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EUTANASIA, SCIENZA E VITA LANCIA DA FIRENZE CAMPAGNA PER IL «NO»; SCARAFFIA: OGGI C’È LA PAURA DI MORIRE MALE

“In questa città, che ha una tradizione di solidarietà in una dimensione completa di umanità, si inquadrano i nostri no: all’accanimento terapeutico, all’eutanasia; che sono essenzialmente un sì forte alla vita”. Con queste parole Marcello Masotti, presidente Scienza & Vita di Firenze, ha introdotto questa mattina, nella Sala del Cenacolo della Chiesa di San Remigio nel capoluogo toscano, l’incontro d’apertura della campagna nazionale “Né accanimento, né eutanasia”, una settimana di appuntamenti in oltre 50 città italiane che si concluderà a Roma il 5 dicembre. “C’è odore di morte in quest’Europa, in cui c’è tanta sofferenza e tanto bisogno del nostro sì alla vita – ha detto Masotti –. Nella consapevolezza che le norme giuridiche richiedono responsabilità, perché producono effetti spesso irreversibili. La nostra campagna si rivolge a tutti, credenti e non credenti, che si incontrano sui valori della ragione avendo a cuore la persona”.

“Affrontiamo i temi di bioetica, aperti dalle nuove possibilità del progresso tecnologico, nella prospettiva culturale e di attualità politica, allo scopo di divulgare informazioni scientifiche in modo comprensibile a tutti, ma corretto”. Così Lucetta Scaraffia, vicepresidente dell’associazione Scienza e Vita, ha presentato, oggi, a Firenze, il nuovo bimestrale interdisciplinare “Quaderni di Scienza e Vita”, in occasione del lancio della campagna di sensibilizzazione “Né accanimento, né eutanasia”. E proprio l’eutanasia è il tema di riflessione del primo numero del periodico associativo. “Si tratta di argomenti delicati, intorno ai quali s’intrecciano difficili battaglie politiche”, ha detto Scaraffia. “Ma bisogna, innanzitutto, chiarire i termini della questione. Oggi, c’è non soltanto la paura della morte, ma anche la paura di morire male. Bisogna distinguere, però – ha continuato la vicepresidente Scienza e Vita – tra l’accanimento terapeutico, con la somministrazione di cure a chi non può più giovarne e la doverosa assistenza terapeutica a chi resta in vita naturalmente”. Così come occorre “distinguere tra il lasciar morire il malato terminale e procurare la morte attivamente a chi, invece, continuerebbe a vivere”. “Dopo il controllo delle nascite, si fa largo una ideologia di controllo della morte – ha concluso Scaraffia -, che pretende di decidere quale vita sia degna di essere vissuta”. Sir