Italia

Famiglie numerose, un «bonus» di 1.200 euro

di Andrea Bernardini

Un bonus di 1.200 euro l’anno per le famiglie con almeno quattro figli, al di là dal reddito familiare. I lavori di limatura della Finanziaria 2008 portano una piacevole sorpresa alle famiglie extralarge. Appare soddisfatto Mario Sberna, 47 anni, sposato da 22 con Egle, padre di tre figli naturali, uno adottato e uno in affido, presidente dell’Associazione nazionale delle famiglie numerose. Lo abbiamo incontrato nei giorni scorsi a Firenze dove, insieme al vicepresidente Giuseppe Butturini, ha partecipato ad una riunione dei coordinatori toscani del sodalizio. «In questi mesi – dice Mario Sberna – abbiamo cercato di sensibilizzare molto i politici: il premier Romano Prodi, il ministro Rosy Bindi, il presidente della commissione bilancio Lino Duilio, molti altri senatori e deputati. Dopo decenni, finalmente, mi sembra che la politica stia recuperando il sacrosanto principio del sostegno particolare alle famiglie con tanti figli, affermato all’ultimo capoverso dell’articolo 31 della Costituzione: la detrazione, infatti, è universale ed è riconosciuta a tutti i nuclei familiari, senza limiti di reddito. Così lo Stato si rende riconoscente a tutte le famiglie numerose italiane che hanno messo al mondo… il futuro della nazione».

Il nostro Paese dovrebbe dotarsi, presto, di una family card nazionale. In Francia la carte familles nombreuses esiste da tempo. Con quali risultati?

«Ottimi: con quella carta ogni famiglia francese risparmia, in media, 2.600 euro all’anno. La family card o meglio la Carta della famiglia che il Governo ha appena deliberato, servirà dunque in primo luogo a dare benefici economici ai bilanci delle famiglie attraverso sconti sull’acquisto di beni e servizi presenti sul territorio nazionale. Ma la sinergia tra Stato ed aziende pubbliche e private servirà anche a fare cultura: in Francia è normale scontare tariffe e biglietti a chi ha gravosi carichi familiari, da noi è invece diffusa l’idea che chi ha molti figli è ricco, se li può permettere e non ha quindi bisogno di … regalie».

La family card  è però, ancora, un contenitore vuoto da riempire. Cosa vi potrebbero confluire?

«In primis i trasporti pubblici, quelli brevi – necessari a raggiungere la scuola e il lavoro – e quelli lunghi, da utilizzare per le vacanze, per visitare l’Italia. E poi la grande distribuzione, dove si acquistano tutti i giorni i generi alimentari, ma anche gli elettrodomestici e le apparecchiature elettroniche; l’acquisto di mobili ed arredi, le librerie e le cartolerie scolastiche. Ancora: le spese mediche, i musei, i cinema, l’accesso agli impianti sportivi per vedere e praticare sport e… se pensiamo a tutte le spese di una famiglia le idee certo non mancheranno. Abbiamo in mente di fare convenzioni a livello nazionale e locale (comunale o provinciale) anche per dare valore a quello che ogni territorio può offrire in termini di qualità a prezzo concorrenziale».

Il Forum nazionale delle famiglie partirà, tra febbraio e marzo, con la raccolta ufficiale di firme a sostegno di una fiscalità più giusta. Aderirete all’iniziativa?

«Aderiamo al Forum e quindi aderiremo convinti anche alla raccolta di firme. Vorremmo tuttavia che fosse riconosciuto un peso particolare ai nuclei familiari numerosi. Oggi le statistiche dimostrano che il rischio povertà è maggiore per chi ha figli da allevare piuttosto che per chi ha anziani da accudire visto che, a differenza dei figli, gli over ’65 hanno pur sempre una pensione da spendere, grande o piccola che sia. Infine: non ci sono solo le tasse nazionali, ma anche quelle locali… ed anche per queste ultime occorrerebbe pensare alle petizioni».

Le Regioni hanno ricevuto introiti dal Fondo nazionale per le politiche della famiglia. Solo Liguria, Sardegna, Sicilia, Lazio e Toscana, però, hanno detto come intendono destinarli…

«È solo questione di tempo. Anche altre Regioni stanno lavorando su questo tema. Siamo in contatto con il dipartimento per le politiche familiari e stiamo riscontrando risposte interessanti da parte delle regioni, alcune delle quali hanno aggiunto risorse proprie a quelle da attingere dal Fondo nazionale per la famiglia del 2007. Avremmo voluto sviluppare un discorso unitario all’interno della conferenza Stato – regioni, alcune di queste, però – tra cui la capofila Emilia-Romagna – hanno assunto un atteggiamento piuttosto autonomista facendo emergere profonde differenze nelle politiche familiari e per l’infanzia tra vari territori italiani: in alcune regioni le risorse servono per formare al meglio gli insegnanti, in altre per iniziare ad espropriare i terreni per costruire gli asili…».

Quali le richieste rivolte dall’associazione ai comuni?

«Tante. Dall’annullamento dell’Ici quando la casa è un bene strumentale per la famiglia e per allevare i figli, all’esenzione dall’addizionale Irpef almeno per quei livelli di reddito in cui appare evidente che si aggiunge ad un sistema fiscale iniquo al punto di tassare redditi senza capacità contributiva ai sensi dell’articolo 53 della Costituzione, appena sufficienti ad acquistare beni per la sopravvivenza dei componenti del nucleo familiare. C’è poi la questione dei servizi comunali (rette degli asili, refezione scolastica, scuolabus ecc…): noi chiediamo che si passi da una tariffazione individuale ad una familiare, come avviene in Trentino. È, infine, urgente, una redifinizione dell’Isee».

L’Associazione sta lanciando, un po’ in tutta Italia, i Gruppi di acquisto familiare… ci può spiegare il progetto e raccontare alcune esperienze già avviate?

«L’obiettivo di questo progetto che sta partendo ora è quello di acquistare beni ad un prezzo più basso, saltando alcuni passaggi della filiera. In concreto si tratta di gruppi di famiglie che si aggregano per ordinare beni (elettrodomestici, alimentari etc…) direttamente dai produttori in quantitativi maggiori e quindi con un maggiore potere contrattuale. Abbiamo già avuto esperienze di successo con l’acquisto di pannolini, dove siamo riusciti ad abbattere il costo del 50%».

IN BREVE

«Un figlio un voto» al via gruppo di studioHa mosso i primi passi in Toscana un gruppo di studio sul tema «Un figlio un voto». Coordinatore del gruppo è Alvaro Ringressi, fiorentino. «Si tratta – dice a Toscanaoggi il presidente nazionale Mario Sberna – di un’esperienza di studio e approfondimento giuridico molto qualificata. Parte dal presupposto che un padre e una madre, quando compiono delle azioni, non le fanno solo per loro, ma anche nell’interesse dei propri figli, che sono tenuti a rappresentare e tutelare. Attualmente, con l’esercizio di voto sei persone singles sono nella condizione di esercitare un maggiore potere rispetto a due genitori con quattro figli che in questo modo restano discriminati: sotto un profilo numerico prevale la scelta delle sei persone singole rispetto alle due persone che ne rappresentano altre quattro, con il tangibile rischio che si affermino scelte individualistiche ed egoiste a discapito di scelte a favore di famiglie e di minori che invece andrebbero maggiormente tutelati». Questa – secondo il leader nazionale dell’Anfn – può essere una delle cause della grande crisi di denatalità e di invecchiamento che interessa l’Italia. «Si pensi che la negazione del voto di rappresentanza dei figli è talmente radicato in Italia – conclude Mario Sberna – che addirittura negli organi collegiali scolastici in presenza di due fratelli i genitori possono votare una sola volta senza considerare che titolare del diritto allo studio è ciascun bambino, non il genitore che ne esercita la potestà». Su questo argomento Alvaro Ringressi ed altri chiameranno esperti e politici a confrontarsi in un convegno che si terrà nel prossimo marzo a Roma. La Regione abbatterà il costo dei serviziAnche la Regione Toscana, come già han promesso di fare Liguria, Lazio, Sardegna e Sicilia, abbatterà il costo dei servizi destinati a famiglie con almeno quattro figli. E per far questo utilizzerà il Fondo nazionale per la famiglia, integrato con un finanziamento dello stesso governo regionale per un totale di 7 milioni di euro. La Regione intende promuovere intese regionali con aziende fornitrici, in particolare, per abbattere i costi di energia elettrica e gas; e intese territoriali con i comuni per ridurre o abbattere i costi di mensa scolastica, trasporto alunni e raccolta di rifiuti solidi urbani. Previsti, inoltre, interventi per l’accesso a forme di credito agevolato per evitare l’indebitamento delle famiglie economicamente svantaggiate con le definizione di uno specifico percorso di tutela ed promozione di strategie per la revisione su base locale dei criteri per l’applicazione del sistema tariffario per l’erogazione dei servizi. Saranno inoltre riorganizzati i consultori familiari, e lavoreranno in sinergia la rete regionale dei consultori e i servizi del territorio rivolti alle famiglie, come i Centri famiglia. Saranno potenziate le iniziative volte all’integrazione sociale degli immigrati; e quelle di prevenzione e cura di fenomeni di violenza e maltrattamento in ambito familiare. Infine sono previsti interventi di accompagnamento mirato per nuclei in difficoltà nella gestione del bilancio familiare. Infine sono previsti interventi per la qualificazione del lavoro delle assistenti familiari. E Prato pensa a sconti per mense e asiliSconti sui servizi alle famiglie numerose.  L’idea è ancora allo studio, ma il vicesindaco di Prato Bencini è fortemente determinato. Se, per esempio, una madre domanda la mensa scolastica per i suoi tre figli, dovrebbe pagare per ognuno di essi una quota inferiore rispetto a quella che paga una famiglia per il figlio unico. Gli sconti dovrebbero riguardare tutti quei servizi a domanda individuale: la mensa scolastica, appunto, ma anche il trasporto scolastico, la scuola di musica, gli impianti sportivi. «In vista di questo intervento – spiega Bencini – abbiamo accantonato in bilancio alcune riserve». Il progetto nasce anche a seguito dell’incontro che la sezione pratese dell’associazione nazionale famiglie numerose ha avuto di recente col vicesindaco. (G.R.)