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Filippine: a Mindanao 200 mila sfollati, l’appello di vescovi e Caritas
Oltre 200mila sfollati e circa 200 morti: è questo il bilancio a tre settimane dall'inizio degli scontri tra i ribelli islamici del Fronte nazionale di liberazione Moro (Mnlf) e l'esercito governativo a Zamboanga, la città nell'isola filippina di Mindanao. A lanciare un appello per l'assistenza umanitaria degli sfollati è oggi Nassa (National secretariat for social action), ossia l'organizzazione che fa capo alla Conferenza episcopale filippina, equivalente alla Caritas.
Nassa ha aperto oggi le donazioni per supportare il lavoro delle sedi locali in aiuto agli sfollati. Finora Nassa ha mandato all’arcidiocesi di Zamboanga circa 2.300 dollari come contributo iniziale per le famiglie sfollate. Dal 9 settembre le autorità locali hanno chiesto all’arcidiocesi di aprire le chiese per alloggiare gli sfollati. Attualmente assiste 18.736 sfollati in 11 centri. L’arcidiocesi di Zamboanga distribuisce 3.500 pacchi di cibo ogni giorno. Altri 40mila sfollati sono assistiti dal governo.
I combattimenti, afferma mons. Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila e presidente di Nassa, «hanno avuto un impatto devastante sulla popolazione di Zamboanga»: «I bisogni continuano ad aumentare di giorno in giorno e si pensa che rimarranno tali per i prossimi tre o sei mesi». Il presidente di Nassa chiede aiuto «per sostenere gli interventi della Chiesa e portare allo stesso tempo il messaggio cristiano di amore e pace ai nostri fratelli e sorelle in difficoltà». «Alcune diocesi hanno bisogno di abiti, fagioli e riso – spiega il vescovo -. I bambini, in particolare, si stanno ammalando per la mancanza di varietà nella dieta, anche perché i cibi tradizionali come fagioli e verdure non sono disponibili sul mercato». Alcune strutture hanno la cucina a disposizione, altre no. Secondo fonti governative durante i combattimenti sono andate distrutte 10mila case e si prevedono perdite economiche pari a 115 milioni di dollari.