«Il Santo Padre era molto contento di questo evento e, quando gli ho chiesto all’aeroporto se fosse molto stanco, mi ha detto che questi viaggi così impegnativi per lui sono sempre una grazia speciale». Così si è espresso il card. Angelo Scola stamattina durante la conferenza stampa di chiusura del VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno). Ha spiegato l’arcivescovo di Milano: «Questo evento ha fatto emergere la grande tradizione e la grande capacità di iniziativa della Chiesa ambrosiana». Si pensi, per esempio, all’incontro dell’arcivescovo di Milano con i ragazzi della cresima, divenuto tradizione e arricchito quest’anno dalla presenza del Papa: «Un evento come quello di San Siro non si improvvisa, si è potuto fare perché lo si fa da tanti anni e perché c’è dietro l’esperienza della collaborazione tra famiglia e Chiesa attraverso le parrocchie e gli oratori della nostra diocesi». Dal family 2012 emerge «una Chiesa viva, un popolo attratto fortemente dall’incisività del tema La Famiglia: il lavoro e la festa’ che ci riguarda tutti ogni giorno e dalla figura di Benedetto XVI». Il card. Scola guarda al prossimo futuro: «Un evento straordinario è importante quando raccoglie l’ordinario e rilancia l’ordinario, per questo adesso abbiamo la responsabilità di dare un seguito concreto al VII Incontro mondiale delle famiglie».«Dovete rassegnarvi a un dato di fatto: il popolo di Dio ama il Papa e l’opinione pubblica italiana non coincide con l’opinione mediatica italiana». Così ha affermato il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, durante la conferenza stampa di chiusura del VII Incontro mondiale delle famiglie. E ha spiegato: «C’è una grande distanza tra ciò che voi raccontate e ciò che la gente sente. L’opinione pubblica ama il Papa, la gente ama il Papa per la potenza illuminante della sua umiltà, che si unisce a un’intelligenza della fede e dell’uomo veramente superiore. È un dato di fatto che gli riconoscono tutti. Il Papa è amato per questo e l’abbiamo visto». L’arcivescovo di Milano ha aggiunto: «Credo che anche uno dei motivi per cui le persone e i ragazzi vogliono bene al Santo Padre stia nel fatto che sentono che il Papa e i vescovi hanno bisogno di loro». Del resto, «la Chiesa non è un’azienda, con manager che danno indirizzi e ordini, ma una comunione riunita ogni domenica dalla potenza dello spirito di Cristo». La convocazione e la circolazione della carità nell’amore della chiesa tra tutti gli stati di vita e i diversi carismi e ministeri sono fondamentali: «Proprio perché abbiamo bisogno di essere amati, anche come pastori, tutti i nostri fedeli si sentono coinvolti con noi».