Lettere in redazione
Firenze, finalmente bici sulle corsie preferenziali
Finalmente a Firenze qualcosa si muove per noi che preferiamo muoverci in città in bicicletta, mezzo ecologico per eccellenza. La viabilità (soprattutto del centro storico), caratterizzata da strade strette e quasi sempre a senso unico, ci penalizza molto e la rete di piste ciclabili (spesso malridotte!) è insufficiente. Poi c’è la cronica mancanza di rastrelliere e la piaga dei furti, che ci tiene sempre in allarme. Bene ha fatto allora il sindaco Dario Nardella a permettere a noi ciclisti di utilizzare le corsie preferenziali. E non capisco tutte le polemiche che sono seguite a questo annuncio. Se ci saranno più ciclisti in giro, sarà di guadagnato per tutti.
Condivido le lamentele sulle difficoltà che, in una città come Firenze, incontrano quanti decidono di muoversi sulle due ruote. La rete delle ciclabili è cresciuta molto in questi ultimi anni, anche se «a macchia di leopardo». Quello che ancora manca, oltre che rendere più omogenea la rete, è la manutenzione delle piste ciclabili e la dotazione di servizi (come il prestito, ma anche luoghi sicuri dove posteggiarle). Si dovrebbe affrontare di petto anche la piaga dei furti. Sono troppo frequenti e sistematici per essere riconducibili solo a qualche singolo delinquente. Si ha l’impressione di un «sistema» ben collaudato, che affianca al furto anche il successivo «riciclaggio», attraverso una rete di venditori.
Non condivido invece l’entusiasmo del lettore per il provvedimento (per ora annunciato) del sindaco Dario Nardella, che ha parlato di una sperimentazione su sei busvie, da valutare poi nei risultati. «Si tratta di capire – ha dichiarato il sindaco – che impatto ci sarà col passaggio dei mezzi pubblici: però in alcune città vogliono addirittura far andare le bici contromano… meglio farle andare nella direzione giusta, anche se in qualche corsia preferenziale». Già ora tanti ciclisti usano impunemente quelle corsie che dovrebbero essere riservate a mezzi pubblici a quattro ruote. A parte il fatto che vedere una coda di autobus procedere lentamente dietro ad un ciclista non mi sembra aiuti la causa del trasporto pubblico (che dovrebbe premere a tutti, ciclisti compresi), trovo questa commistione tra due e quattro ruote solo un’ulteriore rischio per l’incolumità dei ciclisti. Si studi piuttosto dove affiancare alle corsie per gli autobus del trasporto pubblico anche varchi riservati ai ciclisti (non alle moto!) che facciano risparmiare loro strada e fatica. E non sarebbe male anche una campagna di educazione stradale che insegni agli automobilisti ad avere più attenzione verso chi si muove sulle due ruote, ma anche ai ciclisti a rispettare alcune regole fondamentali del codice della strada. A Firenze capita di vedere ciclisti sui viali di circonvallazione (e magari fare lo slalom tra le auto) anche dove esiste la ciclabile a loro riservata. E che dire di tante biciclette che girano senza campanello e senza faro e catarinfrangente?
Claudio Turrini