Firenze

Firenze 2015, il saluto del card. Betori: «La Firenze più vera si consegna a voi»

«Il luogo che vi accoglie, questa cattedrale – ha aggiunto Betori – casa delle fede e della cittadinanza del popolo fiorentino, è il frutto della cultura di un popolo consapevole di quale fosse la radice che la faceva germinare e che alimentava l’umanesimo che andava costruendo per offrirlo come un dono all’intero mondo». Questa radice, ha sottolineato, è Gesù, in cui il popolo fiorentino «riconosceva la pienezza dell’umano»: sopra l’immagine di Cristo, nella cupola del Brunelleschi, l’angelo regge la scritta «Ecce homo», ecco l’uomo.

In apertura di un Convegno che ha per tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo», l’arcivescovo di Firenze ha fatto riferimento all’Umanesimo fiorentino: «Ciò che mosse i suoi passi da questa città – ha affermato – tra la fine del Duecento e fin tutto il Cinquecento, ebbe le sue radici più proprie in una visione della vita e della storia, che nella fede cristiana riconosceva il vertice del cammino dei popoli e delle culture che l’avevano preceduta e in essa ripensava la classicità, per proiettarsi in progetti futuri. A questa verità dell’uomo occorre tornare ad attingere”.

Betori ha fatto riferimento alle parole di Mario Luzi, Rainer Maria Rylke e a Henri De Lubac che nel suo Dramma dell’umanesimo ateo dice: “se l’affermazione dell’uomo deve intendersi come il separarsi da Dio, altro esito non c’è che il dramma, la perdizione, il non-senso». «Nell’affermare se stesso – ha proseguito Betori – l’uomo può anche decadere in forme orrende di disumanizzazione: siamo eredi di una storia che, specialmente nei secoli a noi più vicini, ha mostrato quanto feroce e brutale possa essere l’umanità. Solo se l’umanesimo riveste i caratteri della carità può sfuggire a questo destino. Ed è quanto mostra la storia di questa città, in cui l’affermazione dell’umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell’arte con la cura del debole e l’esercizio della misericordia». Betori ha citato anche Giovanni Paolo II e Papa Francesco, che nella Evangelii Gaudium scrive: «Il sostrato cristiano di alcuni popoli – soprattutto occidentali – è una realtà viva. Qui troviamo, specialmente tra i più bisognosi, una riserva morale che custodisce valori di autentico umanesimo cristiano».