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Valorizzare i cammini, la lezione della Francia

di Marco Lapi

Le Puy-en-Velay, prima mattina di venerdì 5 agosto. Dalla maestosa scalinata della cattedrale, costruzione unica nel suo genere, scendono quasi sciamando diversi pellegrini. Hanno appena partecipato alla Messa che ogni giorno viene celebrata alle 7 e che termina con la benedizione per chi si mette in cammino per Santiago. Perché proprio da quest’antica città dell’Auvergne caratterizzata da pinnacoli lavici, tra cui quello su cui sorge la suggestiva cappella di Saint-Michel-d’Aiguilhe, parte la Via Podiensis, uno dei quattro storici itinerari francesi per il santuario compostellano, che si diramano lungo il paese transalpino quasi evocando i solchi della conchiglia di San Giacomo. E agli occhi di chi inizia il cammino, la vista che si apre dalla sommità di quella lunga scala che esce dal cuore di Notre-Dame du Puy sembra già abbracciare la meta, anche se dista oltre 1500 chilometri.

Non era in programma questa tappa sulla via del ritorno dal nostro viaggio in Bretagna e nel Poiteau-Charentes, ma ci hanno condotto fin qui tanti inattesi segni jacopei che sono stati per noi un’autentica sorpresa. Non intendevamo ricercarli eppure li abbiamo trovati, anzi è come se ci fossero venuti incontro. Avevamo solo pensato di fermarci all’andata a Vézelay, tradizionale punto di partenza della Via Lemovicensis, la cui chiesa di Santa Maria Maddalena è retta da una Fraternità Monastica di Gerusalemme, così come la nostra Badia Fiorentina e, in Appennino, l’Eremo di Gamogna, ma anche – per restare tra i luoghi famosi di Francia – l’abbazia di Mont-Saint-Michel. Partecipare alla Messa con loro è stata veramente una bella esperienza, ma abbiamo apprezzato anche la preghiera a San Giacomo esposta nel transetto, primo segno del culto dell’apostolo che abbiamo ritrovato in tante altre chiese, attraverso antiche statue o raffigurazioni. Segni di un altro cammino jacopeo, una variante della Via Touronensis tra Parigi e Tours, li abbiamo poi incontrati lo stesso giorno nella nostra breve sosta a Chartres, ma davvero inattesa – anche perché niente era scritto nelle nostre sbrigative guide italiane – è stata, successivamente, la scoperta di Pointe Saint-Mathieu, nel Finistère della Bretagna, dove ai piedi di un alto faro si ergono i ruderi dell’abbazia legata al culto dell’apostolo evangelista e alle sue reliquie approdate secondo la tradizione in questo luogo, come quelle di San Giacomo nel Finisterre galiziano. Un legame evidente: proprio per questo, come ci ha raccontato la custode del piccolo museo situato nei pressi, nel 2000 è stato riaperto un altro cammino per Compostella, per raccordare l’estremo ponente bretone con la già citata via proveniente da Parigi e Tours, e anche in agosto – ha aggiunto – ci sarebbero stati dei pellegrini in partenza per la Spagna.

La Via Touronensis l’abbiamo poi ritrovata nella regione del Poiteau-Charentes, all’improvviso, imbattendoci a Pons in una rotonda stradale con grandi statue di pellegrini. La nostra curiosità è stata immediatamente soddisfatta al vicino ufficio turistico, dove siamo venuti a sapere che la piccola città era una tappa essenziale di quel cammino, con un grande e bellissimo ospitale che poi abbiamo ovviamente visitato. Immediatamente abbiamo pensato alla possibilità di un gemellaggio con Altopascio, idea che giriamo volentieri agli amministratori che hanno ospitato il nostro secondo forum. E proprio qui si è rafforzata l’impressione di una «cultura diffusa» dei cammini jacopei in territorio francese, confermata poi a Le Puy e anche nella tappa successiva di quel cammino, Saugues, con altre grandi evocazioni compostellane agli incroci delle strade, tra cui la statua in legno di un pellegrino a indicare la direzione giusta in corrispondenza di un bivio. Non solo: dappertutto, lungo le vie, abbiamo trovato le guide dei cammini oltre a diverse pubblicazioni su Compostella e il significato del pellegrinaggio. E soprattutto, abbiamo trovato i pellegrini.

Certo non possiamo riconoscere ai francesi, almeno per il momento, un’uguale attenzione nei confronti della Francigena di Sigerico, ma quello che abbiamo notato sul versante jacopeo costituisce senza dubbio un insegnamento di cui tener conto e su cui dibattere anche in occasione del nostro prossimo forum dedicato ai segni. Che sono, nella circostanza, chiari ma assolutamente non invasivi lungo la via, le piccole strisce bianco-rosse delle Grandes Randonnées – di cui pure i cammini per Santiago fanno parte – disposte a «x» in corrispondenza delle direzioni sbagliate. Salvo poi trovare ogni tanto il logo dell’itinerario culturale europeo ispirato alla conchiglia e, almeno nei punti tappa più importanti, espressioni artistiche anche maestose evocatrici del pellegrinaggio. Così insomma la laica Francia, maestra più di noi nel valorizzare la propria storia, è riuscita a rendere i suoi chemins evidenti e visibili, senza assolutamente mistificarne il significato, anzi; e la Chiesa fa la sua parte, sottolineandolo all’interno delle chiese e mettendosi a disposizione dei pellegrini almeno nei luoghi più significativi del cammino, come abbiamo visto a Vézelay e a Le Puy. E che dire della precisione e del costante aggiornamento della cartografia nazionale dell’Ign, compagna sicura di viaggio, nelle sue diverse scale, per ogni lembo del Paese? Proviamo a confrontarla con la nostra dell’Igmi e vedremo immediatamente la differenza. Lo stesso Ign, nella serie «Découverte de la France», ha anche edito l’ottima carta tematica «Les chemins vers Saint-Jacques de Compostelle», in collaborazione con l’omonima Associazione di cooperazione interregionale con sede a Tolosa (www.chemins-compostelle.com).

Per fare della Francigena qualcosa che veramente possa arrivare al cuore di tutti, testimoniando il senso e il valore del cammino verso la meta, nel medioevo come ai nostri giorni, non vergognamoci dunque di guardare non solo in Spagna ma anche oltralpe. C’è molto da imparare da chi è evidentemente più avanti nel cammino, non necessariamente perché è più bravo, ma soprattutto, con ogni probabilità, perché in Francia quel cammino è maggiormente condiviso.