazione dell’opinione pubblica. “Dimostrazione evidente questa – ha concluso – dell’affetto di questa città e della traccia che l’opera di Luzi ha lasciato in noi”.

Dopo Domenici in molti hanno preso la parola, in un trionfo di esegesi della poetica luziana. Lui ascolta, e dirà più tardi «parole profonde, che mi hanno fatto riflettere su me stesso». L’introduzione era stata affidata a Giorgio Luti: “Considero Luzi – ha spiegato Luti – uno dei più grandi rappresentanti della vita letteraria cittadina, nazionale e internazionale. Luzi ci ha aperto davanti una strada da seguire; dal dopoguerra la voce del poeta si è mantenuta al centro della vita italiana, crescendo ed espandendosi continuamente”.

Mille i regali: un’aria dedicata a lui da sconosciuti musicisti, il «Dizionario della Libertà», da Todorov a Paasilinna, una medaglia d’oro, l’augurio del presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini che compie gli anni, esattamente la metà di quelli di Luzi: come dire che «ci vogliono due presidenti di consiglio regionale per fare un Luzi».

La vicepresidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Marasco, che legge l’orazione scritta da Luzi per celebrare il suo ingresso come accademico, orazione dedicata alla lingua: «discrimine cocente tra umiliazione e tracotanza» scriveva Luzi. Proprio alla lingua italiana è dedicato l’appello del poeta-senatore. Luzi, che si è definito un «lavoratore, un operaio della parola», ha parlato della lingua come elemento «veramente unificante. L’importante – ha detto – è ritrovarsi nella poesia, nella parola e nella lingua. La nostra lingua è il patrimonio più antico: non la sciupiamo, non la violentiamo come si fa correntemente. Custodiamola come un bene, non mettiamola in naftalina, non esponiamolo alle aberrazioni che sono in corso».

Il grande poeta fiorentino ha accettato di scambiare brevi battute con i giornalisti. Tra le tante domande, gli è stato chiesto a chi si ispirasse: «A mia madre – ha detto -. Lei è stata la mia musa, e ora spesso la evoco». La politica «è tante cose, ma io non mi metterò certo a trafficare», ha risposto a chi gli chiedeva del suo nuovo impegno a Palazzo Madama. «Io non sono un politico – ha detto Luzi – ma ho le mie idee sulla “polis” e sullo Stato e queste le dirò. La politica è tante cose… può essere un minimo sotterfugio. Ma io non mi metterò certo a trafficare. Dirò la mia quando c’ è qualcosa che mi interessa, di carattere generale». Il neo senatore capisce il distacco e la diffidenza nei confronti della politica: «In certi casi – ha detto – è nell’ ordine delle cose».