Si è concluso a Firenze il Convegno Nessuna vita ci è straniera che ha riunito 500 volontari dei 330 Centri di aiuto alla vita di tutta Italia. L’assemblea ha approvato un documento rivolto al ministro della Salute, Fazio, in cui si chiede che venga impedito con ogni mezzo che EllaOne (la pillola detta dei cinque giorni dopo) venga introdotto in commercio in Italia. Un prodotto il cui utilizzo è incompatibile con la Legislazione del nostro Paese, e contrasto con i principi vincolanti per tutta la Comunità europea recentemente espressi dalla Corte di Giustizia.Lo stesso ministro aveva chiesto al Consiglio Superiore di Sanità la garanzia che il farmaco non agisca dopo il concepimento, impedendo l’annidamento. In sostanza, aveva chiesto se ellaOne è o no compatibile con la legge 405/75, istitutiva dei consultori familiari, che definisce la procreazione responsabile e la finalizza alla tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento.Il CSS ha eluso la domanda valutando esclusivamente la compatibilità di ellaOne con la legge 194/78 che non disciplina la procreazione responsabile (di cui la contraccezione è uno strumento), ma tratta di gravidanze in atto e diagnosticate e ne disciplina le modalità di interruzione. Implicitamente ma non esplicitamente ammettendone il potenziale effetto abortivo.Ma, in base al parere del CSS, la procedura di approvazione ha ripreso il suo iter fino alla recente presa di posizione espressa dalla Commissione tecnico scientifica dell’AIFA, che fa proprie le considerazioni del CSS. Il farmaco potrebbe quanto prima entrare in commercio, in quanto inserito in fascia C, senza nemmeno necessitare del parere del CdA dell’AIFA.Il Movimento per la vita chiede al ministro che imponga al CSS di rispondere senza reticenze alla originaria richiesta di garanzie e nel frattempo di sospendere l’immissione in commercio del farmaco, in quanto legata a una risposta del CSS del tutto inadeguata.In conclusione del Convegno è stato inviato un documento a tutti i Consigli ed alle Giunte regionali nel quale, preso atto delle sentenze della Corte Costituzionale italiane e della recentissima decisione della Corte di Giustizia europea per la quale l’inizio della vita umana è nel concepimento e la dignità umana deve essere rispettata sin da quel momento si chiede di inserire negli statuti regionali la promozione e la difesa della vita umana fin dal concepimento quale passo ineludibile per attuare il principio di uguaglianza tra tutti gli uomini e per promuovere iniziative educativo-culturali e concrete politiche per la vita umana e la famiglia. Ultimo atto del convegno è stato inviare un messaggio a mons. Betori ed al suo segretario, don Paolo Brogi, aggrediti venerdi sera mentre rientravano nella sede arcivescovile dopo aver partecipato per l’intero pomeriggio all’apertura ed ai lavori del convegno dei Cav.