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FAMILY DAY, PEZZOTTA: NÈ CONTRO I DICO NÈ CONTRO IL GOVERNO; IN PIAZZA ANCHE LE DONNE MUSULMANE

“Non scendiamo in piazza contro i Dico, né contro il governo. Non vogliamo striscioni o bandiere di partito. La nostra è una manifestazione laica in un piazzale laico. Non facciamo cortei, vogliamo fare una manifestazione serena e gioiosa, non aggressiva, che mostri che il nostro è ancora un popolo che crede nella famiglia, e non si stanca di fare sacrifici per essa, anche se fa sempre più fatica”. Così Savino Pezzotta, portavoce del Family Day, ha descritto idealmente la “manifestazione popolare” di piazza S. Giovanni, che sabato prossimo, 12 maggio, vedrà “convenire” per la prima volta le associazioni cattoliche per dire ”quattro sì alla famiglia”. “Puntiamo a 100mila persone”, ha detto Pezzotta rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di oggi. “Più famiglia”, ha ricordato il portavoce, è un manifesto in cui ”quello ai Dico è l’unico no di fronte tanti sì. E’ un no perché si mette in discussione il principio della centralità della famiglia delineata nella Costituzione”, ma è soprattutto “un sì di gente che in Italia ha un culto per la famiglia”. Si tratta, secondo Pezzotta, di “un movimento che attraversa l’Europa, e di cui non parliamo mai, che chiede all’Europa di riscoprire i suoi valori proprio a partire dal concetto di famiglia”.

“Il tentativo di schiacciare il Family Day sull’opposizione tra laici e cattolici è fallito”, ha detto l’altra portavoce del Family Day, Eugenia Roccella. “Lo vedremo in piazza”, ha assicurato Roccella riferendosi all’appuntamento di sabato prossimo a Roma (San Giovanni in Laterano), dove “ci sarà una folla spontanea, fatta di famiglie che vengono da tutta Italia, per la prima manifestazione di piazza dell’associazionismo cattolico”. “Anche i proiettili a Bagnasco radicalizzano la frattura tra laici e cattolici”, smentita poi dai fatti, ha detto Roccella: “Oggi dimostriamo che l’incompatibilità tra diritti individuali e fede religiosa, allargamento delle libertà personali e cristianesimo”.

“Le donne musulmane dicono no alla poligamia” ed hanno “paura” e “timore” che i Dico siano una sorta di “cavallo di Troia” per introdurre tale pratica. Lo ha detto Souad Sbai, presidente di Acmid-Donna, che raduna le donne marocchine in Italia, intervenendo oggi alla conferenza stampa sul Family Day. “Nessuna dimostrazione contro gli omosessuali, nessuna opposizione alla libertà di ciascuno di vivere e convivere come meglio crede”, ha puntualizzato Sbai spiegando il senso della presenza delle donne musulmane in piazza sabato prossimo: “Vogliamo dire no alla convivenza poligamica”, che purtroppo “di fatto già esiste in Italia”, come dimostrano “episodi di poligamia in 40 metri quadrati, con le violenze facilmente immaginabili”, e che “potrebbero trovare riconoscimento in un nuovo Dico”. “Se si riconoscono forme di famiglia diverse da quella tradizionale, formata da un uomo una donna e dei figli – si è chiesta l’esponente musulmana – come si potrà dire no a convivenze alternative che vanno anche al di là della coppia?”. Di fronte al “timore” di una famiglia “in cui uomini e donne non abbiano gli stessi diritti,ma l’uomo diventa padrone delle sue mogli, con tutto ciò che ne consegue” – ha concluso Sbai – la famiglia non solo va difesa, ma rafforzata”.

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