Toscana

«Fabbrica Toscana» in bilico tra crisi aziendali e occupazione

di Ennio Cicali

Lucchini, De Tomaso, Nca. Che cosa hanno in comune queste aziende? La prima tratta l’acciaio, la seconda componentistica auto, la terza costruisce navi. Tutte e tre, ma ce ne sono molte altre, fanno parte di «Fabbrica Toscana» da anni colpita da una crisi che sembra inarrestabile. Negli ultimi 12 mesi l’assessorato regionale al lavoro ha seguito 65 vertenze di cui 22 insieme alle Province e 11 con i ministeri (Sviluppo economico e Lavoro). Il numero di lavoratori coinvolti nelle crisi monitorate direttamente dalla Regione Toscana è di oltre 12 mila. Punta al nero il panorama tracciato dall’assessore regionale alle attività produttive Gianfranco Simoncini intervenuto in consiglio per riferire sulle crisi aziendali aperte in Toscana.

Si parte dal polo siderurgico di Piombino – con le crisi di Lucchini e Magona – per il quale è stato chiesto il riconoscimento di area di crisi complessa: interessa quasi 3mila lavoratori. Tavoli nazionali sono aperti anche per Nca, Ansaldo Breda, De Tomaso, Richard Ginori, Buitoni, mentre si attende l’apertura di quello per Menarini (1500 lavoratori).

Ancora aperta la vertenza Eaton, legata alla reindustrializzazione dell’area. E poi, ancora, ex Isi, Floramiata, Abbigliamento Grosseto (ex Mabro), Beltrame, per le aziende del distretto del camper. Per le aziende del gruppo Selex (Galileo, Elsag, Amtec), che si avviano a essere a loro volta aggregate nel progetto della «grande Selex», percorso sul quale, ha detto Simoncini, «intendiamo vigilare perché stabilimenti al massimo livello della frontiera tecnologica trovino collocazione adeguata anche nel nuovo gruppo», rivendicando per Selex Elsag e Galileo precisi spazi nei settori rispettivamente delle telecomunicazioni e aerospaziale. Larga parte dell’intervento di Simoncini è stata dedicata alle crisi aziendali che la Regione segue.

Primo in ordine di grandezza il Polo siderurgico di Piombino che comprende, tra gli altri, la Dalmine Lucchini (2200 lavoratori) che perde milioni di euro il mese mentre si cercano possibili acquirenti, ma il ritardo accumulato rischia di essere un punto di non ritorno. Sul tappeto c’è una proposta del gruppo Klesch, che sembra prevedere un forte ridimensionamento della produzione e degli occupati. La Magona (540 lavoratori) è ferma nel voler mantenere l’attività produttiva, anche se difficoltà crescenti portano a considerare l’ipotesi della cessione. A seguito del decreto con cui si introduce l’obbligo per i medici di prescrivere farmaci in base al solo principio attivo, la Menarini ha annunciato di dover procedere a 1000 esuberi. L’azienda fiorentina ha accettato di congelare gli esuberi per un mese. Ancora in alto mare la questione della Isi (354 lavoratori) di Scandicci. Prevista a gennaio 2013 la terza asta per la cessione dell’azienda. Sono previsti nuovi contatti con i soggetti dell’ex cordata Easy Green per capire se ci sono nuove ipotesi di intervento dopo il fallimento della prima proposta. Già fissata anche la riunione con la Eneco, che dovrebbe assumere circa 70 lavoratori ex Isi. Non sembra esserci difficoltà a confermare per il 2013 gli ammortizzatori sociali.

La vicenda della De Tomaso di Livorno (142 lavoratori), come quella Eaton di Massa, Magna, Trw e Mpn è legata alla crisi della componentistica auto, anche per questo settore è stato chiesto il riconoscimento di «area di crisi industriale complessa». È fissata al 31 dicembre la scadenza per cedere o mettere in liquidazione i Nuovi Cantieri Apuani (Nca), l’azienda di Massa Carrara che occupa 140 lavoratori. Ministero dello Sviluppo economico e Invitalia cercano acquirenti. A oggi, tre soggetti sono in corsa per l’acquisto. Si aspetta una proposta definitiva che garantisca il mantenimento dei livelli occupazionali.

Fin qui la «mappa dei grandi rischi» illustrata da Simoncini. Manca il quadro d’insieme che comprenda le decine di migliaia di imprese, molte piccole o piccolissime, nate negli ultimi anni che non riescono a coagularsi in un vero e proprio sistema industriale. Anche per questo le loro crisi si moltiplicano. Cosa potrà fare la Regione per risolvere questo problema, al di la dei meritori interventi contingenti (cassa integrazione, ecc.) sembra non saperlo. Sa soltanto che i problemi da risolvere sono questi.