Cultura & Società

Fata, il cane che aiuta i bambini malati di diabete

Rina Tonetti, di Scandicci, ha deciso di dedicare parte del suo tempo di pensionata a un progetto speciale messo a punto dalla Regione Toscana con l'Ospedale Meyer di Firenze. Ha avuto in affidamento un cucciolo femmina di labrador che adesso ha cinque mesi e che viene addestrato per riconoscere le crisi ipoglicemiche nei piccoli pazienti. Resterà in affidamento solo per un anno e questo, per Rina, implica il doversi preparare alla separazione

Rina e il labrador Fata

A volte capita che improvvisamente si verifichi qualcosa di inaspettato. A Rina Tonetti è successo quasi un anno fa, quando la sua vita ha preso una svolta inimmaginabile. Scandiccese e pensionata da poco, Rina ha deciso infatti di dedicare parte del suo tempo a un progetto davvero speciale messo a punto dalla Regione Toscana. «L’anno scorso ho partecipato a un open day alla Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci dove sono stati presentati i vari progetti della Regione Toscana per la pet therapy – racconta Rina -. Sapendo che da lì a poco sarei andata in pensione ho pensato che avrei potuto mettermi in gioco. Del resto, io ho avuto un’insegnante e anche una collega non vedenti e so bene quanto sia importante per loro avere un cane guida che ti permette di essere più indipendente in tutto quello che fai».

Forte di queste motivazioni, Rina si decide a provare a partecipare al progetto. «Ho fatto un colloquio con due operatori della Scuola, durante il quale mi hanno chiesto che cosa facessi, quali fossero le mie motivazioni, quanto tempo avessi a disposizione – dice –. Inizialmente, pensavo di prendere in affidamento un cucciolo che poi sarebbe stato addestrato per un non vedente; invece, quando a gennaio mi hanno richiamata dopo il colloquio per dirmi che ero stata selezionata, mi hanno proposto un altro tipo di progetto: il cucciolo che mi avrebbero dato sarebbe stato addestrato per riconoscere le crisi ipoglicemiche nei bambini. Questa cosa mi è piaciuta moltissimo e ho accettato davvero con grande entusiasmo».

Il primo sabato dopo Pasqua Rina va alla Scuola di Scandicci per incontrare finalmente il cucciolo che le sarebbe stato affidato. «I cuccioli di labrador che prendono parte a questo progetto sono quattro e sono tutte femmine: Fiaba, Fata, Futura e Fiore – spiega Rina -. All’inizio della mattinata, gli operatori hanno spiegato, a me e alle altre persone che avrebbero preso in affidamento i cani, come avremmo dovuto comportarci con i cuccioli e come funzionava nello specifico il progetto. Poi ci hanno consegnato i canini, ma senza farci scegliere. A me è toccata Fata e ne sono felicissima».

Inizialmente badare a un cucciolo di pochi mesi non è stato facile, ma grazie anche al supporto degli addestratori, Rina e Fata hanno imparato a gestire le prime difficoltà. «Il primo mese è stato il più duro ma adesso Fata è diventata molto brava. È intelligente, per cui impara tutto molto velocemente – dice -. All’inizio, ci hanno assegnato un operatore che sarebbe diventato l’addestratore di Fata. Settimanalmente ci venivano dati dei compiti da farle svolgere: farle imparare il suo nome, insegnarle a fare i bisogni fuori dall’ambiente domestico e alcune altre piccole regole di “bon ton”».

«Dopo questo primo periodo, ci è stata consegnata una scheda, che abbiamo tutt’ora, dove sono elencate varie esperienze positive che Fata deve fare settimanalmente, tra cui incontrare bambini di varie fasce d’età, incontrare persone con gli occhiali o con la divisa, fare esperienza del traffico cittadino e dell’uso dei mezzi pubblici come l’autobus, il treno o la tramvia – spiega Rina -. Oltre a questo, deve poi conoscere e imparare a relazionarsi in maniera positiva anche con gli altri animali; per ora abbiamo incontrato cani, pesci, cavalli e galline. Ovviamente, ogni volta che lei fa una di queste esperienze riportate nella scheda io lo segno, ma il vero addestramento dei cuccioli avviene a Scuola grazie agli addestratori che approfondiscono ciò che i cani hanno imparato in famiglia».

Oggi Fata ha cinque mesi e piano piano, dopo aver imparato le prime regole delle buone maniere, tre volte a settimana Rina deve portarla alla Scuola per cani a Scandicci dove la sua istruttrice le insegnerà tutto quello che le serve per poter diventare, tra un anno, amica pelosa e fidata di un bambino malato di diabete. Tra marachelle e momenti di tenerezza, Fata è diventata parte integrante della vita di Rina; e anche se non può ricevere troppe carezze durante l’addestramento per evitare problemi futuri, la sua padrona non riesce a trattenersi quando si tratta di momenti di gioco e affetto. «Quando fa qualcosa di giusto l’accarezzo e le dico “brava”. Anche quando siamo io e lei davanti alla tv non nego che qualche carezza ci scappa – racconta Rina descrivendo i numerosi momenti di gioia che Fata ha portato nella sua vita -. Ovviamente qualche volta la brontolo anche; nell’educazione servono pure i no, non esistono solo i sì; però lei è molto brava, davvero».

Fata rimarrà a casa di Rina solo per un anno e questo inevitabilmente implica il doversi preparare alla separazione. «In famiglia abbiamo accolto bambini bielorussi per anni dopo il disastro di Chernobyl, quindi siamo un po’ abituati a questa dinamica dell’accogliere e del lasciare andare. Certo, quando penso alla separazione da Fata mi viene il nodo alla gola, ma io credo che la vita sia una strada che ognuno di noi fa con qualcuno per mano o, in questo caso, per guinzaglio. A volte le strade si dividono, ma ciò che conta è avere la consapevolezza di aver camminato insieme per costruire un futuro migliore per qualcun altro – sottolinea Rina -. Un’ altra cosa che mi aiuta molto è pensare al fine ultimo per cui ho scelto di partecipare a questo progetto: dare la possibilità a un bambino non solo di dare l’allarme velocemente quando sta per avere una crisi, ma anche di vivere in maniera più disinvolta la sua grave malattia con accanto un cucciolo in grado di essere il suo amico più fedele e di dargli tutto l’amore del mondo».

Rina e Fata rappresentano un modello di altruismo e impegno sociale. La loro avventura è una testimonianza della forza delle relazioni tra umani e animali e dell’impatto positivo che queste possono avere nella società. E mentre Fata continua il suo percorso di addestramento, Rina sa che il loro tempo insieme sta contribuendo a rendere più luminoso il futuro di qualcuno che ne ha davvero bisogno.

Cuccioli istruiti per l’allerta medica

Per effetto di quanto stabilito da Regione Toscana, la Scuola nazionale cani guida per ciechi, nell’ambito di un progetto sperimentale condotto in partnership con l’Ospedale Meyer di Firenze, il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti con gli animali e l’Unità di igiene urbana veterinaria dell’Azienda Usl Toscana centro, ha avviato un percorso che ha l’obiettivo di consegnare a famiglie con bambini affetti da diabete un cane istruito per l’allerta medica.

«Questi cani, al termine del loro percorso di istruzione, saranno in grado di individuare nell’aria le molecole volatili che caratterizzano l’arrivo di una crisi ipoglicemica nel bambino che affiancheranno e, conseguentemente, di allertare i suoi caregiver dando loro modo di intervenire in tempo per impedire alla crisi ipoglicemica di verificarsi – spiega Massimo Bugianelli, responsabile Scuola cani guida per ciechi di Scandicci -. Per questo progetto sperimentale sono stati individuati quattro cuccioli che, opportunamente istruiti dalle loro istruttrici, tra qualche mese saranno inseriti all’interno delle famiglie selezionate per poi diventare amici preziosi per questi piccoli pazienti diabetici». Tuttavia, al Meyer, da oltre vent’anni i cani vengono impiegati per la pet therapy tramite l’associazione Antropozoa e grazie al sostegno della Fondazione Meyer. I cani addestrati entrano in ogni reparto dell’ospedale e rappresentano una vera e preziosa risorsa per i bambini che stanno affrontando difficili cure.