Arte & Mostre
Firenze cristiana in sette percorsi
L’Anno della Fede porta, a Firenze, una grande iniziativa. Si chiama «Firenze Cristiana» e offrirà una serie di strumenti per guardare alla bellezza di Firenze cogliendo, accanto all’aspetto storico e artistico della città, anche l’aspetto religioso. L’obiettivo è quello di fare in modo che i fiorentini, ma anche i milioni di visitatori che giungono da ogni parte del mondo, possano comprendere quella radice di fede cristiana da cui chiese, monumenti, opere d’arte sono nati.
A sottolineare l’importanza dell’arte e della bellezza come vie di evangelizzazione era stato l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, nel suo intervento al Sinodo per la Nuova Evangelizzazione che ha accompagnato, lo scorso ottobre, l’apertura dell’Anno della fede. «Evangelizzare – disse allora Betori – richiede di promuovere consapevolezza e accoglienza delle culture d’oggi, un atteggiamento disponile a cui però unire coraggio e fedeltà nel mostrare la forza risanante della parola della fede per un vero umanesimo». Ed è proprio su questo fronte, proseguiva Betori, che diventa importante il ruolo dell’arte sacra: «Una strada significativa di questo rapporto tra fede e cultura – lasciatelo dire all’arcivescovo di Firenze – è quella della bellezza e quindi dell’arte che ne è la matrice umana. Senza il cuore della fede, non avremmo oggi le opere del Beato Angelico, di Brunelleschi o di Michelangelo. Chi le contempla senza l’occhio della fede, ne ha una lettura inevitabilmente diminuita e contraffatta».
In preparazione dunque ci sono tante iniziative: percorsi di visita, formazione di operatori che possano aiutare le persone a cogliere l’aspetto sacro delle opere d’arte, il tentativo di mettere in rete chiese e basiliche per facilitare l’accesso ai visitatori. E in questi giorni esce il libro che apre questo cammino: si intitola Firenze cristiana. Cammini di fede e arte, è pubblicato dalla casa editrice Mandragora ed è scritto da monsignor Timothy Verdon. Direttore dell’Ufficio diocesano di arte sacra, direttore del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, grande esperto di arte cristiana, monsignor Verdon propone una «introduzione» alla visita di Firenze secondo alcune direttrici ben precise. Perché, come spiega lui stesso, l’arte fiorentina è in gran parte arte sacra e Firenze, forse più di altre città, si identifica con le sue chiese.
Monsignor Verdon, come è nato questo libro?
«Ha un’origine vicina, nasce da una proposta della Diocesi e che l’Opera di Santa Maria del Fiore ha accolto con entusiasmo: fare qualcosa, in occasione dell’Anno della fede, per invitare le persone a visitare la Cattedrale e le altre chiese fiorentine con uno sguardo che possa coglierne il vero significato. Allo stesso tempo, possiamo anche dire che questo libro nasce da lontano: raccoglie anni di lavoro che abbiamo fatto con l’Ufficio diocesano per la catechesi attraverso l’arte. Abbiamo potuto attingere dall’esperienza notevole che abbiamo accumulato, anche nella capacità di offrire tutto questo con un linguaggio narrativo semplice e comprensibile da tutti».
A chi si rivolge?
«Ai fiorentini, perché spesso succede che gli abitanti di una città la conoscano solo in modo superficiale: sono in tantissimi a chiederci di poter approfondire la conoscenza dei monumenti che fanno la storia e la bellezza di Firenze. Ma si rivolge ovviamente anche ai milioni di persone che ogni anno arrivano qua per motivi di intelligente curiosità umana e che non possono non notare che la maggior parte delle opere d’arte che ammirano hanno soggetti sacri, parlano di Gesù, di Maria, dei santi… Per essere più specifici, il libro si rivolge a tutti coloro che sono interessati al significato più vero e profondo di queste opere che non sono solo capolavori da ammirare, ma che originariamente sono nate per trasmettere la fede di chi le ha volute e di chi le ha fatte».
È un libro diverso, quindi, rispetto a una normale guida turistica…
«Su Firenze ci sono molti testi che presentano l’arte fiorentina come una miscellanea di opere di grande valore artistico. In questo libro invece si vuole raccontare anche quell’humus culturale, ecclesiale, religioso in cui queste opere sono state volute, pensate, realizzate. Rispetto all’arte ispirata a temi storici o mitologici, l’arte sacra riesce a metterci in contatto con un livello di profondità dell’animo umano che le altre espressioni artistiche non possono raggiungere. Il libro poi vuole anche condurre il visitatore verso un clima di raccoglimento e di preghiera: è per questo che ogni percorso è accompagnato da una parte, curata insieme a un biblista, don Filippo Belli, e a un teologo, don Andrea Bellandi, che propone brani della Bibbia e del magistero della Chiesa».
Lei scrive che Firenze si identifica con le sue chiese. In che senso?
«Anticamente, i cittadini fiorentini si presentavano attraverso la parrocchia di appartenenza: “sono del popolo di… ” dove il popolo, la plebs (da cui deriva il termine pieve) faceva riferimento a una chiesa, a un campanile. Questo è vero in tante città ma a Firenze è particolarmente documentato e visibile. Poi abbiamo l’arrivo degli ordini religiosi e la nascita delle grandi basiliche: gli Agostiniani di santo Spirito, i Francescani di Santa Croce, i Domenicani di Maria Novella, i Servi di Maria alla Santissima Annunziata… Gli abitanti di ogni quartiere avevano con queste comunità religiose un rapporto particolarissimo, che spesso dura anche oggi».
Il libro propone sette itinerari di visita, incentrati su luoghi o su temi. Ci sono proposte che anche per un fiorentino potrebbero rivelarsi sorprese? E per una persona che viene da fuori, da dove consiglia di cominciare?
«Per chi non conosce bene Firenze, il punto di partenza non può che essere la Cattedrale: il primo itinerario è incentrato sul Duomo ma consente anche uno sguardo complessivo sul centro di Firenze. Poi però ci sono anche tante altre possibilità di scelta, che ognuno può seguire secondo i propri interessi e le proprie inclinazioni. Chi è interessato alle tematiche sociali e caritative può fare il “percorso della carità”, che porta a conoscere le sedi di confraternite dove l’arte racconta storie di amore e di misericordia. Chi ha una particolare devozione per la Madonna può scegliere il percorso mariano. Poi ci sono il percorso sui crocifissi, quello sui cenacoli (particolarmente adatto, ad esempio, nel tempo pasquale), quello sul Beato Angelico e persino uno, molto interessante, suggerito da Bruno Santi, sui tabernacoli che si incontrano lungo le strade. A Firenze davvero le occasioni per fare scoperte sempre nuove non mancano!».
Betori: «Condurre il visitatore al raccoglimento e all’orazione»
Pubblichiamo il testo della prefazione con cui il cardinale Giuseppe Betori presenta ai lettori il libro «Firenze cristiana. Cammini di fede e arte»
Il presidente dell’Opera del Duomo: «Un nuovo approccio alla città ed ai suoi monumenti»
Pubblichiamo il testo della prefazione al volume del Presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore Franco Lucchesi
Da questo intendimento nasce anche il presente volume: una esperienza di analisi di molti capolavori fiorentini alla luce di una lettura di Fede; ma anche una rappresentazione di Firenze, all’apice della sua potenza e del suo splendore, quale città impregnata di un diffuso sentimento di Fede e di Carità. Quindi un modo tutto originale di meditare e vivere quanto il Papa invita a fare, ritrovando nella bellezza, nell’ingegno, nel lavoro dell’uomo, posti a lode di Dio, fonti ispiratrici per una personale riflessione e per un rinnovato cammino di Fede.
L’auspicio dell’Opera è che, al di là della circostanza felice che ha costituito lo stimolo a questa pubblicazione, questa particolare chiave di lettura contribuisca non solo a far cogliere, nello specifico, una completezza di significato che la nostra sensibilità va perdendo, ma anche introduca criteri di approccio, alla città ed ai suoi monumenti, che, per la loro valenza più generale, permettano di meglio comprendere e godere gli stessi capolavori che l’Opera custodisce, aiutando a riconoscere in essi quella presenza di Dio che li lega più profondamente alla sensibilità di chi li ha concepiti e realizzati e che segna ogni esperienza di Fede.