Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Festival della scienza in chiave anti-cattolica.

Tante polemiche in questi giorni si sono scatenate, in Valtiberina umbra e toscana, attorno al «Festival della filosofia e della scienza», andato in scena nella vicina Città di Castello ma il cui eco si è fatto sentire anche a Sansepolcro e dintorni. La kermesse per quindici giorni ha tentato di mettere al centro dell’attenzione una riflessione sulla filosofia della scienza. In realtà si è trattato – come ha commentato il settimanale cattolico umbro «La voce» – di una iniziativa che affrontava temi importanti ma con grosse lacune. «La riflessione sulla scienza – si legge, in un articolo a firma di don Francesco Mariucci – deve essere attentamente coltivata sia nella comunità sociale che religiosa, e devono essere ben visti i momenti di alto significato in cui si affrontano e si divulgano materie così delicate. La scienza, del resto, induce l’uomo a guardare con speranza al futuro. E forse questo aspetto propositivo sembra non emergere nel programma di Città di Castello». In particolare è l’impostazione del festival a non convincere: «Quando si parla di speranza e di futuro per l’uomo – si legge sempre ne “La voce” – è meglio pensare ai problemi seri, come quelli bioetici, che toccano la dignità profonda di ogni essere umano, piuttosto che rispolverare Giordano Bruno, la cui vicenda è ormai patrimonio della storia dell’umanità e della Chiesa, e che invece – si sostiene nel programma del festival – “ad oltre quattrocento anni dalla morte è capace di fornire un momento di riflessione imprescindibile per atei, agnostici e cattolici sui rispettivi compiti da assolvere in uno Stato laico”». Il riferimento in particolare era ad uno degli eventi che si trovavano in calendario, ovvero, uno spettacolo dedicato alla storia di Giordano Bruno, scritto da Corrado Augias. L’impostazione che emerge quindi è quella tendente a rispolverare la tesi, ormai ben superata, dell’insanabile conflitto tra fede e scienza. Nel convegno, tra le altre cose, si è finito per dimenticare il contributo fondamentale che la cultura cattolica ha dato al mondo delle scienze, preferendo invece puntare sull’insulto. Tra gli interventi del festival, infatti, non è passato inosservato quello di Piergiorgio Odifreddi, autore del celebre «Perché non possiamo essere cristiani (e men che meno cattolici)», il quale porta avanti la tesi in base alla quale l’etimo di cretino deriva da cristiano, a partire dal francese chrétien che diventa crétin, e diventa argomento per identificare i cretini ed i cristiani. Si poteva fare di meglio.