Eventi: Via Francigena
Alta Valle del Paglia: preoccupazione per la variante
La posizione del Mibac ha riconosciuto il valore dell’antico percorso e di fatto ha dato il via libera all’amministrazione comunale perché avviasse azioni per risolvere le criticità e la messa in sicurezza del sentiero. Di conseguenza il Comune ha attivato le operazioni di tutela e salvaguardia ponendo la servitù di passaggio sul sentiero individuato al fine di poter poi eventualmente spendere risorse pubbliche su una strada o sentiero non privato e inserendo il percorso/variante nel nuovo Piano Strutturale. Nel nuovo strumento urbanistico non si è soltanto inserita la Variante della Francigena ma si no anche introdotte norme più generali di valorizzazione delle zone a prevalente naturalità. Ad esempio si stabiliscono indicazioni per la manutenzione dei sentieri per attività escursionistiche, di motorietà ed esercizio del tempo libero; si stabiliscono divieti alla realizzazione di nuove strade; regolamentazioni con progetti organici delle segnaletiche; tutela della vegetazione fino a 10 metri dalla sponda del fiume Paglia e degli altri torrenti. Si richiedono inoltre nell’area produttiva di Voltole lambita dall’antica Francigena interventi di rinaturalizzazione attraverso l’impianto di siepi o filari alberati ed essenze autoctone per migliorare la qualità estetico percettiva e il ripristino delle visuali.
Si sono cioè introdotti elementi per un maggiore rispetto del paesaggio dentro il quale l’inserimento della Variante Francigena costituisce l’atto simbolico più importante. Si sono poi intraprese azioni di salvaguardia con la definizione della zona soggetta al vincolo archeologico sull’area di Callemala da parte della Sovrintendenza Archeologica.
La Francigena dunque può diventare (come da più parti auspicato) il motore e il riferimento culturale per una nuova politica di attenzione alle questioni paesaggistiche e di gestione del territorio da parte delle istituzioni locali. Ma occorre che a scelte individuali unilaterali si affianchino politiche condivise, corresponsabilità e obblighi da parte delle istituzioni locali (che beneficeranno inoltre di contributi pubblici per la Francigena), per politiche attente al territorio, all’ambiente. La variante e il percorso individuato, che ha una coerenza storica, potrà diventare la infrastruttura utile anche ad altri soggetti per esercitare la loro funzione di tutela, di controllo e di monitoraggio del territorio, come le guardie forestali, le guardie provinciali, il personale delle comunità montane, la protezione civile, in qualche tratto forse anche il personale dell’Enel. Proprio per le loro competenze territoriali e funzioni che svolgono, insieme alle associazioni di volontariato potranno garantire anche la manutenzione ordinaria del sentiero. In alcune realtà perciò la via Francigena può diventare quella infrastruttura su cui muovere anche progetti di recupero ambientale, di interventi di riassetto idrogeologico, di riforestazione. Per questo le risorse per la sistemazione del «sentiero/strada Francigena» dovranno essere indirizzate a quegli interventi strutturali minimi ma necessari e indispensabili, risparmiando ed evitando inutili spese per pannelli sofisticati, aree di sosta e punti ristoro per pic-nic, non necessari ai pellegrini, alla sicurezza del camminare e ai territori.
Ma forse oggi il meccanismo degli investimenti già avviato intorno alla Francigena non permette pause e riflessioni sull’utilità, sulla programmazione e sulla compartecipazione nell’utilizzo di risorse che potrebbero servire ai territori per una politica di riqualificazione ambientale. Per l’area di Abbadia San Salvatore pare proprio che non interessi riflettere sulle politiche di riassetto del territorio. Si vuole mettere una pietra tombale su questo processo di valorizzazione avviato dalla comunità di Abbadia San Salvatore?
Sui possibili progetti di valorizzazione archeologica che tanto entusiasmo e forse anche opportunità di lavoro produrrebbero in giovani archeologi, ricercatori, guide ambientali? Si vuole chiudere il capitolo sulla ricerca storica riguardo la Francigena in Val di Paglia, sulla storia dell’abbazia benedettina così intrecciata alla sua funzione di crescita e controllo della strada? Sul valore di un monastero benedettino la cui fondazione in una posizione strategica e il cui patrimonio storico artistico è testimone e partecipe della nascita della cultura e delle radici cristiane dell’Europa?
Si vogliono fermare possibili progetti di tutela e recupero di una importante parte del territorio senese attraversato dall’antichissima Francigena? Forse non si ritiene valido un metodo di lavoro che dalla ricerca storica è passato alla tutela e che potrebbe rappresentare un’esperienza di buona politica di riqualificazione e gestione del territorio?
Forse certi territori meritano risorse e un confronto e dibattito più articolato ed altri per la loro qualità no? O forse sbagliano i «francigeni di Abbadia San Salvatore» a caricare di troppi significati e importanza una operazione che ha soltanto il fine di individuare un percorso facile per chi camminerà verso Roma?