Con una «Dichiarazione congiunta» i segretari generali provinciali di Firenze di Cgil, Cisl e Uil, Mauro Fuso, Roberto Pistonina e Vito Marchiani hanno rivolto «un sentito grazie all’Arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, per le parole pronunciate ieri alla loggia del Bigallo e per il suo impegno per la città, che costituiscono per noi un punto di riferimento importante».«L’Arcivescovo – si legge nella Dichiarazione – ha ribadito i valori che non vanno persi di vista anche nell’affrontare temi come quello delle aperture domenicali e festive. E che per noi si riassumono nell’affermazione che il rispetto della dignità della persona deve essere il metro di ogni scelta, anche economica. Noi esistiamo come sindacati proprio perché siamo fermamente convinti di ciò, convinti che l’economia deve essere per l’uomo e non viceversa. Certo noi non siamo contro il commercio e tanto meno contro i commercianti. Ma un’economia che cancella il senso della festa e pensa solo a creare nuove occasioni per spingerci a consumare alimenta quella tendenza disumanizzante che non ci fa più essere persone, in relazione con gli altri, ma individui senza più legami sociali. Crediamo non sia possibile disconoscere il senso della festa, sia religiosa che laica, che è anche momento aggregante per le famiglie e elemento della qualità della vita delle persone. Non è immaginabile pensare a consumi che crescono all’infinito, né a ulteriori deregolamentazioni selvagge della società».«Il sindacato, per sua natura, – scrivono ancora i tre segretari confederali – non può ignorare le ragioni dell’economia e deve sempre confrontarsi con le esigenze della produzione. Ma quando queste ragioni e queste esigenze confliggono con quelle delle persone e contribuiscono a disgregare la società, crediamo si debba avere il coraggio di rimettere in discussione quelle ragioni e l’intelligenza per costruire, tutti insieme, una via alternativa. Anche in questo le parole dell’arcivescovo sono preziose, nel metterci in guardia dagli istinti individualistici. E hanno un forte senso economico. Se ci dividiamo forsennatamente, cercando ognuno la soluzione più vantaggiosa per sé stesso o per la sua categoria, e rinunciamo a tentare di mettere le ragioni del noi davanti a quelle dell’io, non risolveremo i problemi, a cominciare dalla crisi, e costruiremo un mondo peggiore. Questa consapevolezza ha portato tutte le parti sociali e le istituzioni fiorentine a sottoscrivere il Patto per lo sviluppo’: non abbandoniamo quella strada».