Toscana

FILIPPINE, TIFONE UCCIDE CENTINAIA DI PERSONE, UNA TESTIMONIANZA

“La televisione dice che i morti sono oltre 140, ma è presto per fornire dati precisi. Di ora in ora si continuano a rinvenire i corpi senza vita di quanti sono stati travolti dalle slavine di fango e pietre del vulcano Mayon o sono annegati”. A parlare con la MISNA è padre Luigi De Giambattista, missionario guanelliano da 17 anni nelle Filippine, dove tra ieri e oggi si è abbattuto il tifone ‘Durian’ seminando distruzione soprattutto nella provincia meridionale di Albay, 500 chilometri più a sud della capitale. “Qui a Manila fino a qualche ora fa eravamo in allerta, ma il tifone fortunatamente ha deviato il suo corso verso il mare Cinese meridionale. Nella provincia di Albay invece, che tra l’altro è una delle zone più povere delle Filippine, la situazione è drammatica” prosegue padre Luigi che un’ora fa è riuscito a mettersi in contatto con la comunità guanelliana di Legaspi, nonostante la provincia sia isolata. “Il tetto della nostra casa missionaria, una struttura solida di appena quattro anni fa, è stato scoperchiato, ma il soffitto seppure miracolosamente regge. La gente però vive in baracche che sono state facilmente spazzate via dagli smottamenti e dalle raffiche di vento a 300 chilometri l’ora” prosegue il missionario, aggiungendo: “Solo ieri sera circa 40 famiglie, ossia circa 160 persone, hanno cercato rifugio presso la nostra comunità perché hanno perso tutto. Nella località sono stati già rinvenuti oltre 40 corpi senza vita, di fronte alla casa missionaria sono stati trovati quelli di tre uomini e di una bambina”.

Durian è il secondo tifone di categoria 4 abbattutosi sulle Filippine nell’arco di due mesi, dopo Xangsane (o Milenyo secondo la denominazione locale) che tra settembre e ottobre provocò anch’esso distruzione morti soprattutto a Manila. “Anche stavolta la popolazione è stata avvisata via radio, ma quando si vive in baracche si perde tutto. È incredibile però la capacità di recuperare di questa gente, la loro voglia di raccogliere vecchi pezzi di lamiera per ricostruirsi un riparo e ricominciare da capo. È gente abituata alla furia della natura: vive in mezzo all’oceano, alle pendici di un vulcano” commenta infine padre Luigi, aggiungendo che a Legaspi vi sono viveri per soli tre giorni. “Speriamo che le vie di comunicazione vengano sgomberate al più presto dal fango e dai detriti così che possano giungere gli aiuti di cui vi è urgente bisogno” è l’augurio finale del missionario che confida nella solidarietà “di quanti sono più fortunati e non sanno di esserlo”.Misna