Lettere in redazione
Fecondazione eterologa e magistero della Chiesa
Toscana Oggi ha seguito con particolare attenzione le vicende seguite alla sentenza della Corte costituzionale (9 aprile 2014) che ha abrogato alcuni articoli della Legge 40 (quella che ha regolato la fecondazione medicalmente assistita). La maggiore conseguenza di quella sentenza è di aver fatto cadere il divieto alla fecondazione eterologa (cioè con donatore esterno). Il nostro sforzo è sempre stato quello di documentare i fatti. In particolare la scelta della Regione Toscana di autorizzare i centri ad effettuare la fecondazione eterologa, prima ancora che il Ministero o il Parlamento, ne fissi le regole.
Da cattolici possiamo essere contrari a questa pratica, ma poiché siamo minoranza nel Paese, non ci possiamo illudere di bloccarla. Possiamo però far valere la ragione e il buon senso, che possono far breccia su chiunque, credenti e non credenti. Questo spiega perché i due articoli citati non abbiano affrontato la questione dal punto di vista della morale cristiana.
Ma per un cristiano che voglia seguire con fedeltà gli insegnamenti della Chiesa non dovrebbero esserci dubbi. Non importa rifarsi a San Paolo… Ci sono decine di pronunciamenti, con tanto di encicliche. Il testo che possiamo prendere a riferimento (perché alla precisione unisce chiarezza divulgativa) è il «Catechismo della Chiesa Cattolica». Commentando il sesto Comandamento, si incoraggiano «le ricerche finalizzate a ridurre la sterilità umana (…) a condizione che si pongano “al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio”». (2375). Vengono bollate come «gravemente disoneste» tutte «le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l’intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell’utero)», perché «ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio» (2376). L’eterologa è perciò condannata senza appello, mentre si riconosce che se «praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli», anche se «rimangono moralmente inaccettabili», perché «dissociano l’atto sessuale dall’atto procreatore» (2377).
In ogni tecnica di fecondazione artificiale, si legge ancora nel «Catechismo», «l’atto che fonda l’esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si donano l’una all’altra, bensì un atto che “affida la vita e l’identità dell’embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana”». Più chiaro di così… basta leggerlo!
Claudio Turrini