Le celebrazioni per i 500 anni della pubblicazione del «De divina proportione» svoltesi a Sansepolcro si sono rivelate un’eccellente occasione per scoprire la personalità «poliedrica» di fra’ Luca Pacioli, troppo a lungo celata dietro la rigida immagine del matematico.Il ciclo di conferenze coordinate da Matteo Martelli, che hanno avuto luogo nell’auditorium di Santa Chiara e nella sede della fondazione Piero della Francesca, ha permesso il confronto tra le diverse letture dell’opera pacioliana anche in virtù delle recenti scoperte documentarie e bibliografiche. La facoltà di economia dell’università di Perugia si è unita alle celebrazioni con un convegno. Un seminario non solo per addetti ai lavori ma aperto a tutti soprattutto ai giovani.Fondamentale il contributo degli studenti degli istituti altotiberini che hanno partecipato in pieno spirito pacioliano con le tesine di approfondimento impostate a seconda del carattere dei diversi cicli scolastici, con la mostra «A scuola di scienza e tecnica» allestita dagli studenti del liceo «Città di Piero» che hanno aderito al «Progetto Pacioli» promosso dal centro studi «Mario Pancrazi» e con la messa in scena di una rappresentazione teatrale per ricordare Pacioli e gli amici Piero e Leonardo.L’apertura e la multidisciplinarietà di questi incontri hanno restituito un’immagine complessa di Luca Pacioli ma anche fresca e viva, quella di un uomo che ha vissuto appieno il suo tempo, un dotto docente universitario ma anche modesto maestro d’abaco dei mercanti. Proprio lui ha avuto il merito di aver sistematizzato il sapere matematico in uso nella pratica a scopo divulgativo, intuendo le potenzialità della neonata stampa a caratteri mobili e del volgare, la «materna vernacula lengua». E Luca Pacioli è stato allievo di Piero della Francesca da cui ha acquisito le più alte conoscenze teoriche non dimenticando tuttavia la «sancta experientia». Insomma, un umile frate francescano ma anche un personaggio che si destreggia abilmente nelle maggiori corti italiane dilettandosi a scrivere trattati come il «De ludum scaccorum» o il «De viribus quantitatis» in cui attraverso indovinelli e proverbi dimostra la funzione ludica e perfino morale della matematica.Fede e scienza dunque sono i pilastri della vita di fra’ Luca Pacioli e dell’opera pacioliana che in lui non entrano in contraddizione poiché lo studio della matematica è la ricerca delle leggi che regolano la natura e riconducono alla perfezione di Dio. Lo stesso metodo della «partita doppia» che lo ha reso famoso nel mondo offre spunti di riflessione sul «dare» e l’«avere» e ricorda che in seno ad ogni vittoria si celano delle perdite e dietro ogni sconfitta un’insperata conquista. Insomma, fra’ Pacioli è un religioso da riscoprire soprattutto nel mirabile modo con cui ha saputo armonizzare il suo cammino interiore con la sua passione per l’esattezza dei numeri. di Elena Girolimoni