(ASCA) - Crescono le nuove forme familiari: sono 6 milioni 866 mila i single non vedovi, i monogenitori non vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostituite coniugate. Vivono in queste famiglie 12 milioni di persone, il 20% della popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998. E’ quanto emerge dal rapporto Istat “Come cambiano le forme familiari”, diffuso oggi. I single non vedovi sono soprattutto uomini (55,3%), mentre i monogenitori sono in gran parte donne (86,1%). Le nuove forme familiari sono cresciute per l’aumento di separazioni e divorzi. In questo quadro, le coppie coniugate con figli rappresentano ormai solo il 36,4% delle famiglie (erano il 46,2% nel 1998). Le famiglie di unioni libere sono invece 881 mila e coinvolgono un totale di 2 milioni 523 mila persone, considerando sia i genitori che i figli, e sono più diffuse nel Centro Nord del Paese e nei centri metropolitani. Le famiglie ricostituite coniugate sono invece 629 mila, per un totale di 1 milione 972 mila persone. Le coppie ricostituite coniugate sommate a quelle non coniugate sono 1 milione 70 mila, il 7,0% delle coppie. Nel Nord del Paese, dove le coppie ricostituite sono anche più diffuse, maggiore è anche il peso delle coppie non coniugate. Nel 37,9% delle coppie ricostituite vivono figli di entrambi i partner e nel 12,9% vivono figli nati sia all’interno della nuova che delle pregresse relazioni di entrambi i partner. Infine, nell’8,6% delle coppie ricostituite si trovano figli solo della madre contro l’1,5% dei casi solo del padre. Nelle coppie ricostituite coniugate, i figli di ambedue i partner prevalgono rispetto alle non coniugate (43,4% contro 29,8%).Le libere unioni nel 2009 sono 897mila (erano 533mila nel 2003 e 343 mila nel 1998) e rappresentano il 5,9% delle coppie. Sono più diffuse nel Nord-est, presentano un titolo di studio più elevato e una quota di coppie in cui ambedue lavorano più alta di quelle coniugate. Diminuisce la quota di chi era deciso a sposarsi fin dall’inizio dell’unione e cresce la percentuale di “possibilisti” (34%). Il fenomeno delle libere unioni è fortemente caratterizzato dall’esperienza di una separazione o divorzio (41,8%) da parte di uno dei partner. Rispetto al passato, emerge più decisamente la componente dei celibi/nubili ora diventata maggioritaria (53,9%), mentre nel 2003 era pari al 45,3% e nel 1998 al 47,9%. In particolare, all’inizio degli anni ’80 la convivenza era una pratica in voga soprattutto per persone che erano condizionate da passate esperienze matrimoniali o da vedove che non volevano perdere la pensione di reversibilità, mentre con il passare del tempo questa forma di vita familiare ha riguardato dunque sempre più coppie giovani. Analizzando la composizione per età della donna, emerge come nel 39,8% dei casi la donna riporti un’età fino a 34 anni, mentre nel 49,9% ha tra 35 e 54 anni. Nel complesso, le coppie non coniugate sono formate da persone più giovani di età e con un titolo di studio più alto di quelle coniugate. Rispetto alle coniugate, per le non coniugate si rileva un incidenza maggiore di coppie in cui ambedue i partner lavorano (il 58%), fenomeno che si conferma anche a parità di età. La presenza di figli riguarda il 49,7% delle coppie non coniugate, una quota in crescita rispetto al 1998 (40,1%). Nel 36,4% dei casi si tratta di figli di ambedue i partner, nel 6,5% di figli di uno solo dei due e nel 6,9% di figli sia di uno dei partner che di ambedue. I minori che vivono in coppie non coniugate sono 572 mila e vivono nel 44,1% delle coppie non coniugate.