Italia

Firenze dichiara guerra ai lavavetri

Firenze dichiara guerra ai lavavetri, e lo fa con un’ordinanza comunale che prevede la denuncia e la possibilità di una pena fino a tre mesi di arresto a chi venga scoperto ai semafori con spugna e secchio. La strada imboccata dall’amministrazione toscana, di centrosinistra, ha però sollevato critiche in entrambi gli schieramenti. L’Arci e il Prc (all’opposizione) parlano di misura eccessiva, mentre per la Cdl è solo propaganda. Plauso da parte del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. Ma l’assessore fiorentino alla sicurezza Graziano Cioni (Ds) non gradisce: “la logica del nostro provvedimento non ha nulla a che vedere con il pensiero del sindaco leghista”.

Con l’ordinanza di lunedì 27 agosto, Firenze segue un orientamento indicato in passato da altri comuni. Nel 2005 il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, annunciò l’aumento dei controlli ai lavavetri. A Viareggio, ai primi di agosto, è entrata in vigore un’ordinanza che prevede multe da 25 a 500 euro. “Siamo il primo Comune che fa una cosa concreta contro questo fenomeno – spiega l’assessore fiorentino Cioni – perché si passa dall’ambito amministrativo a quello penale. Il lavavetri che venga scoperto sarà denunciato, poi, nel caso ci sia il processo, potrà essere punito con l’arresto fino a tre mesi o con un’ammenda fino a 206 euro. Sul momento, si procede al sequestro degli attrezzi”.

Non è il primo provvedimento duro contro l’illegalità a Firenze. Negli ultimi mesi, in alcune parti della città è stato introdotto il divieto a vendere alcolici in bottiglia nelle ore notturne o è stata imposta la chiusura dei locali all’una di notte. In più, ci sono stati gli arresti di parcheggiatori abusivi e le denunce di rom trovate a mendicare con figli. L’ordinanza contro i lavavetri, spiegano Cioni e l’assessore alle attività produttive Silvano Gori, è motivata da “un’impennata di proteste arrivate dagli automobilisti e dai numerosi casi di molestie e litigi accaduti agli incroci con semafori. Stiamo ricevendo numerosi reclami da parte di cittadini che hanno notato una modifica nell’atteggiamento dei lavavetri, diventati molto aggressivi, soprattutto nei confronti delle donne ancor di più se sole in auto”. Per il momento, l’ordinanza è valida fino al 30 ottobre 2007, ma gli uffici sono al lavoro per far sì che “quando arriverà a scadenza sia possibile attivare uno strumento diverso ma ugualmente efficace”.

Se il presidente nazionale dell’Arci, Paolo Beni, parla di “misura eccessiva”, il segretario regionale del Prc, Niccolò Pecorini, la definisce “non degna di Firenze e delle sue tradizioni di accoglienza”. Per la Cdl fiorentina, “il rischio é che si tratti solo di una propaganda, che poi non risolve il problema”. Positivo invece il commento di Confesercenti fiorentina, secondo cui l’ordinanza risponde a un’esigenza più volte sostenuta dai commercianti.

“Non conosco nel dettaglio l’ordinanza e non voglio entrare nel merito, ma in generale posso dire che, in tema di immigrazione, bisognerebbe evitare di prendere provvedimenti sull’onda dell’emotività ma farli rientrare in progetti complessivi”, ha commentato don Giovanni Momigli, responsabile pastorale sociale della diocesi di Firenze. “In generale in Italia – sostiene don Momigli – i problemi legati all’immigrazione si affrontano quando sono troppi e troppo grandi e non quando sono ancora di piccole dimensioni”. “Occorre – sottolinea – evitare provvedimenti emotivi ma pensare a programmi che possano risolvere i problemi in maniera globale”.

LAVAVETRI IN FUGA, MA CRESCONO I DUBBI

Firenze 28 agosto. Tante bottiglie di plastica abbandonate ai semafori delle strade intorno al centro. E’ questa l’unica testimonianza di un lavoro che, fino a ieri, anche a Firenze come in tutte le grandi città, vedeva impegnati decine di giovani, in maggioranza rumeni, polacchi e rom. Stamani le prime denunce, una quindicina, di vigili urbani e polizia, dopo l’ordinanza emessa dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici, alla guida di una giunta di centrosinistra, che vieta l’attività di lavavetri, con la denuncia penale e il sequestro di spazzole, secchi e saponi. Poi, evidentemente, il passaparola ha funzionato e dai semafori sono spariti tutti. Nel pomeriggio una sola denuncia. Quasi una fuga generale che a qualcuno è servita ad evitare anche altri provvedimenti, come l’espulsione. Un lavoro extra per vigili urbani e polizia, impegnati anche a spiegare l’ordinanza ai pochi sorpresi vicino ad un semaforo, in una zona periferica, con in mano le spazzole ma non impegnati a pulire i vetri delle auto di passaggio.

Il giorno dopo l’ordinanza di Domenici, Firenze ha visto così sparire quasi nel nulla decine di lavavetri. Il sindaco non ha dubbi e in una nota spiega che il provvedimento è “una risposta concreta al racket che si era creato intorno a quest’attività”, come dimostrato da alcune indagini nel corso delle quali è emerso che la città era stata suddivisa in aree “gestite da alcune famiglie”. Non è, però, si affretta a spiegare il sindaco diessino, come aveva già fatto l’assessore alla sicurezza e vivibilità urbana Graziano Cioni, un attacco a chi chiede l’elemosina, “ai poveri”. Semmai un provvedimento che punta a “scoraggiare e a reprimere i comportamenti aggressivi, a volte violenti, dei lavavetri nei confronti degli automobilisti, soprattutto se anziani e donne sole”.

E mentre in molte altri centri già si pensa ad imitare Firenze, e gli esponenti leghisti plaudono alla decisione della giunta fiorentina, anche in città cresce il fronte del ‘no’. Alle perplessità di “costituzionalità” del provvedimento, espresse dal presidente della Corte Antonio Baldassarre, fanno eco i commenti del procuratore capo a Firenze Ubaldo Nannucci che, pur senza scendere nei dettagli, parla di “una scelta opinabile”; mentre per il procuratore aggiunto, Giuseppe Soresina, “l’ordinanza è giuridicamente corretta e opportuna. Il problema, semmai, è l’effettività della sanzione”. Un dubbio che è emerso subito stamani: “Vediamo come sarà applicata la norma e come andrà il processo, se mai si terrà. Ma dubito anche che il mio assistito sarà reperibile. Ancora non l’ho incontrato e probabilmente non lo incontrerò”, spiega il difensore d’ufficio di uno dei denunciati, Vanessa Luperi. I penalisti temono un aggravio del lavoro della giustizia, e esprimono dubbi sull’applicabilità dell’articolo 650 del codice penale: “Si deve intervenire penalmente – spiega il presidente della camera penale fiorentina Lorenzo Zilletti – se un lavavetri danneggia una vettura o aggredisce un automobilista, ma non perché sta facendo il lavavetri”.

Sul fronte politico, critiche da destra e da sinistra. Mentre alcuni esponenti della Cdl parlano di un “provvedimento propagandistico”, anche se poi chiedono la sua estensione ai venditori abusivi, da sinistra Prc minaccia una manifestazione di sostegno ai lavavetri. Per Sinistra democratica, l’ordinanza di Domenici poteva essere emessa dai sindaci di Treviso o di Verona, Gentilini e Tosi, “a cui avremmo lasciato volentieri questo primato”.

Critici anche i Verdi, alleati nella maggioranza che governa Firenze, che chiedono “un dibattito sul provvedimento in Consiglio comunale”. Alla ripresa dell’attività politica l’argomento sarà ancora ‘caldo’ e per Domenici qualche problema potrebbe nascere anche tra gli alleati. (ANSA).

FIRENZE SENZA LAVAVETRI, MA DUBBI SU LEGITTIMITA’ NORMA FIRENZE, 29 agosto. I lavavetri sono fuggiti da Firenze, e per ora non sono tornati. Dopo le sedici denunce di ieri, oggi i taccuini delle forze dell’ordine fiorentine sono rimasti in bianco: i controlli sul rispetto dell’ordinanza del Comune sono continuati, ma nessuno è stato sorpreso ai semafori con spugna e secchio con il rischio di incappare in pene che prevedono fino a tre mesi di arresto o un’ammenda fino a 206 euro. Ma non mancano i dubbi sulla legittimità del provvedimento, oltre che sull’effettività delle sanzioni. Il sindaco della città, Leonardo Domenici, ha giustificato la linea dura dicendo che serve anche stroncare il nascente racket sui lavavetri. “Racket dei lavavetri? – ha commentato il procuratore capo a Firenze, Ubaldo Nannucci – Se hanno elementi ce li denuncino. Noi siamo qui”. Ieri, parlando dell’ordinanza, Nannucci l’aveva definita “una scelta abbastanza opinabile”.

Di diverso avviso il prefetto di Firenze, Andrea De Martino, secondo il quale si tratta di “uno strumento utile di prevenzione di forme di racket. E’ una ulteriore misura per combattere l’illegalità e la microcriminalità”. Il dibattito sulla vicenda ha fin da subito imboccato due strade: quella politica, sull’opportunità o meno del provvedimento, e quella giuridica, sulla sua legittimità. Sul primo fronte, oggi è intervenuto anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: “Dubito sempre quando la severità interviene sugli ultimi invece che sui primi colpevoli, in questo caso il racket”. Un’uscita che non è piaciuta all’assessore fiorentino che ha firmato l’ordinanza, Graziano Cioni che, riferendosi al Parlamento, ha chiosato: “Questi palazzi allontanano i rappresentanti del popolo dalla gente”.

Per il regista fiorentino Franco Zeffirelli, però, Cioni non deve fare “la verginella. Voglio ricordare a tutti che pochi anni fa permise a gruppi di somali di allestire per molte settimane un accampamento nella piazza del Battistero”. Sul fronte giuridico, per il pm di Roma Giuseppe Saieva “allo stato, in assenza di qualsiasi pronuncia da parte dei competenti giudici del tribunale di Firenze, non può escludersi che l’ordinanza del sindaco possa essere ritenuta una mera raccomandazione priva di sanzione”.

Il confronto si è incentrato anche su una sentenza della Cassazione, che nel 2002 venne chiamata ad esprimersi su un’ordinanza similare a quella fiorentina e firmata dal primo cittadino di Trieste. All’epoca, la Suprema Corte sostenne che non spettava al sindaco, ma al questore, emettere il provvedimento per vietare ad un lavavetri di continuare la sua attività. Per il capoluogo toscano, però, quella sentenza non è applicabile al suo caso. Secondo gli uffici di Palazzo Vecchio, l’ordinanza triestina e quella fiorentina si basano su norme diverse: la prima sul Testo unico di pubblica sicurezza (in base al quale il sindaco agisce come autorità locale di pubblica sicurezza) e la seconda al testo unico degli Enti locali (che dà al primo cittadino facoltà di emettere provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli). (ANSA).

TRIESTE SEGUE FIRENZE; A ROMA L’ON. CENTO CON SECCHIO E SPAZZOLA AI SEMAFORI 30 Agosto. Anche Trieste mette al bando i lavavetri. Da oggi, nel capoluogo friulano, non si potranno più esercitare “attività abusive”. Perché recano “grave” intralcio alla circolazione. E così, mentre a Firenze si pensa di regolarizzare il lavoro del lavavetri, a Trieste il sindaco Roberto Dipiazza (Fi) ha preso la sua decisione firmando un’ordinanza. Chi trasgredisce sarà perseguito penalmente, le attrezzature saranno sequestrate. Un’ordinanza che, come spiega lo stesso sindaco, serve per prevenire, perché a Trieste “non abbiamo ancora i problemi delle altre città”.

A Roma, intanto, il gruppo di contrasto al degrado, istituito ieri, ha compiuto il primo blitz anti abusivismo. Sono stati denunciati 50 stranieri, quasi tutti nomadi: solo 9, però, i lavavetri. Ma il prefetto della città, Achille Serra, avverte: “Il problema va affrontato a livello nazionale, altrimenti il lavavetri se ne va da Firenze e approda a Milano o a Roma”. Alcune città, però, non hanno questo problema.

Per Modena, quello dei lavavetri è “un fenomeno debellato alcuni anni fa, integrando azioni di contrasto e interventi sociali adeguati”, dice il sindaco Giorgio Pighi.

A Pordenone non sono servite misure speciali. Il problema accattoni e lavavetri è stato risolto “pedinandoli”. la polizia municipale li ha seguiti passo passo. “Nessuno li ha obbligati ad andarsene, ma dissuasi sì”, spiega il sindaco Sergio Bolzonello. Ma le polemiche scatenate dall’ordinanza di Firenze non si placano.

Singolare l’iniziativa del sottosegretario all’Economia Paolo Cento che, per manifestare il suo dissenso, si è recato in piazza di Porta San Giovanni, a Roma, munito di secchio e spazzola per lavare i vetri delle auto ferme al rosso. “A Firenze viene proposto un modello basato sulla discriminazione degli ultimi che negli Stati Uniti è stato rappresentato dall’ex sindaco Rudolph Giuliani”, ha affermato, rispondendo così al ministro Giuliano Amato che ha indicato proprio nel modello Giuliani l’esempio da seguire nel contrasto all’illegalità diffusa. Al sottosegretario replica Silvana Mura (Idv): “meglio sarebbe stato – ha dichiarato – se un membro del governo, romano come Cento, invece di protestare a favore dei lavavetri, si fosse recato a Trastevere per raccogliere le proteste di tanti cittadini onesti per quanto accade la notte in quelle strade”.

“Sorpresa” e anche “un po’ indignata” è il ministro delle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, per le “reazioni a catena da cui non è emersa la differenza tra centrodestra e centrosinistra” sui temi della sicurezza. Per Bindi, a Bari per promuovere la sua candidatura alla guida del Pd, bisogna liberare le città da lavavetri e abusivi e liberare loro dal racket.

Secondo Altero Matteoli, capogruppo An in Senato, a Firenze “l’amministrazione di sinistra ha fatto quello che la destra pensa e fa” e sarebbe questo il motivo dello scontro all’interno della maggioranza di governo.

Per Alessandra Mussolini, di Alternativa sociale, quella del comune di Firenze non è un’ordinanza di sinistra, perché è “di buon senso”. (ANSA).

LAVAVETRI COME ARTISTI STRADA, FIRENZE STUDIA NORMEFIRENZE, 30 AGOSTO – A quattro giorni dall’ordinanza che vieta l’attività di lavavetri, il Comune di Firenze ha annunciato che sta studiando un regolamento ad hoc per regolarizzarli. In pratica, chi svolgerà queste mansioni verrà equiparato ad un artista di strada ed avrà diritto ad una postazione fissa da assegnare su concorso, ma che non sarà ai semafori, magari nei parcheggi.

Intanto, varie associazioni di categoria tra cui Cna, Confartigianato e Confesercenti, hanno dato la disponibilità ad assumere lavoratori attualmente abusivi. Il primo ad essere stato ‘opzionato’ è uno storico lavavetri rimasto disoccupato dopo l’ordinanza. E’ Mohammed Garmouma, marocchino. Stamani, attraverso il Comune, è stato contattato da una cooperativa di servizi, che gli ha offerto un lavoro. A 67 anni, Mohammed sarà assunto per la prima volta come parcheggiatore. “Da oggi cambia la mia vita”, ha detto emozionato l’immigrato.

L’idea del regolamento lavavetri-artisti di strada porta la firma dell’assessore alle attività produttive Silvano Gori. In base al progetto, una volta assegnati i posti, i lavavetri dovranno rispettare alcune regole, come essere cortesi verso i clienti, vestirsi e comportarsi decorosamente e non essere invadenti. Quelle regole che, secondo l’ordinanza del Comune, non avrebbero rispettato i lavavetri, creando problemi di ordine pubblico e di igiene. Per questo, il provvedimento prevedeva per loro pene fino a tre mesi di arresto o un’ammenda fino a 206 euro.

Sul fronte giudiziario, stamani il pm di turno alla procura di Firenze, Luciana Singlitico, ha convalidato il sequestro degli attrezzi della ventina di lavavetri denunciati in questi giorni: le indagini le condurrà il procuratore capo, Ubaldo Nannucci.

Riguardo al progetto allo studio in Palazzo Vecchio, Gori ha fatto notare che “nei regolamenti in cui si descrivono i mestieri girovaghi esiste ancora quello di lustrascarpe, ma non quello di lavavetri. I lustrascarpe, però, a Firenze non ci sono più e allora, attraverso un regolamento specifico, potrebbe essere individuato un numero di postazioni su suolo pubblico che potrebbe coincidere con quello dei lavavetri all’opera a Firenze, con il vantaggio di toglierli dalle mani di possibili organizzazioni”.

Lavavetri come artisti, quindi, e al posto di lustrascarpe. Un futuro che, però, non sembra attendere Mohammed. Intermediario fra lui e la cooperativa di servizi che vorrebbe assumerlo è stato il Comune di Firenze. “E’ un lavavetri ‘storico’ – spiega l’assessore Graziano Cioni, il firmatario dell’ordinanza di quattro giorni fa – di quelli che non si sono fatti spodestare dai violenti arrivati dopo”. Le pratiche per l’assunzione partiranno domani. “Non dovrebbero esserci problemi – aggiunge Cioni -, anche per quel che riguarda la regolarità di Mohammed. E se si presenteranno, li risolveremo”. I soci della cooperativa spiegano di condividere l’ordinanza del Comune contro i lavavetri, “ma Mohammed lo conosciamo da tempo: è una persona mite e un gran lavoratore. Quando abbiamo saputo che si trovava in difficoltà ci siamo offerti per aiutarlo. Lui ha risposto con entusiasmo. Guadagnerà un migliaio di euro al mese svolgendo qualche lavoretto compatibile con la sua età”.

E lui? “Sono arrivato in Italia nel 1991 e a Firenze nel 1994 – spiega Mohammed -. In Marocco ho una moglie e un figlio. E’ a loro che inviavo gran parte dei soldi che guadagnavo. Vivo in una casa senza luce e acqua, ma ho sempre lavorato. I fiorentini mi vogliono bene e mi aiutano. Anche stavolta lo hanno dimostrato”. (Giampaolo Grassi – ANSA).

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