Fiesole
Fiesole, preghiera per papa Francesco. Il vescovo Manetti: “Voleva che fosse il Popolo di Dio a risplendere”
Ieri sera alle 21 preghiera nella Basilica di S. Maria delle Grazie (Santuario mariano diocesano) a S. Giovanni Valdarno. Presenti anche alcuni sindaci del territorio

La Diocesi di Fiesole si è riunita ieri sera alle 21 in preghiera nella Basilica di S. Maria delle Grazie (Santuario mariano diocesano) a S. Giovanni Valdarno per ricordare papa Francesco. In tanti hanno risposto all’invito del vescovo Stefano Manetti e hanno partecipato alla celebrazione della messa per il Santo Padre, morto lunedì mattina all’età di 88 anni. Presenti anche alcuni sindaci del Valdarno.
Nel ripercorrere il significato spirituale del pontificato di Francesco, Manetti nell’omelia ha ricordato le parole profetiche del cardinale Bergoglio prima del conclave: «Gesù bussa oggi dalla parte interna della Chiesa e vuole uscire. La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù dentro e non lascia che esca a incontrare l’umanità del nostro tempo».
In questo senso, ha aggiunto il Vescovo, «il pontificato di Papa Francesco è stato una risposta viva e concreta a questa chiamata del Signore: aprire le porte, uscire, mettersi in cammino con il popolo». E ha proseguito: «La Evangelii Gaudium, la sua esortazione apostolica, è un manifesto di una Chiesa che si fa prossima, che accompagna, che decifra le notti dell’uomo come fece Gesù con i discepoli di Emmaus».
La forza di Francesco stava anche nella semplicità, nella normalità dei suoi gesti: «Quando si presentò alla loggia di San Pietro senza mozzetta, o quando tornò a Santa Marta con la navetta insieme agli altri cardinali, fu chiaro che qualcosa stava cambiando. Disse semplicemente: “Dobbiamo abituarci a essere normali”».
Quella “normalità” che, come ha sottolineato Manetti, «ha dato fastidio a molti, perché è sembrata una desacralizzazione. Ma non era così. Francesco voleva che fosse il Popolo di Dio a risplendere, non la figura del Papa».
Il Vescovo ha voluto sottolineare anche il profondo senso di fiducia che Francesco riponeva nel Vangelo: «Scrisse che “Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo” (EG 11), e che “in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio” (EG 12)».
Un’eredità preziosa, quella di Francesco, che ha saputo ridare “una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice” anche ai credenti “tiepidi o non praticanti” (EG 11). Non a caso, ammoniva spesso contro «i cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua».
Infine, Manetti ha richiamato la sofferenza di Francesco, simile a quella vissuta dai suoi predecessori: «Giovanni Paolo II, grande comunicatore, fu ridotto al silenzio; Benedetto XVI, che esaltava la ragione e la verità, fu ferito dallo scandalo dell’irrazionale; Francesco, il Papa della fraternità, ha visto esplodere le guerre e asciugarsi i polmoni gridando pace».E ha concluso con parole cariche di speranza: «Con la Fratelli tutti, la sua decisa preferenza per i poveri, e la visione sinodale della Chiesa, Papa Francesco sostiene ancora oggi il nostro pellegrinaggio di speranza». Perché, come ricorda la Lumen Gentium, «la Chiesa “continua il suo pellegrinaggio terreno fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e la morte del Signore finché Egli venga”».



