Cultura & Società
Firenze, al via la stagione lirica del «Maggio» con un dittico tra passato e presente
Ehi Giò. Vivere e sentire del grande Rossini di Vittorio Montalti – breve opera su libretto di Giuliano Compagno dedicata al Rossini dal giovane compositore, già Leone d’argento per la musica alla Biennale di Venezia del 2010 – sarà presentata in prima rappresentazione assoluta nella sua versione definitiva, dopo quella di Spoleto del 2016, mentre l’ opera-ballo Le Villi di Giacomo Puccini va in scena con un nuovo allestimento. Sul podio il maestro Marco Angius, Francesco Saponaro è regista e scenografo mentre le coreografie di Le Villi sono affidate alla Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA e sono firmate da Susanna Sastro.
Se con Le Villiil Maggio prosegue nel percorso – avviato lo scorso anno proponendo La Rondine – che ha come obiettivo quello di far conoscere al pubblico le opere meno conosciute di Giacomo Puccini, con Ehi Gio‘ rafforza ulteriormente una consolidata «consuetudine» del teatro fiorentino, ovvero quella di proporre opere di nuova e nuovissima composizione. In Ehi Gio‘ si parla (letteralmente, dato che in scena ci sono attori oltre che cantanti e musicisti) di un Rossini anziano che rivive alcune tappe del suo mito: dalla passione gourmand, all’ipocondria, dai nostalgici ricordi di una carriera folgorante e gloriosa, al male di vivere, vale a dire la depressione, che l’accompagnò sempre. La vita di Gioachino Rossini, però, viene raccontata in maniera non consequenziale o in una cornice narrativa unica, ma attraverso un andamento musicale e drammaturgico di natura rapsodica. «Con Giuliano Compagno, che ha scritto il libretto dell’opera ci siamo trovati immediatamente d’accordo – dice il compositore Vittorio Montalti – l’intento comune è stato chiaro: non potevamo mettere in scena una biografia rossiniana o, ancora peggio, elencare un catalogo di aneddoti. Abbiamo preferito lavorare su un’idea di teatro astratto, in cui ogni scena evocasse un momento della vita di Rossini e quindi una situazione emotiva ben precisa. Dal punto di vista musicale – continua Montalti – ho voluto evitare qualsiasi tipo di citazione rossiniana; solo un paio di minuti sono dedicati alla rievocazione di un frammento di Armida, che viene riletto con una funzione drammaturgica ben precisa». «Per la messa in scena – racconta il regista Francesco Saponaro – lo spazio scenico si ispira al celebre Abbey Road Studios di Londra, luogo di sperimentazione e ricerca, che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, in pieno spirito underground, cambia radicalmente il modo di fare musica».
Le Villi, che segna il debutto – il 31 maggio 1884 al Teatro dal Verme di Milano – di Puccini nel mondo dell’opera, è il cimento di un compositore appena ventiseienne, fresco di studi al Conservatorio di Milano, che sceglie di misurare le proprie capacità con un’opera di piccole dimensioni – tre soli i personaggi più il coro – e con un genere, quello dell’opera-ballo, molto apprezzato al tempo. Anche il soggetto fiabesco di matrice nordica era di gran moda in quegli anni: il libretto di Ferdinando Fontana è infatti ispirato all’antica leggenda germanica delle Villi, creature fantastiche vendicatrici delle anime delle fanciulle morte per amore. Interpreti dell’allestimento fiorentino sono Elia Fabbian (Guglielmo), Maria Teresa Leva (Anna), Leonardo Caimi (Roberto), Tony Laudadio (narratore).
«Le Villi è un esperimento di teatro totale che sembra anticipare le tecniche e gli espedienti narrativi del cinema, di cui pure è ricca l’intera opera di Puccini – spiega Francesco Saponaro -. Il tema magico-fantastico si rivela nell’impianto simbolico e rarefatto della scena: un unico elemento architettonico, la casa-dimora di Anna, che si trasforma gradualmente in un severo catafalco funebre. Ancora una volta sono gli anni Settanta a suggerire l’ambientazione ideale, e più precisamente il cinema dei grandi maestri, coi suoi ritratti di uomini perduti nella dissolutezza e abbandonati alla violenza pulsionale del sesso. Il linguaggio coreografico libera la profonda tensione tragica della scrittura musicale. Nove danzatrici incarnano la presenza minacciosa delle Villi e trascinano il protagonista nel gorgo mortale della vendetta. Tre danzatori, multipli speculari del protagonista maschile e proiezioni delle sue colpe, ne evocano smarrimenti e rimorso».
Info e biglietti al numero 055.2001278, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 18, oppure online su www.maggiofiorentino.com