Italia

Famiglie numerose: con interventi su natalità, famiglia e giovani crescita Pil 8,25% in 5 anni

Più fondi per le politiche di natalità. Reddito di natività. Fisco a misura di famiglia. Assegni familiari più pesanti. Contributi figurativi per chi mette al mondo figli. Aumento del limite di reddito perché i figli vengano considerati a carico. Ticket sanitari e tariffe di acqua, luce e gas che tengano conto del numero delle persone che abitano in casa. Sono alcune delle 26 proposte dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) contenute nel documento «La Ri-nascita dell’Italia», elaborato dal Centro studi e ricerche dell’associazione e illustrato questo pomeriggio a Roma presso la sala stampa della Camera dei deputati per sostenere le famiglie con figli, incoraggiare i giovani a fare famiglia, favorire il rilancio della natalità. Perché «investire sul benessere familiare e sui figli», si legge nel documento, presentato nelle scorse settimane al ministro per la famiglia Enrico Costa e messo a disposizione della Conferenza Stato-Regioni, «genera ricchezza: maggiori consumi e più posti di lavoro».

L’Italia è uno dei Paesi che meno destina fondi per la famiglia (1,3% del Pil, contro il 2,1% della media Ue-27); nel 2015 sono nati 488mila bambini (immigrati compresi), 15mila in meno rispetto al 2014, il valore più basso dal 1861. L’indice di fertilità è pari a 1,35 figli per donna, mentre le donne desidererebbero avere almeno due figli, numero che garantirebbe la sostenibilità demografica del Paese. Di qui, per raggiungere in cinque anni quello che il Centro studi e ricerche di Anfn definisce «obiettivo natalità 2.0», ossia l’indice di natalità di due figli per donna, l’importanza di aumentare le risorse a favore delle famiglie dall’attuale 2,8% del Pil almeno a 4,4% della Francia, e questo senza incrementare il debito pubblico ma «spostando risorse da quelle voci di spesa in cui siamo superiori alla media europea».

L’Anfn propone l’aumento a 8mila euro (dagli attuali 2.840,51, importo fermo dal 1986) del limite di reddito perché i figli vengano considerati a carico, e l’introduzione di un reddito di natalità che sostituisca sia il bonus 80 euro per i lavoratori dipendenti, sia l’assegno di natalità per i nuovi nati fino a 3 anni. I nuovi beneficiari del bonus, spiega l’associazione, «diventano i figli a carico; il bonus viene in questo modo esteso a tutte le categorie di lavoratori», comprese le partite Iva, e «trasformato da deduzione a sostegno al reddito, al fine di consentirne la fruizione a coloro che più ne hanno bisogno: gli incapienti. È possibile prevedere anche un aumento da 80 euro a un importo più elevato (110 euro)». Andando a monte, il documento sottolinea la necessità di meccanismi d’inserimento continuativo e non precario dei giovani (futuri genitori) nel mondo del lavoro; di incentivi alla conciliazione lavoro-famiglia riconoscendo alle aziende che la praticano un punteggio maggiore ai fini dell’aggiudicazione di qualsiasi appalto di ogni organo della Pubblica amministrazione; di più asili nido (oggi li frequenta solo il 13,6% dei bambini) e a costi inferiori. E ancora: congedi temporanei dal lavoro per un periodo massimo di tre anni riconoscendo al genitore un assegno di 800 euro per il congedo totale, di 300 per il congedo parziale.

Edilizia agevolata a misura di famiglia; assegni familiari più consistenti; riconoscimento di due anni di contributi figurativi alle madri lavoratrici per ogni figlio accudito (anche in adozione o in affido) fino alla maggiore età, periodo aumentato in presenza di figli disabili; fisco family friendly. Sono ulteriori proposte dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn). Per quanto riguarda l’Isee, l’associazione chiede un adeguamento delle scale di equivalenza, oggi «fattore discriminante», che vanno adattate ai costi di mantenimento dei figli. Anfin fa inoltre sua la campagna lanciata dall’Elfac, la Confederazione che riunisce associazioni di famiglie numerose di venti Paesi europei, per l’abbattimento dell’Iva sui pannolini e su tutti i prodotti per l’infanzia, da considerare beni di prima necessità con applicazione dell’Iva agevolata al 4%.

Rivedere ticket sanitari e tariffe di acqua, luce e gas affinché tengano conto del numero dei componenti della famiglia perché il sistema attuale penalizza i nuclei familiari numerosi, chiede ancora l’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) nel documento «La Ri-nascita dell’Italia». L’immediata emanazione del decreto attuativo della Carta Famiglia per i nuclei con 3 e più figli minori introdotta lo scorso 28 dicembre dalla Legge di stabilità – atteso entro 3 mesi dall’entrata in vigore della legge ma non ancora emanato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali – è un’ulteriore proposta dell’associazione. Nel documento si chiede inoltre l’eliminazione dei limiti Isee. L’Anfn chiede anche di rendere obbligatorio il ricorso alla mediazione familiare in caso di separazione o divorzio. Per il Centro studi e ricerche che ha elaborato il documento, intervenire sulla natalità, sulla famiglia e sui giovani comporta effetti positivi sul nostro Paese nel breve, nel medio e nel lungo termine, rende più equa la redistribuzione delle risorse e contribuisce in maniera decisiva alla lotta alla povertà. Nel breve termine, si legge, «avremo effetti cumulati sul Pil pari a 27 miliardi di euro l’anno, con una crescita sul Pil pari al +1,65% annuo e al +8,25% nell’arco dei 5 anni; gli effetti sull’occupazione ammontano a 200 mila nuovi posti di lavoro l’anno, un milione in 5 anni». «Le misure – avvertono gli esperti – non devono essere una tantum», ma «continuative e strutturali». Fondamentale «far passare il concetto che i figli sono un bene di tutti, e non una scelta privata».