Prato
Fiorenzo Magni: camicia nera e maglia rosa. La storia inedita del «Terzo Uomo» nel libro di Walter Bernardi
Alla storia di Fiorenzo Magni, «La maglia rosa sopra la camicia nera», è dedicato il nuovo libro del filosofo Walter Bernardi, docente di storia della scienza e grande appassionato di ciclismo.
Il volume, stampato con Ediciclo, uscirà nell’aprile del 2018, in occasione del settantesimo anniversario della vittoria al Giro d’Italia di Magni. «A quel tempo Vaiano non era comune autonomo, era compreso in quello di Prato – dice Bernardi – dunque un pratese aveva vinto la massima corsa ciclistica del nostro Paese battendo Coppi e Bartali. Il sindaco di allora Alfredo Menichetti decise di inviargli un telegramma di congratulazioni. Fu la fine della sua parabola politica». «A nome della cittadinanza inviole vivo compiacimento per sua bella vittoria sportiva che premia suoi sforzi e onora nostra città», si legge nel messaggio pubblicato anche sui giornali. Scoppia così un vespaio di polemiche. Ma come, il fascista omicida Magni viene celebrato dal sindaco comunista? Si chiedono non pochi all’interno del Pci. Sì, omicida. Questa è l’accusa che viene mossa al campione di ciclismo Fiorenzo Magni nel processo che lo vede imputato in contumacia per la morte di tre persone a Valibona, piccolo paese sui monti della Calvana e teatro di una sanguinosa battaglia avvenuta tre mesi prima della Liberazione di Prato.
L’assoluzione per il «Leone» arrivò per insufficienza di prove, dalle dichiarazioni rilasciate in aula non si poteva essere certi né della presenza né della partecipazione attiva alla spedizione fascista contro i partigiani. Nel libro poi Bernardi cerca di ricostruire il periodo ’45-’46, periodo in cui Magni percorre l’Italia in bici, non per gareggiare, ma per sfuggire a ritorsioni e vendette. Tornerà a Prato da corridore già nel 1947 in una tappa del Giro che tenta disperatamente di vincere per cancellare il passato. Riuscirà nell’impresa soltanto l’anno successivo. Ma non bastò a recuperare l’onore perduto, anzi, la ferita che aveva prodotto «infettò» anche il sindaco comunista Menichetti, oggi dimenticato. Altra storia interessante raccontata nelle pagine del nuovo libro di Bernardi.