Toscana
Figlio mio… quanto mi costi!
Una ricerca condotta la scorsa primavera da Maurizio Bonati del Laboratorio per la salute materno-Infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano dimostra come nulla sia cambiato in Italia dopo la sentenza Antitrust che, nel marzo 2000, condannò le principali aziende produttrici di latte in polvere ad una multa complessiva di circa 6 miliardi di vecchie lire per aver stretto un vero e proprio «cartello» di mercato, volto a far lievitare i prezzi del latte artificiale italiano.
Il riferimento, in questo caso, non è solo al latte in polvere, ma anche agli omogeneizzati e ai pannolini, dove pure l’Italia detiene il triste primato dei prezzi più alti. Sono invece nella media i seggiolini per auto: 120 euro il modello base, contro i 170 praticati, ad esempio, a Berlino. Per tutti questi prodotti denunciano le associazioni dei consumatori mamme e papà hanno più possibilità di scelta (e di risparmiare), per il latte scegliere in Italia è ancora piuttosto difficile.
«Nonostante la sentenza antitrust di quattro anni fa commenta ancora Linda Grilli della Lega Consumatori Acli Toscana vi è il fondato sospetto che il «cartello» del latte in polvere non si sia dissolto, perché le farmacie restano il canale di distribuzione privilegiato di questo prodotto, né i prezzi praticati nei supermarket sono molto inferiori». Una conferma proviene anche da Federfarma, secondo cui il ricarico applicato dai farmacisti su questi prodotti non supera il 15%.
E la classe medica? «Gli operatori sanitari potrebbero aiutare e sostenere l’allattamento al seno, limitando il più possibile il ricorso al latte artificiale. In realtà è evidente l’enorme impegno finanziario delle ditte nella sponsorizzazione di convegni medici, pubblicazioni e corsi di aggiornamento e nell’acquisto di attrezzature mediche per ambulatori ed ospedali conclude Linda Grilli . Spese che finiscono per influire pesantemente sul prezzo finale del latte in polvere, i cui costi ricadono esclusivamente sul bilancio familiare. Inoltre, per meglio accaparrarsi i futuri clienti, ed approfittando delle lacune dell’attuale legislazione italiana, le aziende produttrici sono solite approvvigionare gratuitamente gli ospedali di latte in polvere attraverso turnazioni studiate a tavolino. Una prassi diffusa e consolidata con la quale stabilire un primo contatto fra genitori, bambino ed un certa marca di latte: quella che il bimbo consuma nei primi giorni di vita in ospedale sarà infatti con tutta probabilità, quella che continuerà a prendere una volta a casa e che i genitori continueranno a comprare».
E la casalinga Alessandra fa i conti con le zucchine
La ricerca di Lega consumatori Acli Toscana sul costo del latte in polvere