Cultura & Società

Facce di marmo raccontano…

DI LORELLA PELLIS

«Carneade! Chi era costui?» si chiedeva don Abbondio nell’ottavo capitolo dei «Promessi Sposi», interrompendo una lettura dove San Carlo Borromeo veniva paragonato a vari filosofi e fra questi, appunto, a Carneade. Ma chi era, dunque, costui? Un suo busto, scolpito in marmo greco, fa bella mostra di sé a Palazzo Medici Riccardi di Firenze in compagnia di altre 21 sculture che danno il nome alla rassegna «Volti di marmo» aperta fino al 31 marzo. La fronte aggrottata, l’espressione severa e le profonde cavità orbitali sono alcune delle caratteristiche del ritratto nel quale è stato riconosciuto il filosofo (214-129 a. C.), fondatore della Nuova Accademia e attivo divulgatore della cultura greca a Roma. Ma Carneade non è il solo filosofo immortalato nella esposizione. Ci sono anche i busti marmorei di altri due suoi «colleghi»: uno raffigura un personaggio di età matura, barbuto e con una folta chioma; l’altro mostra un uomo anziano, dalla marcata calvizie e dalla lunga barba. La sua espressione è pensosa, la fronte aggrottata, lo sguardo intenso.

Le sculture esposte non erano più visibili da quasi trent’anni. Sono personaggi riuniti nel ‘600 dall’amore per il collezionismo della famiglia Riccardi. Nella Firenze del Cinquecento e del Seicento, infatti, il collezionismo di sculture antiche conobbe una stagione particolarmente felice. Tra le raccolte presenti in città primeggiavano quelle granducali, ma accanto ad esse si segnalava il «museo» creato da Riccardo Riccardi, abile banchiere e raffinato umanista. Dopo essere stata conservata nel giardino di Gualfonda, tuttora esistente nell’attuale via Valfonda, la sua collezione trovò degna collocazione nel palazzo Medici di via Larga, acquistato nel 1659. Qui i marmi Riccardi rimasero anche dopo la rovina economica della famiglia, seguita dal passaggio dell’edificio al demanio granducale, nel 1814. Negli anni seguenti le sculture continuarono ad essere ospitate nel palazzo, divenuto sede di uffici ed enti pubblici, ma l’alluvione del 1966 raggiunse anche i busti del cortile rendendo necessaria la loro rimozione per le opportune ripuliture. Terminati questi restauri l’Amministrazione Provinciale ha dato il via ad un progetto destinato a riportare i marmi riccardiani nelle sedi originarie, aprendo contemporaneamente parti sempre più ampie del palazzo. In questa prospettiva si colloca anche l’attuale mostra – promossa dalla Provincia – che si propone di dare ai visitatori un’idea adeguata dell’importanza e della qualità della collezione.

I 22 marmi sono presentati secondo criteri cronologici: un primo nucleo è costituito da teste d’epoca romana derivate da modelli greci di età classica ed ellenistica. Raffigurano eroi mitici e divinità come Asclepio, dio della salute; poeti come Anacreonte, il compositore di elegie vissuto negli ultimi decenni del VI secolo a. C. alla corte del tiranno ateniese Ipparco; e ancora intellettuali, filosofi e drammaturghi come il tragediografo ateniese Euripide; oppure atleti (il celebre «Riccardi») e governanti come la singolare testa che ritrae verosimilmente un sovrano ellenistico. Il secondo nucleo di marmi, invece, offre significativi esempi della ritrattistica romana privata ed ufficiale di età repubblicana, medio-imperiale e tardo-antica. In questa sezione, la cosiddetta «testa di vecchio» (I secolo avanti Cristo) ci sembra particolarmente espressiva. Ormai è la vecchiaia a farla da padrona mostrando inesorabilmente i suoi segni: nel volto dell’uomo, solcato da rughe profonde, nel collo, pervaso da pieghe; persino dietro l’orecchio sinistro che presenta un’escrescenza, probabile trasposizione di un difetto fisico. Degni di menzione sono anche i busti del bambino vissuto nel III secolo d. C. e quello con la testa di Caracalla. L’imperatore (211-217 d. C.) è raffigurato con un volto teso e corrucciato, con un’espressione inquieta, accentuata dall’atto di rivolgersi, con un gesto deciso ed energico, verso destra.

E le signore? Solo una, ma significativa, è annoverata fra i «Volti di marmo». Si tratta di Vibia Sabina, nipote di Traiano e moglie dell’imperatore Adriano (117-138 d. C.). La scultura costituisce uno dei più raffinati ritratti finora noti di questa imperatrice il cui volto è incorniciato da una complessa acconciatura che ricorda un po’ quelle usate dalle nostre nonne. Peccato che il tempo, come spesso accade alle statute, abbia fatto anche al naso di Sabina una… «plastica» del tutto inopportuna….

VOLTI DI MARMO, TRA FASTO ED ERUDIZIONE LE SCULTURE ANTICHE DI PALAZZO MEDICI RICCARDI, – Firenze, Palazzo Medici Riccardi (via Cavour 3). Fino al 31 marzo. Orario: 9-19. Chiuso mercoledì. Ingresso: lire 8 mila (ridotto lire 5 mila). Per informazioni: 055-2760340