Toscana
Fecondazione: tutte le bugie che vorrebbero darci a bere
La difficoltà di sostenere esplicitamente queste teorie («l’uomo talora non è uomo», «l’uomo non è un fine ma un mezzo», «in certi casi non vale il principio di eguaglianza») ha suggerito ai referendari di distrarre la gente dal vero problema puntando sull’emozione piuttosto che sulla ragione: «non guardate l’embrione essi dicono guardate i malati da curare». Una tale operazione ha richiesto la falsificazione dei dati relativi alle cellule staminali. Già oggi quelle «adulte», in particolare quelle estratte dal sangue del cordone ombelicale e dal midollo osseo guariscono talune malattie. Non c’è dunque bisogno di distruggere embrioni, tanto più che gli esperimenti su topi hanno dimostrato che le cellule staminali embrionali producono tumori, e nessuna applicazione sull’uomo è stata realizzata e neppure tentata.
Il caso di Luca, il bambino emofiliaco guarito a Pavia, è esemplare. Le staminali usate sono quelle del cordone ombelicale dei due suoi fratelli. Dunque vi è la prova (per vero già esistente prima, ma la novità è la moltiplicazione in laboratorio delle staminali) che non servono gli embrioni. Smascherata una bugia, ne viene costruita un’altra: sarebbe indispensabile ricorrere alla PMA per avere sangue placentare «compatibile», tant’è vero che i due gemelli sono stati partoriti previa selezione di tre embrioni tra dodici in provetta, dei quali nove gettati via, non importa se geneticamente sani o malati. Dov’è la bugia? Certamente il sangue di consanguinei ha il maggior grado di compatibilità, ma chi l’ha detto che i consanguinei possano esistere solo ricorrendo alla PMA? Come ignorare che in Italia esistono già 15 banche del sangue placentare e che la compatibilità maggiore o minore di tale sangue può essere valutata? Perché non lanciare una grande campagna affinché tutte le partorienti donino il loro cordone ombelicale altrimenti destinato all’inceneritore?
Si accusa di «atrocità» la legge per il fatto che, (come in Germania, Svizzera e Austria) viene vietata la diagnosi genetica pre impianto, ma si tace che quest’ultima, di per sé iniqua perché esclusivamente diretta alla eliminazione del «malato», implica di necessità anche la soppressione di embrioni «sani» che vengono «feriti» dalla biopsia, cioè dal prelievo di una o due cellule quando il loro corpo è costituito soltanto da sei od otto cellule; è largamente insicura (5-10% di errori); suppone la «produzione» di molti embrioni e il loro eventuale congelamento.
L’elenco delle reticenze e degli accomodamenti potrebbe continuare a lungo. Non sappiamo cosa avverrà in futuro. Sappiamo però che, come il riconoscimento dell’uomo suppone la ragione, così una difesa efficace dell’uomo quando è «il più povero» (espressione di Madre Teresa di Calcutta) esige lealtà e completezza nell’informazione. Non si chiede poi molto. Soltanto il rispetto della «carta dell’informazione degli operatori del servizio radio televisivo» dove si legge che «il dovere dell’imparzialità è quello che più connota l’identità del pubblico servizio», che «la Rai non può schierarsi da una parte o dall’altra», che «nessuna trasmissione deve contraddire questo principio per non compromettere la credibilità del servizio pubblico». Ancora una volta vita e verità appaiono misteriosamente legate.
Una dura presa di posizione sulla faziosità del programma è arrivata dal Movimento per la vita, dal Forum delle famiglie e dal Forum degli operatori sanitari, che hanno rivolto un appello a Ciampi e alle altre autorità dello Stato perché venga ristabilità la correttezza dell’informazione. «Per quasi un ora e mezzo scrivono le associazioni in orario di massimo ascolto, più di 40 personaggi (conduttori compresi) si sono succeduti a denigrare la legge, senza che ad alcuna voce fosse consentito di esporre ragioni diverse. La poche battute dei parlamentari favorevoli alla legge ripresi durante il dibattito al Senato, isolate ad arte dal loro contesto, sono state inserite in un clima di irrisione».
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