Vita Chiesa

FAMIGLIA: QUESTIONARIO CEI, CRESCE L’ATTENZIONE ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

In Italia, la pastorale familiare è in genere portata avanti da coppie e sacerdoti insieme (60,1%), abitualmente in parrocchia (73,6%), dove prosperano corsi di preparazione al matrimonio ma anche itinerari di “accompagnamento” dei genitori che chiedono il battesimo dei propri figli (78,4%). Sono alcuni dati del questionario “In ascolto del presente per progettare il futuro”, che raccoglie informazioni e proposte dalle diocesi sulla pastorale familiare a dieci anni dal “Direttorio” della Cei in materia; il questionario verrà presentato da Francesco Belletti e Pietro Boffi, i due esperti del Cisf (Centro internazionale studi famiglia) che lo hanno curato e che lo illustreranno il 22 giugno, nell’ambito della Settimana estiva organizzata dall’Ufficio famiglia della Cei, in programma ad Acireale (Catania), dal 21 al 25 giugno, sul tema “Nodi problematici e nuove priorità a dieci anni dal Direttorio di pastorale familiare”.

Crescono le iniziative di “spiritualità coniugale e familiare” (presenti nel 75,4% delle diocesi) e di formazione specifica in tale ambito (83,2%), ma mancano ancora “luoghi” diocesani appositi (assenti nel 62,9% dei casi): questi altri dati del sondaggio, a cui hanno risposto 167 diocesi su 226. “Giornata della famiglia”, “festa dei fidanzati”, ma anche iniziative di sensibilizzazione per l’affido e l’adozione, Centri di aiuto alla vita, consultori familiari: queste altre iniziative e strutture di pastorale familiare segnalate dalla ricerca, che evidenzia anche come nelle diocesi siamo ancora rari i gruppi di “accompagnamento spirituale” di separati e divorziati (presenti solo nel 20,4% del territorio).

“Negli ultimi anni – commenta Francesco Belletti – l’attenzione alle famiglie in difficoltà è cresciuta moltissimo, come risulta anche dai documenti prodotti da diverse diocesi in materia. La strada da percorrere, tuttavia, è ancora lunga, soprattutto perla difficoltà di superare i pregiudizi che ancora esistono e per poter costruire una ‘cultura dell’accoglienza’. Le separazioni, i divorzi, le nuove convivenze sono una sfida, perla chiesa locale, ad essere capace di accogliere tali persone senza però dover accettare qualunque cosa in nome della libertà di scelta dei singoli; formulare un giudizio chiaro e al tempo stesso renderlo ‘caritatevole’ è a mio avviso il difficile equilibrio verso cui incamminarsi”. Sir