Cultura & Società
Festival di Cannes: Papa Francesco testimone di fede anche al cinema con «Un uomo di parola»
È stato presentato in anteprima mondiale domenica 13 maggio al 71° Festival di Cannes il film «Papa Francesco. Un uomo di parola» («Pope Francis. A Man of His Word»), diretto dal regista tedesco Wim Wenders, evento che segna l’inizio del cammino mondiale del film che partirà dagli Usa dal 18 maggio, distribuito da Focus Features. Il Sir ha raggiunto telefonicamente mons. Dario Edoardo Viganò, assessore presso la Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede e ideatore del progetto cinematografico insieme al grande autore tedesco, Wim Wenders, noto al grande pubblico per «Paris, Texas» (1984), «Il cielo sopra Berlino» (1987), «Così lontano così vicino» (1993), così come per i documentari «Buena Vista Social Club» (1999), «Pina» (2011) e «Il sale della terra» (2014).
L’idea alla base del film «Papa Francesco. Un uomo di parola». È mons. Dario E. Viganò a darci la chiave di lettura principale del film presentato a Cannes: «Quando papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio io penso all’esperienza del racconto e a quanto il filosofo francese Paul Ricœur diceva a proposito dell’atto di raccontare: il tempo non può essere pensato ma raccontato. Il film che Wenders ha realizzato con papa Francesco è appunto l’esperienza di un dire di sé – da parte del Papa – facendosi aiutare da un tessitore che sappia ricostruire e intrecciare – è la parte del regista – in modo che mentre il tempo del racconto procede, la verità e la profondità del proprio essere si adempie». Entrando nello specifico del film, mons. Viganò ha poi aggiunto: «Possiamo affermare che la particolarità dell’opera di Wenders risiede nel fatto che non si tratta di un documentario sul Papa – di questi ne abbiamo visti tanti negli anni -, bensì un film con il Papa. Papa Francesco è protagonista dell’opera. Ha accettato di mettersi in gioco per un desiderio di condivisione e incontro con l’altro». Sin dal principio, infatti, ricorda mons. Viganò, «l’idea è stata quella di prendere le distanze dalla produzione tradizionale, documentaristica o di finzione, dedicata ai pontefici».
«Ci siamo tenuti lontani da quello sguardo narrativo-descrittivo consolidato», seguita Viganò, «ritracciabile ad esempio già a partire dalle prime inquadrature su Leone XIII nel 1896, oppure dal film su Pio XII del 1942 ‘Pastor Angelicus’, sino ai documenti audiovisivi dedicati Giovanni XXIII». L’approccio ideato con Wenders, aggiunge mons. Viganò, è del tutto diverso. «Con Papa Francesco, dato anche per il suo stile pastorale-personale, occorreva trovare una chiave narrativa diversa. Lui è il Papa della prossimità, dell’abbraccio inclusivo. Così abbiamo pensato di coinvolgerlo in primo linea, come protagonista, raccontandolo da vicino». Ancora, tale linea di racconto «permettere a papa Francesco di illuminare, ampliare, dare respiro ai molti insegnamenti e agli altrettanti gesti compiuti in questi anni di grandi trasformazioni. Nel film Wenders utilizza una regia al servizio dell’incontro con il Papa, mai invadente o dominante, bensì discreta e poetica». Fondamentale in questo progetto è stata la piena adesione del Santo Padre. Mons. Viganò ha precisato in merito: «Il Papa si è preso del tempo per valutare il lavoro, una volta presentato nel dettaglio. Ha espresso poi la sua partecipazione in maniera convinta, consapevole della portata comunicativa del progetto».
Lo sguardo poetico, rivelatore, di Wenders. Importante inoltre nella costruzione dell’opera cinematografica è stato lo sguardo artistico di Wenders, come rimarca sempre mons. Viganò: «Di Wenders restano nel cuore i suoi angeli del film Il cielo sopra Berlino, angeli che sono segni di una provvidenziale presenza, come pure l’apertura del film Così lontano così vicino con la citazione del vangelo di Matteo: «Se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo vivrà nella luce». Di più, «dopo il coinvolgimento del maestro tedesco nella ripresa in diretta della cerimonia di apertura del Giubileo straordinario della misericordia, con il Centro televisivo vaticano – oggi Vatican Media – abbiamo subito creduto nel valore di un film che raccontasse il dialogo tra papa Francesco e la società di oggi, con l’incontro con uomini e donne di ogni provenienza». Il risultato, ha aggiunto mons. Viganò, è un’esperienza cinematografica intensa, che si fa soglia di incontro persone di ogni fede, cultura, appartenenza sociale o politica».
Dal canto suo Wenders, nella nota stampa del film, ha sottolineato come papa Francesco sia «l’esempio vivente di un uomo che si batte per ciò che dice. Nel nostro film, egli si rivolge direttamente allo spettatore, in modo sincero e spontaneo. Volevamo che ‘Pope Francis. A Man of his Word’ fosse un film per ogni tipo di pubblico, poiché il messaggio del Papa è universale».
Wenders e Patty Smith nella colonna sonora. Concludendo il collegamento telefonico, mons. Dario E. Viganò ha poi confidato al Sir una curiosità. In concomitanza con l’uscita del film nelle sale americane, sarà disponibile anche la colonna sonora con le musiche di Laurent Petitgand, arricchito dalla voce narrante di Wim Wenders e Patti Smith. Il film «Pope Francis. A Man of His Word» è prodotto dallo stesso Wenders con Samanta Gandolfi Branca, Alessandro Lo Monaco («L’esercito più piccolo del mondo»), Andrea Gambetta e David Rosier («Il Sale della terra»), con la collaborazione di Vatican Media – Segreteria per la Comunicazione.