Italia

«Filigrane»: in teatro per capire l’intolleranza

di Caterina Meocci

Si è concluso lo scorso venerdì 5 novembre il secondo appuntamento dei quattro incontri condotti da Paolo Ruffini sul tema dell’intolleranza e la paura del diverso. Un percorso voluto e sostenuto dalla Regione Toscana in collaborazione con l’attore e l’associazione «Il Nido del Cuculo». Il progetto messo a punto da Filigrane (l’Azione di Sistema delle Politiche Giovanili della Regione Toscana) mira a promuovere lo scambio di idee e la discussione su temi attuali e di grande importanza come la diversità, l’intolleranza ed il razzismo.

Da qui la scelta del nome dell’evento: «Intolleransia». È stato il teatro Niccolini di San Casciano val di Pesa (Fi) ad ospitare i ragazzi che hanno invaso la platea ed i palchi occupando l’intero teatro. Un successone che ha visto i giovani protagonisti di questa serata a loro dedicata. Molte le domande che l’attore livornese ha rivolto ai giovani interlocutori e tutte improntate a creare una discussione che aprisse loro la mente e li facesse riflettere su temi così attuali ed importanti.

Sul palco del teatro anche una scatola vuota nella quale i ragazzi hanno depositato il loro «sfogo» riportato su un piccolo cartoncino. «Sono veramente contento di essere qui stasera – commenta Paolo Ruffini – in questo teatro ad incontrare tanti giovani. Quando ero piccolo tante cose venivano trattate con molta più cautela ed a noi ragazzi era quasi impedito di seguire la tv se trasmetteva cose da grandi. Oggi invece i ragazzi sono lasciati sempre più soli davanti alla televisione ed al computer dove sono in grado, con molta facilità, di trovare notizie ed informazioni che, se elaborate male, possono indurli a farsi dei pensieri sbagliati. Per questo credo che sia davvero importante incontrarli e cercare, anche scherzando e ridendo, di farli parlare tra loro». «È fondamentale far capire ai nostri ragazzi – ci dice Massimiliano Pescini, Sindaco del Comune di San Casciano val di Pesa – che il diverso è un valore aggiunto. Sono molto contento che questa serata abbia riscosso un così grande successo. Il teatro Niccolini non aveva mai avuto così tanti giovani spettatori. Paolo Ruffini è riuscito, con la sua comicità e semplicità, a far dialogare i ragazzi portandoli ad un confronto. Il Comune di San Casciano ha sposato subito questo progetto perché ha capito l’importanza di comunicare ai giovani la pericolosità di questo sentimento che è l’intolleranza. Spero che molti altri Comuni possano adottarlo e portare Ruffini in teatro».

Lo scopo della serata era quello di far ragionare i ragazzi su come sia facile oggi giorno criticare il prossimo ed avere comportamenti intolleranti. «Chi se la sente di gridare a cosa è intollerante?». A questa domanda di Paolo Ruffini molte le risposte dei ragazzi: intolleranza alla scuola, alla matematica, ai crauti, alle polpette ghiacce, ai grassinesi, ai politici e chi più ne ha più ne metta. Ma il gioco non si fermava alla mera domanda. Infatti, il comico conduttore, spingeva i ragazzi a motivare le loro ragioni. Ognuno doveva quindi dire a cosa era intollerante e spiegarne il perché. Ascoltando le loro motivazioni si evince che spesso i ragazzi si fanno delle convinzioni su determinate cose, ma poi non sanno dare una motivazione al loro pensiero. Peggio ancora è quando dicono che la loro idea è stata influenzata da altri e che quindi non c’è alcuna spiegazione logica al loro pensiero.

L’intervista: «Quello che non sopporto è la violenza»Ruffini, secondo lei oggi è più facile essere intolleranti?

«Io credo che oggi sia davvero semplice esserlo. Leggendo i giornali e guardando le trasmissioni in televisione, a volte sembra di essere in un videogioco della play station 3. Si va alla ricerca del macabro e si spettacolarizza anche il dolore come nel caso dell’omicidio di Sara Scazzi. Io mi ricordo che quando ero piccolo i miei genitori certe cose non me le facevano vedere alle televisione. C’era un senso del dolore un pochino più elevato. I bambini certe cose non dovevano vederle. Oggi invece si fanno le gite nei luoghi di omicidio e si portano i bambini a visitare questi luoghi».

Ma Paolo Ruffini a cosa è intollerante?

«La cosa che più non sopporto è la violenza. Mi viene da dire che divento violento con i violenti».