Cultura & Società
Firenze, ai Georgofili una mostra sulla vite e il vino in Toscana, «dai Medici ai nostri giorni»
Il percorso espositivo, inaugurato lo scorso 27 settembre, grazie al grande successo di pubblico, resterà aperto dieci giorni in più: la chiusura è stata infatti posticipata al 24 di ottobre.
La mostra, si propone di ricostruire, attraverso numerosi documenti, immagini, strumenti tecnici come l’ebulliometro di Malligand, che serviva per la misurazione della ricchezza alcolica dei vini o dei liquori, alcune delle tappe fondamentali della storia della coltura della vite e della produzione del vino in Toscana, dall’epoca romana ad oggi. Da segnalare una riproduzione dell’effige di Antonio Antinori (primo segretario della Congregazione granducale), il microscopio orizzontale utilizzato da Bettino Ricasoli, e un campionario di ben 100 tipi di uva sia bianca che nera, attualmente coltivati.
Cruciale, emerge dall’esposizione, nello sviluppo delle tecniche agricole, di gestione del suolo, della rete idrica, il contributo offerto dall’Accademia dei Georgofili, fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1753, la più importante istituzione a livello nazionale in questo settore, nonché luogo di discussione e diffusione di notizie scientifiche e tecniche.
«La mostra è però anche un’occasione – spiegano gli organizzatori – per riflettere su come le nuove pratiche di produzione, soprattutto a partire dagli anni Novanta del Novecento, abbiano modificato radicalmente il paesaggio della nostra regione e non solo». «Molte zone che prima erano terreni boschivi – precisano – oggi sono infatti interamente adibite a produzione vitivinicola, come ad esempio tutta la zona a sud di Panzano nel Chianti, con conseguente impatto ambientale». «In questi ultimi anni – concludono – è inoltre cambiato l’approccio alla produzione vitivinicola. Prima si pensava che il vino si facesse in cantina, ora, grazie alle numerose ricerche in questo ambito, si è invece capito che un buon vino dipende dalla qualità della vigna».