La coppia uomo-donna unita in matrimonio, stabile e duratura, offre vantaggi sociali molto maggiori rispetto alle convivenze di fatto e alle madri sole: lo ha detto stamane a Praga il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervenendo nella seconda giornata dei lavori del convegno Cura dei figli e politiche dell’impiego, promosso dalla Commissione Europea. Secondo Antonelli, che nel suo intervento ha fatto riferimento al recente incontro internazionale delle famiglie a Città del Messico, la coppia sposata comporta per i figli maggiori probabilità di buona educazione, più assidua frequenza alla scuola, migliore riuscita negli studi, più sicuro ed elevato successo professionale, minore probabilità di delinquenza, minore consumo di sigarette, alcool e droghe. Inoltre ha aggiunto – comporta meno mortalità infantile, migliore salute fisica ed equilibrio psichico per i figli e per gli stessi genitori, meno depressione per le donne, meno suicidi, maggiore aspettativa di vita (specialmente per gli uomini), maggiore produttività lavorativa, maggiore reddito economico, maggior numero di proprietari di casa, meno probabilità per donne e figli di cadere nella povertà, minori costi sociali per lo Stato. Continuando nella sua riflessione sul lavoro rispetto alle esigenze della famiglia, il card. Antonelli ha affermato che il lavoro domestico non è riconosciuto come socialmente produttivo (a meno che non sia svolto dalla colf o dalla baby sitter). La donna che lascia il lavoro esterno per dedicarsi alla cura dei figli, va incontro all’impoverimento personale e della famiglia. Spesso il prelievo fiscale penalizza le coppie sposate e non tiene conto dei figli a carico. Ha poi aggiunto che non mancano ideologie che vedono l’autorealizzazione della donna nella professione e nel lavoro extradomestico e misconoscono l’importanza del suo ruolo di madre. Più generalmente negli ultimi decenni si è venuta affermando una cultura libertaria, relativista, individualista, utilitarista, consumista, che certamente non giova alla famiglia e, a volte arriva a considerare la famiglia come un residuo storico del passato, destinato a scomparire in un prossimo futuro. In questo contesto si colloca la grave crisi demografica che affligge l’Europa ha detto . L’indice di fecondità per donna è sceso a 1,56 (in Italia addirittura 1,2), molto al di sotto della quota di ricambio generazionale che è 2,1, e perciò si prospettano l’invecchiamento e il calo della popolazione con pesanti conseguenze economiche, sociali e culturali.Sir