Italia
Famiglia, le promesse del governo
di Andrea Fagioli
«L’ impostazione della sua relazione potrei sottoscriverla anch’io». Così l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, si è rivolto al ministro Rosy Bindi, in Palazzo Vecchio, al termine dell’intervento con il quale lo stesso ministro ha aperto ufficialmente nel capoluogo toscano, giovedì 24 maggio, i lavori della Conferenza nazionale della famiglia.
Il cardinale, presente in Palazzo Vecchio non in rappresentanza della Conferenza episcopale italiana ma come arcivescovo della città che ha ospitato l’appuntamento voluto dal governo, ha sottolineato al ministro che «se si separa la tutela dei diritti dei singoli dalla tutela dei diritti della famiglia, la soluzione si trova». «Sono due cose diverse da tutelare con strumenti diversi ha aggiunto Antonelli : se siamo convinti di questo alla fine una soluzione si trova».
Eppure, il giorno dopo, il «Corriere della Sera» titolava: «E Rosy Bindi resta sola: neanche un prete in platea».
Don Giovanni Momigli, direttore dell’Ufficio diocesano fiorentino di pastorale sociale, replica: «Io c’ero». Al suo posto in platea è stato visto anche la mattina di sabato 26 maggio, giorno delle conclusioni, quando a rappresentare la diocesi c’era anche il vescovo ausiliare Claudio Maniago.
Don Momigli c’era e un po’ si è lamentato pure: «Apprezzo dice l’impegno profuso e la rigorosità anche concettuale del ministro Bindi sulla e per la famiglia. Ma il grande assente è stato il termine/concetto matrimonio. Si è parlato quasi esclusivamente di famiglia, termine che di per sé lascia spazio ad una pluralità di interpretazioni e che immediatamente non evidenzia le differenze concettuali. Se fino a ieri parlare di famiglia in un certo ambito culturale era un tabù, oggi sembra che il tabù sia diventato il parlare di matrimonio e il sostenerne le sue motivazioni». Ma c’era anche don Virginio Colmegna, presidente della fondazione Casa della carità, chiamato a coordinare una sessione della Conferenza, quella su «Famiglia a fragilità».
Ma non solo: nella giornata di venerdì 25 sono arrivate anche le parole di apprezzamento del presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, per l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sempre in apertura della Conferenza fiorentina. «Certamente ci unisce ha detto Bagnasco a proposito di Napolitano la grande passione per il bene comune del Paese e della gente e il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione che possano costruire il bene generale». «Il valore cui ci riferiamo ha aggiunto il presidente dei vescovi è quello della famiglia fondata sul matrimonio».
Tutto questo per dire che non è sempre necessario andare a caccia di ciò che divide. Ogni tanto si può cercare ciò che unisce, sia pure con tutti i distinguo del caso.
Il Papa e i vescovi sulla famiglia sono stati chiari, così come lo è stato il laicato cattolico con il «Family day», ma ciò non toglie che quello di Firenze, al di là di come ognuno la possa pensare polticamente, sia stato un appuntamento importante. Importante perché non si parla e non si fa mai abbastanza per la famiglia. Ed in particolare per la famiglia vera: quella composta da uomo, donna e figli.
Importante in questo senso anche il simbolo scelto per questa Conferenza nazionale della famiglia, un simbolo inequivocabile, ovvero un uomo e una donna (stilizzati ma ben riconoscibili) con due bambini (uno per mano e uno più piccolo in collo). Anche il titolo era interessante: «Cresce la famiglia, cresce l’Italia». Quindi famiglia al singolare e non al plurale. E poi: Conferenza nazionale «della» famiglia e non «sulla» famiglia, a voler rimarcare un necessario protagonismo della famiglia.
«Con questa iniziativa ha spiegato il ministro Bindi il Governo promuove un primo grande momento istituzionale di ascolto, elaborazione e partecipazione sui tanti temi che interessano le famiglie italiane. La famiglia dice è un bene prezioso, in cui ci si apre alla vita e al mondo, si realizza la felicità e il benessere della persona, si sperimenta la solidarietà tra le generazioni. Una risorsa che unisce il Paese e che ha bisogno di più attenzione. Il Governo dice ancora la Bindi vuole investire sulla famiglia e colmare il ritardo accumulato dall’Italia».
A questo punto non c’è che da augurarsi che dalle parole si passi ai fatti, che si pensino politiche serie per la famiglia, che si sostenga la famiglia sul piano sociale, economico e culturale, che la promozione della famiglia diventi un compito primario per la politica e per i legislatori.
A Firenze le promesse sono state fatte, anche se, le più importanti, sono venute fuori nel «teatrino» finale, nel cosiddetto question time con il presidente del Consiglio, Romano Prodi. «Teatrino» perché ha un po’ sorpreso la conduzione affidata a personaggi tv come Lorena Bianchetti e Carlo Conti (lo diciamo con serenità perché almeno Carlo Conti, a cui va la nostra stima, è un amico di Toscanaoggi), così come ha sorpreso che a porre le domande fossero nove famiglie un po’ troppo selezionate e che addirittura la prima domanda fosse affidata ad una famiglia numerosa (padre, madre e sei figli), che certamente non rappresenta la famiglia media italiana (magari!). Qui però è stato bravo Prodi, che certamente non brilla spesso per simpatia e capacità comunicativa. Il presidente del Consiglio ha ricordato di essere l’ottavo di nove figli e che il padre gli diceva sempre: «Eccetto il giornale tutte le spese di una famiglia numerosa si moltiplicano».
Va detto però che il dibattito ha lentamente preso spessore anche grazie ad un paio d’interventi molto decisi, come quello di una madre adottiva veneziana che ha chiesto senza mezzi termini la modifica della legge in materia, o come quello tutto fiorentino e concreto dell’anziano Giuliano Cianchi («900 euro di pensione io, 100 mia moglie, anzi: 101 euro perché le hanno dato l’aumento) che alla fine, rivolto al ministro della famiglia, ha gridato: «Fatti dare più quattrini, Bindi!». A questo punto Prodi ha promesso che due terzi del cosiddetto «tesoretto» (parola che lui stesso trova di dubbio gusto) andranno ai più indigenti: anziani poveri e famiglie numerose. Ma la priorità per sostenere le famiglie è quella di intervenire principalmente sul problema dei redditi, mentre sulle difficoltà che incontrano i giovani che vogliono costruire una famiglia, Prodi ha messo sotto accusa il precariato, «che è diventato dice la valvola generale della società e invece è uno strumento che rovina la società stessa». «Vanno dunque disciplinate a giudizio di Prodi modalità e durata di questa prova, ma dobbiamo impedire che si trasformi in qualcosa che duri una vita. Così distruggiamo una intera generazione. La fase di apprendistato deve essere breve, e dopo deve portare a un contratto stabile e duraturo». Il presidente del Consiglio ha ricordato anche che il Governo sta lavorando sulle tariffe.
Rosy Bindi, nel concludere la kermesse fiorentina, ha puntato su due parole (dialogo e cambiamento) e citato Giorgio La Pira per spiegare il suo piano: una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola per educare i figli, un ospedale dove curarsi, una chiesa dove pregare il proprio Dio. Il ministro per la famiglia ha annuncia un tavolo permanente, aperto a tutte le forze politiche e alle espressioni della società civile perché «senza una politica forte dice queste scelte non si fanno». E le scelte riguardano i giovani, le famiglie con figli, i vecchi non autosufficienti, le donne che lavorano e l’opportunità dell’immigrazione.
Ai vari impegni presi dal Governo a Firenze ora guarda il Paese ma soprattutto i circa 3 mila partecipanti della Conferenza che hanno messo nero su bianco le proprie richieste. A questi impegni guardano anche le organizzazioni del «Family day» giunte a Firenze con tante aspettative, alcune o forse molte deluse: «Troppo statalismo», ha lamentato qualcuno, mentre un rappresentante del Forum delle famiglie ha rincarato la dose: «Abbiamo assistito al funerale della sussidiarietà».
La nostra diretta sulla Conferenza con le sintesi degli interventi
BINDI: DA PRODI FORTE E REALE IMPEGNO; TROVARE SINTESI CON DIRITTI DELLE PERSONE