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Eutanasia sui bambini, il triste primato dell’Olanda
Le condizioni per praticare l’eutanasia sui bambini sono precise e stabiliscono, passo dopo passo, la procedura che i medici devono seguire. Ad esempio, si richiede che un medico esterno all’unità ospedaliera si pronunci sulle reali condizioni del bambino, per stabilire se egli soffra realmente di una patologia incurabile.
A ben pensarci, non meraviglia molto che l’Olanda sia giunta a questo, dal momento che, dalla primavera del 2002, esiste una legge, che permette di accedere all’eutanasia quando un malato si trovi nella situazione di malattia grave o anche solo nella previsione di dover affrontare una patologia al momento incurabile. Eppure, è avvenuto qualcosa di strano. Sì, perché la legge contiene almeno una barriera di tutela verso i minori: l’eutanasia non può essere richiesta da chi non ha compiuto 16 anni e da 1 a 16 anni si può praticare, soltanto con l’autorizzazione di un genitore. Ora, è avvenuto qualcosa di più: la stessa legge è stata superata probabilmente da un accordo tra i medici della clinica di Groningen e i magistrati.
La posizione olandese in tema di vita è in aperto contrasto con l’etica europea che, per esempio, nella Convenzione del 1999 vieta espressamente ogni forma di eutanasia. Soprattutto va contro quel profondo senso umano, costruito nei secoli che mostra ripugnanza verso la figura del medico, qualora abbia un qualunque ruolo nell’uccisione di un paziente.
Si tratta di un atteggiamento ereditato nella cultura occidentale dalla tradizione ippocratica. Il medico è la persona alla quale ci si affida proprio nel momento in cui la malattia e la sofferenza minano le forze spirituali e corporali e pongono in pericolo la vita. Ad un medico non si chiede di giudicare, né di decidere chi deve vivere e chi deve morire; la fiducia che il malato gli concede si fonda sul presupposto sia della sua professionalità sia del chiaro atteggiamento in favore della vita, che egli deve assumere. Se questo venisse a mancare in modo generalizzato il danno per la relazione tra medico e paziente sarebbe incalcolabile (Pontificio Consiglio per la famiglia, “Famiglia e questioni etiche”, Bologna 2004).
La questione e assai grave e per questo, davanti alle derive che assumeva l’assistenza al malato in Olanda, l’Associazione medica mondiale per ben due volte (a Madrid nel 1987 e a Marbella nel 1992) si era espressa contro l’introduzione dell’eutanasia.