Italia
Finanziaria, tutti scontenti?
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Una finanziaria che “mette mano a un tentativo di redistribuzione”, dove “chi ci guadagna sono i poveri, a scapito del ceto medio”. Ma anche un provvedimento che non va avanti sulla strada delle riforme strutturali, abbozzate l’estate scorsa, mentre serviva uno sforzo ulteriore sul piano della comunicazione: “L’italiano è disposto a tirare la cinghia, ma deve vedere una prospettiva”. Questo, secondo l’economista STEFANO ZAMAGNI, docente all’Università di Bologna, esperto di dottrina sociale della Chiesa, il profilo della finanziaria approvata dal Senato venerdì 15 dicembre e ora all’esame della Camera dei deputati per il voto finale.
Questa finanziaria è stata da molti definita “pesante”. È effettivamente così?
“È pesante se consideriamo la numerosità dei settori d’intervento, ma se ci si riferisce al saldo netto tra quanto il governo preleva dalle tasche dei cittadini e quanto dà, il giudizio è diverso. Anzi, i benefici che i cittadini otterranno saranno maggiori dei costi da sopportare. Fa eccezione, ovviamente, l’evasione, che ha una sua rilevanza perché c’è una cultura diffusa del non pagare le tasse. Per questo molti italiani, nel momento in cui si vedono costretti a pagare perché non vi è più modo di evadere, lo percepiscono come se fosse un aumento del carico fiscale. Ma ovviamente non è così”.
Qual è la linea di fondo del provvedimento appena varato?
“Per la prima volta si mette mano a un tentativo di redistribuzione, cioè di miglioramento dell’indice dell’equità. Ed è un altro aspetto che ha reso la finanziaria impopolare. Chi ci guadagna sono i poveri, mentre il ceto medio ci rimette. Ma è noto a tutti che la protesta nei regimi democratici, così come il plauso, non viene mai dai poveri. Essi non pretendono alcunché perché non hanno voce in capitolo. Allo stesso modo non danno il loro plauso, anzi chiederanno ulteriori miglioramenti. Il ceto medio, invece, è il soggetto numericamente più corposo e più in grado di far sentire la sua voce. Ecco perché sembra che tutti siano scontenti. La questione di fondo è che l’equità, in politica, non paga”.
Ma la redistribuzione ha dei limiti?
“Piuttosto ha un costo implicito: se tolgo una serie di incentivi al ceto medio per favorire i poveri, rischio di demotivare una categoria che produce, portandola a reagire producendo di meno, oppure eludendo, esportando capitali all’estero e così via”.
È possibile percorrere altre strade per favorire l’equità?
“L’equità è un obiettivo da perseguire secondo la dottrina sociale della Chiesa, ma è vero che sono possibili risposte diverse. Personalmente preferisco agire sulle riforme strutturali. Questa è, però, la lacuna vera della finanziaria appena approvata, laddove non è indicata la direzione verso cui si vuole indirizzare una riforma strutturale della nostra economia. Il governo aveva cominciato, in estate, con il pacchetto Bersani, poi improvvisamente l’ha interrotto, peggiorando la situazione, perché così le uniche categorie toccate si sono sentite prese di mira. Quando si comincia un’operazione di riforme strutturali, o si va fino in fondo, oppure è meglio fermarsi a monte: non ci si può rivolgere solo ad alcuni, perché questi reagiranno invocando proprio il principio di equità. Inoltre, altro limite di questa finanziaria, non si è fatto capire il nesso causale tra welfare e sviluppo”.
Cioè?
“Alcuni sostengono che il Paese deve crescere, e solo dopo disporrà di risorse sufficienti per finanziare servizi di welfare , quali sanità, assistenza e formazione. Ma vi è un’altra posizione, che rovescia la questione: i costi del welfare sono spese d’investimento, e non di consumo. Quindi, se investiamo nel welfare , avremo lo sviluppo. Se la gente sta bene, è istruita e assistita, allora aumenterà la produttività del lavoro, e di conseguenza la competitività. In questa finanziaria, però, il welfare è visto ancora come un effetto della crescita. Il punto è che il welfare che crea sviluppo deve essere organizzato su basi sussidiarie, ma in Italia non si prende ancora in seria considerazione la sussidiarietà orizzontale”.
Il governo poteva fare di più per motivare ai cittadini la necessità della “medicina amara”?
Il nuovo testo licenziato a Montecitorio deriva dalle norme approvate dalla Camera in prima lettura, dai 17 articoli approvati dalla Commissione Bilancio del Senato e dagli emendamenti che hanno ottenuto il parere favorevole del relatore e del Governo.
Di seguito vengono riassunte alcune tra le principali misure (divise per settori) stabilite dal provvedimento, dopo l’approvazione del Senato.
Detraibilità per alcune spese. E’ prevista la detrazione del 19% dall’imposta lorda per i seguenti oneri sostenuti dai contribuenti: iscrizione annuale e abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine per i ragazzi fra i 5 e i 18 anni per un massimo di 210 euro; canoni di locazione per contratti stipulati o rinnovati da studenti universitari fuori sede distanti almeno 100 chilometri da casa (l’importo di spesa su cui calcolare la detrazione non può essere superiore a 2.633 euro annui); spese sostenute per badanti nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana (le spese su cui calcolare la detrazione non possono superare i 2.100 euro) se il reddito complessivo non supera i 40mila euro.
Imposta di scopo. I Comuni possono istituire una imposta di scopo destinata alla parziale copertura (massimo 30%) delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate in un apposito regola mento.
Rottamazione. Sono stabiliti incentivi e contributi per acquisti finalizzati a sostituire frigo e congelatori e auto e motorini.
Spesa per le bollette di luce e gas. Le famiglie disagiate pagheranno meno per luce e gas. I fondi sono pari a 150 milioni di euro per il 2007.
Successioni. Nel caso dei fratelli é stata introdotta la franchigia di 100mila euro. Resta l’aliquota del 6% sulla quota eccedente tale cifra. Per gli eredi disabili la franchigia sale a 1,5 milioni. Confermata dal Senato la franchigia di 1 milioni di euro per moglie e figli e l’aliquota del 4% per la parte eccedente. Per gli eredi che non sono parenti aliquota all’8% e nessuna franchigia. Per le successioni o donazioni di aziende familiari (o pacchetto di controllo) che passano di padre in figlio (o a parenti fino al terzo grado) non si paga la tassa a patto che l’erede si impegni a proseguire l’attività per 5 anni.
Tasse automobilistiche. Gli aumenti del bollo delle autovetture sono scaglionati in base alle caratteristiche inquinanti dei veicoli (da euro 0 a euro 5) e in relazione alla potenza dei motori.
Credito d’imposta. Introdotto un credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti attraverso l’acquisizione di nuovi beni strumentali nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno.
Cuneo fiscale. Intervento per favorire la competitività delle imprese, in particolare attraverso la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, operata intervenendo sulla disciplina dell’Irap: la norma prevede la deducibilità dal valore della produzione degli oneri sociali e di un importo forfetario per ciascun lavoratore dipendente.
Precari. Confermato il fondo per trasformare i contratti a tempo determinato in assunzioni definitive, che parte con 5 milioni di euro nel 2007. Al via anche la stabilizzazione dei precari della scuola.
Trattamento di fine rapporto. Confermato l’anticipo al primo gennaio 2007 per l’avvio della previdenza complementare con l’utilizzo del Tfr.
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