Toscana
Fidae: «No alla contrapposizione tra statale e paritaria»
di Nicoletta Benini
Da un lato c’è il disagio per il clima crescente di contrapposizione tra scuola statale e scuola paritaria, che non giova a nessuna delle due; dall’altro, un grido d’allarme per la diminuzione o i ritardi nei finanziamenti, che mette molti istituti in difficoltà. Dopo l’intervento di Leonardo Alessi, presidente della Fism (la federazione che riunisce nidi, scuole materne e elementari) (L’allarme della Fism: asili e materne a rischio) anche la Presidente regionale della Fidae (la federazione nazionale delle scuole cattoliche di ogni ordine e grado), suor Carmela Préncipe, ha voluto esprimere attraverso Toscana Oggi la sua riflessione.
Quali sentimenti suscita in lei, donna impegnata da molti anni nella scuola cattolica, l’attuale panorama del mondo della scuola?
«Mi chiedo: a chi fa comodo? Chi ha interesse perché tra scuola statale pubblica e scuola paritaria pubblica esistano ancora muri e pregiudizi? Eppure facciamo lo stesso servizio, ci proponiamo le stesse finalità, il bene dei ragazzi, desideriamo tutti la costruzione di un mondo migliore in cui ciascuno possa essere responsabile e protagonista. In tutti esiste il desiderio di dare il meglio di sé. Un mio fratello insegna nella scuola pubblica statale ed un’altra sorella vi ha insegnato per trentotto anni: con loro ho sempre condiviso e ancora condivido preoccupazioni, amore per i ragazzi, speranza e passione, desiderio di aiutare a crescere. Strade diverse, metodologie diverse, ma un unico impegno: servizio alla persona».
Lei è anche Vicepresidente della Fidae: può dirci quale clima si respira a livello nazionale?
«Rispondo facendo riferimento al comunicato stampa del 4 aprile scorso, nel quale il Presidente don Francesco Macrì ha espresso il pensiero di tutta la Federazione, che riunisce le Scuole Cattoliche paritarie, dalla primaria alla Secondaria di secondo grado, circa tremila in tutta l’Italia. “Affermare che la scuola statale, quindi tutte indistintamente le scuole statali – ha affermato don Macrì – sia diseducativa rispetto ai valori condivisi dalle famiglie è un giudizio infondato che intacca l’onorabilità, la professionalità, la correttezza, la dedizione di centinaia di migliaia di dirigenti e docenti che quotidianamente si spendono nel loro lavoro di educatori, nonostante le grandi difficoltà nelle quali sono costretti ad operare. Che nella scuola statale ci siano problemi, criticità, contraddizioni, inefficienze, ritardi è fuori di discussione e le riforme messe in atto da Berlinguer alla Gelmini sono un tentativo per porvi rimedio. Ma da qui ad un giudizio sommario e tranciante che la condanni indiscriminatamente ce ne passa ”. Di fronte a questi giudizi sulla scuola statale, prosegue don Macrì, la scuola paritaria “più di ogni altro sente l’ingiustizia e l’offesa di questo giudizio in quanto anch’essa con lo stesso rozzo metodo, che non fa alcuna distinzione tra scuola e scuola, viene spesso aggredita da certi rappresentanti della stampa, delle organizzazioni sindacali e politiche, e stigmatizzata come “diplomificio”, come luogo di “indottrinamento”. La scuola statale va riformata, certamente, ma non umiliata e affossata. È un bene che appartiene a tutti e di cui ognuno dovrebbe sentirsi responsabile”».
Lei condivide le parole di don Macrì?
«Sono convinta, insieme a don Macrì, che non possa definirsi costruttivo l’atteggiamento di chi critica e spara sul “mucchio”, di chi si dice favorevole alla scuola paritaria e, nello stesso tempo crea intorno ad essa un clima di sospetto e di divisione. L’immagine che in questo periodo occupa i miei pensieri è quella dei “capponi”: mentre andava dal dottor Azzeccagarbugli, Renzo, immerso nei suoi pensieri, li muoveva di qua e di là e i due animali, non potendosela prendere con lui si beccavano tra loro. Questo succede anche tra la scuola “statale” pubblica e la scuola “paritaria” pubblica: ambedue a corto di fondi e se nella scuola statale, comunque, lo stipendio dei docenti in servizio è tutelato, nella scuola paritaria molti docenti sono a rischio perché i vari istituti non ricevono, o ricevono con il contagocce e non pienamente, i contributi previsti per convenzione. I gestori, per far fronte alla situazione, hanno dovuto aumentare le rette, ma non possono farlo ancora: molte famiglie sono in difficoltà e le scuole paritarie perderebbero la loro identità di scuole “aperte a tutti”, secondo il carisma dei loro Fondatori. Toscana Oggi ha già illustrato i grandi tagli economici fatti alle scuole paritarie e gli interventi degli Onorevoli Toccafondi e De Pasquale in Parlamento ne sono testimonianza. Perché la stampa italiana non dà il giusto risalto alla notizia, ma parcella o nasconde parte della verità?»
Pensa quindi che in realtà siano stati fatti passi indietro invece che avanti nel cammino della parità scolastica?
«Il presidente Berlusconi, nel suo messaggio a un convegno del Pdl a Padova ha parlato della “riduzione dei costi scolastici e il bonus per la scuola privata, perché i genitori possano scegliere liberamente quale educazione dare ai loro figli”. Non so dire a quali “costi scolastici” ridotti e a quale “bonus” il nostro Presidente del Consiglio si riferisca, forse al bonus dato ad alcune famiglie mentre era Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, ma devo dire che da allora i fondi per il funzionamento si sono molto ridotti. Difatti l’intervento ha suscitato ancora polemiche. Quindi sottolineo ancora una volta, in linea con la presidenza nazionale Fidae, che questa contrapposizione non giova a nessuno e serve solo a mascherare il de-finanziamento di tutte le scuole».