Chi vuole la pace è sempre disinteressato, ma chi vuole la guerra ha sempre profondi interessi alle sue spalle: la prima cosa da fare è smascherare tali interessi. Si chiamino petrolio, arsen ali o quant’altro. E’ questo il cerchio diabolico da spezzare. Così Franco Cardini, storico, nel suo applaudito intervento ai Colloquia Mediterranea di Firenze, in corso da ieri e fino a domani, all’Istituto degli Innocenti su iniziativa della Fondazione intitolata a Giovanni Paolo II.La tre giorni che si svolge con il patrocinio della Regione Toscana e il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze intende analizzare le prospettive (economiche, culturali e spirituali, sottolinea mons. Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II e vescovo emerito di Fiesole) tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo.Ed è proprio alle città del Mediterraneo che è stata dedicata la seconda sessione aperta dall’on. Rosa De Pasquale da cui è venuta la prima delle numerose citazioni riservate al sindaco Giorgio La Pira che con i suoi colloqui euromediterranei aveva tracciato, a cavallo fra gli anni Cinquanta e i Sessanta, profezie di dialogo e di reciproca tolleranza sulle sponde di quello che per il sindaco santo era il misterioso lago allargato di Tiberiade.Prima città toccata, nella sessione mattutina dei Colloquia Mediterranea, la Gerusalemme dove ha sede la Custodia francescana della Terra Santa il cui economo generale, padre Ibrahim Faltas, ha raccontato l’operato ininterrotto dal 1219 dei frati francescani (oggi, in quei luogi, sono 300) in favore non solo dei luoghi storici ma anche delle pietre vive, cioè di chi vive in zone così contese e coinvolte in conflitti. In particolare padre Ibrahim ha raccontato gli sforzi che la Custodia sta facendo per evitare l’esodo totale dei cristiani, oggi ridotti ai minimi termini e impegnati soprattutto nelle attività a corredo dei pellegrinaggi.Una concreta esperienza di ascolto reciproco fra nemici è stata illustrata da Franco Vaccari fondatore e presidente di Rondine cittadella della Pace, piccolo borgo medievale in provincia di Arezzo intervenuto con un gruppo di giovani provenienti da realtà in reciproco conflitto. La nostra esperienza ha detto una ragazza di Rondine – è che quando ci si conosce meglio, anche se all’inizio siamo nemici, alla fine si finisce per diventare amici. E l’esempio è stato ripreso dallo storico Cardini (E’ vero, basta ricordare l’Epica) che riflettendo sull’esistenza di una moschea, nel porto di una Genova di metà Seicento che pure era in lotta con i musulmani, ha polemicamente sottolineato come quei genovesi non si sognarono mai di indire un referendum per far chiudere quella moschea.Ma varie altre città (inevitabili protagoniste nel processo di pace, ha concluso Guido Bellatti Ceccoli, studioso del dialogo interreligioso) hanno fatto da sfondo al racconto intrecciato nel Colloquia Mediterranea: da Livorno (figlia certificata del crogiolo mediterraneo) con Claudio Frontera a Tunisi (mosaico di stili) con la ricercatrice luganese Federica Frediani.E poi la lontana Recife in Sud America con il professore universitario Luiz Carlos Luz Marques secondo cui dalle radici della violenza e della sofferenza si può ripartire per una nuova pedagogia della pace (il docente alla Cattolica, che più volte ha citato mons. Helder Camara, ha raccontato alcune esperienze, in questa città, di dialogo interreligioso, compreso un master che si estende perfino alla stregoneria wicca).Altre esperienze di dialogo interculturale e interreligioso sono venute da Dieter Brandes, direttore di una Fondazione che ha sede a Sibiu (Romania) lavorando sulla necessaria riconciliazione fra Europa orientale e occidentale(Dobbiamo partire dai bambini insegnando fino dall’infanzia esercitarsi nel reciproco rispetto).Intervenuto al colloquio fiorentino anche Alija Behmen, dal 2003 sindaco di Sarajevo città che da pochi giorni è stata riconosciuta come capitale europea per la cultura (edizione 2014) e città dove (nell’arco di soli quattrocento metri, ha notato il sindaco) sono collocati ben quattro edifici religiosi delle tre religioni monoteiste: la cattedrale cattolica, quella serbo-ortodossa, la moschea e la sinagoga (E di questo, che è un arricchimento ulteriore per la città intera, siamo tutti molto orgogliosi così come lo siamo nel puntare sulla cultura come strumento per avvicinare le persone).Una esperienza particolare l’ha portata Mongi Bourgou, docente universitario a Tunisi, sulla particolare situazione dell’isola di Jerba: un territorio dalla grande e nobile storia, dai numerosi intrecci interculturali e interreligiosi, oggi stravolto da un pesante turismo di massa che ha prodotto cambiamenti sconvolgenti (dalla sabbia al cemento) rovinando un litorale un tempo splendido e costringendo a un triste abbandono molte zone interne. Parola chiave anche per questa situazione? Coesistenza e sostenibilità, ha precisato il prof. Bourgou.Il dialogo interreligioso dalla parte dei musulmani è stato raccontato da Mustafa Cenap Aydin, direttore del Centro per il dialogo Istituto Tevere di Roma.Colloquia Mediterranea (per l’occasione è stato presentato il primo numero della omonima rivista, diretta da Renato Burigana) prosegue domani: la mattina sempre all’Istituto degli Innocenti (è previsto l’intervento del presidente di Regione Toscana, Enrico Rossi) e il pomeriggio in sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia di Firenze.