Italia
Family Day 2016: 2 milioni di persone al Circo Massimo. Pillon (Forum famiglie), «ascoltate la piazza»
«Non inquinate la famiglia, l’alternativa alla famiglia è la solitudine», l’invito di Simone Pillon, del Forum delle associazioni familiari: «Questa piazza – ha aggiunto – ci ricorda i martiri che hanno dato lòa loro vita per un’idea, per una fede, per una verità. L’Italia oggi è sotto i riflettori di tutto il mondo». «L’Italia non è indietro, l’Italia è avanti», ha assicurato Pillon rivolgendosi idealmente a questa platea. Poi un monito ai politici: «Ascoltate la gente, ascoltate la piazza, ascoltate il popolo».
«Noi oggi siamo i veri difensori dei diritti umani, i primi nella difesa dei diritti civili», ha detto Emanuele Di Leo, presidente della Steadfast onlus e co-fondatore del Comitato «Difendiamo i Nostri Figli», intervenendo questo pomeriggio sul palco del Circo Massimo accompagnato da una mamma africana con i suoi due figli. «È una donna fortunata, non è stata una delle vittime del mercato procreativo», ha esordito Di Leo. «Dicono che siamo retrogradi, che siamo lontani dai diritti civili europei», ha proseguito: «Forse perché non vogliamo vendere i bambini? Perché non accettiamo lo sfruttamento della donna?». «Siamo sempre stati avanti nel rispetto», ha ricordato il relatore: «L’Italia sui diritti è stata sempre protagonista: la depenalizzazione del reato di omosessualità da noi è avvenuta nel 1886, e soltanto un secolo dopo in Inghilterra, Germania, Svezia».
«La famiglia è un patrimonio di tutti su cui nessuno può mettere le mani». Lo ha detto la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, intervenendo sul palco del Circo Massimo al Family Day 2016. «Anche se il pensiero unico dice il contrario – ha proseguito -, noi cristiani abbiamo il dovere di alzarci in piedi». «Soprattutto noi donne – ha proseguito – che siamo chiamate a custodire la vita».
«Salutiamo tutte le famiglie adottive e affidatarie». È il saluto di Marco e Irene Griffini dell’Aibi (Associazione amici dei bambini) dal palco del Circo Massimo. I due coniugi hanno voluto salutare tutti i genitori adottivi e affidatari. «Milioni di bambini abbandonati nel mondo – hanno ricordato – gridano: voglio un papà, voglio una mamma, voglio essere un figlio». Di qui l’importanza di «buone pratiche» come l’adozione e l’affido, all’interno di famiglie fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna.
«Le donne meritano di più, i bambini meritano qualcosa di più. Le donne meritano qualcosa di meglio, i bambini meritano qualcosa di meglio». Lo ha affermato la femminista americana Jennifer Lahl, intervenendo a proposito della maternità surrogata al Family Day 2016. Lahl ha parlato della California, «la capitale mondiale del turismo riproduttivo, dove Elton John e il suo compagno hanno letteralmente comprato i loro due bambini che non conosceranno mai e non saranno mai conosciuti dalle loro madri». «Proprio in questo momento – ha proseguito – in California ci sono due donne che per la maternità surrogata portano in grembo entrambe tre bambini. A entrambe si sta chiedendo di porre fine alla gravidanza di uno dei bambini, perché non sono voluti. Le madri sono sottoposte a pressioni perché uccidano il bambino semplicemente perché i genitori che li hanno commissionati ne vogliono due e non tre». «La maternità surrogata – ha ammonito Lahl – è uno sfruttamento delle donne, le rende schiave e le tratta come produttrici di bambini a pagamento». Per la femminista americana, «la maternità surrogata è una violenza contro le donne che mettono a rischio la propria salute e danneggiano il loro benessere». Inoltre «tratta i bambini come dei prodotti da comprare e da vendere, da scartare quando non li vogliamo più». «È un’industria che risponde ai desideri di genitori senza preoccupazione per i bisogni dei bambini che vengono generati».
«La pratica della maternità surrogata commerciale non ha nessuna differenza dalla vendita e dall’acquisto dei bambini», ha proseguito la femminista americana Jennifer Lahl, che ha parlato della «violazione dei diritti umani del bambino», mentre invece «nessuno ha diritto a un bambino, che sia eterosessuale, omosessuale o single». «Il bambino è soggetto di diritto non un prodotto da commercio», ha ammonito la femminista americana, per la quale «la maternità surrogata è un business, è un’industria». Consiste nel «noleggiare delle donne sfruttate e usate per produrre bambini venduti in tutto il mondo». Lahl parteciperà nei prossimi giorni a Parigi a una «conferenza per l’abolizione universale di maternità surrogata in tutta Europa» a cui parteciperanno «leader femministe svedesi, tedesche, francesi che si incontreranno per combattere la pratica iniqua della maternità surrogata». Lahl ha puntato il dito anche contro lo «sfruttamento delle donne più povere» e ha affermato che la maternità surrogata commerciale «deve essere fermata perché è un abuso dei diritti». Ricordando che la maternità surrogata è «vietata in molti Paesi», Lahl ha concluso affermando che «dobbiamo alzarci in piedi insieme per chiedere che si fermi la maternità surrogata adesso».