Toscana

Europee, quattro domande a candidati cattolici

I QUESITI 1) Quali impegni si sente di assumere rispetto al «decalogo» proposto dai vescovi europei?

2) Quali saranno, se eletto, le priorità nel proprio impegno di parlamentare europeo?

3) A quale gruppo aderirà?

4) Un breve parere sull’allargamento dell’Unione e sulle vicende relative al progetto di Costituzione europea.

Paolo Bartolozzi (Forza Italia)1) Per ogni credente impegnato in politica ad ogni livello istituzionale, costituisce un imperativo categorico mettersi al servizio del processo di unificazione, avendo per obiettivi la pace, la sicurezza, lo sviluppo economico e sociale, la difesa della democrazia, dei diritti e della dignità umana. Per questo il decalogo dei vescovi europei costituisce per me una sorta di guida da tenere sempre presente nella mia attività politica-istituzionale a qualunque livello essa si svolgerà.

2) Credo che il mio primo impegno sarà quello di dare un forte contributo per rendere più spedito il percorso per l’approvazione della Carta costituzionale europea, perché sono convinto che non ci sarà vera integrazione economico-monetaria senza un’autentica integrazione politica. La nuova Costituzione rappresenta una pietra miliare, non solo per costruire il nuovo assetto istituzionale dell’Unione, ma anche per darle, nel contesto internazionale, quel ruolo indispensabile ad assicurare una prospettiva di sicurezza e di pace e stabilità individuando un nuovo ordine mondiale. Oltre a ciò, il Parlamento europeo dovrà intraprendere iniziative volte a rilanciare all’interno dell’Europa, una crescita economica sostenuta ed uno sviluppo sociale significativo, creando nuovi posti di lavoro e puntando verso un’economia più dinamica, in cui la competitività si coniughi col principio di solidarietà.

3) Ovviamente a quello del Ppe-De, cioè a quella grande famiglia europea che comprende i partiti moderati-centristi che si rifanno alla tradizione democratico cristiana e liberal-democratica.

4) L’allargamento a 25 Stati membri è un’occasione importante per costruire l’Europa del domani: meno burocratica, meno dirigistica, in grado di intervenire sulle grandi questioni che governano i nuovi processi di globalizzazione, ma pronta a lasciare agli Stati membri ed alle comunità locali le proprie capacità attuative, in base al principio della sussidiarietà istituzionale e sociale. Sarà così possibile tutelare le diversità culturali, sociali e produttive, che sono la ricchezza del nostro continente. Anche per questo, la rapida approvazione della nuova Costituzione europea rappresenta un obiettivo strategico e ritengo che la nuova Carta debba contemplare la tutela del diritto alla vita ed il richiamo alle radici cristiane. A tal proposito insieme ad altri parlamentari italiani e dell’Unione abbiamo dato vita al Manifesto di Bruxelles, per far riconoscere all’interno della nuova Costituzione il ruolo delle Chiese, dell’esperienza religiosa e la centralità di alcuni valori fondamentali della nostra civiltà, tra cui appunto le comuni radici cristiane. Ciò si impone al fine di riaffermare la storia dell’uomo «europeo», capace di sostenere la cultura umanistica che ha permesso a tutti noi di raggiungere alti traguardi di civiltà.

Lapo Pistelli (Uniti nell’Ulivo)1) Le domande poste nel «decalogo» non rappresentano il contratto fra due soggetti istituzionali, ma sono i temi che quotidianamente richiedono alla coscienza dei cattolici in politica il confronto con le responsabilità concrete. La famiglia, l’ambiente, la tutela della persona umana sono i riferimenti di ogni scelta politica. Sul tema della guerra, posto con fermezza dal Papa, non possiamo considerare le armi come la continuazione della politica con altri mezzi; al tempo stesso servono responsabilità e coraggio per non restare inerti di fonte alle guerre dimenticate o ai drammi umanitari. Da cattolico, diffido di chi ha sempre certezze immediate in negativo o in positivo. I vescovi indicano la strada a chi è chiamato alla responsabilità delle scelte, ma invitano anche i cittadini a un’assunzione di responsabilità in un’epoca in cui il mondo cattolico non trasferisce la propria identità in nessuna realtà politica come dato ideologico.

2) La contrattualistica elettorale non mi appassiona. Il mio impegno di domani è quello di ieri e di oggi. Come responsabile esteri della Margherita e come membro della delegazione Osce ho seguito il cammino verso la democrazia nei Paesi dell’area ex sovietica. Ho potuto apprezzare i grandi cambiamenti in quelle società e il loro bisogno di un’Europa politica forte come partner. L’Europa è la risposta alla fine dell’ordine di Yalta, è il luogo in cui fare politica significa incidere sulle scelte di un mondo che non si ferma più alle frontiere dei singoli Stati.

3) Una parte del mio lavoro di questi anni è stata dedicata proprio a costruire un luogo in cui le realtà riformiste italiane e di altri paesi europei uscissero dalla logica di una contrapposizione partitica figlia di fratture ormai superate. Il Ppe è l’emblema di questo passaggio, con l’abbandono della matrice cristiana e il suo divenire soggetto conservatore. In Europa più che i contenitori valgono i contenuti. Ce lo dicono i giovani che hanno radici nel futuro. La vera sfida non è dunque «dove» ma «perché» in Europa. In questo senso saremo riconoscibili come riformisti.

4) Il processo di costruzione dell’Unione europea è il pensiero lungo del periodo storico che viviamo. Un pensiero nato dall’intuizione di pochi. Oggi – con l’ingresso di dieci nuovi Stati – quell’utopia è divenuta una realtà di 25 stati e 450 milioni di abitanti. Un’Europa che, per usare un’immagine di Giovanni Paolo II, «respira finalmente a due polmoni». Una realtà politica che, pur tra difficoltà, si dota di una carta costituzionale e si pensa come spazio unico di cittadinanza e di politica. Un modello di democrazia, desiderabile anche per altre realtà, che non si esporta militarmente ma con la forza del suo «soft power».

Carlo Casini (Udc)1) Ovviamente tutti. Il decalogo dimostra l’importanza attribuita alle prossime elezioni dalle Chiese del Continente. Mi riconosco anche nel modo e nell’ordine in cui gli obiettivi sono enunciati. Il rispetto della vita e il sostegno alle famiglie sono fini politici collocati ai primi posti. La mia storia professionale dimostra che la mia adesione non è una occasionale promessa elettorale.

2) Anche a questa domanda la risposta è data dal mio passato. Mi sono occupato di tante cose: professioni, diritto d’autore, banche, assicurazioni, brevetti, società europee, informazione, etc. Ma la mia vocazione riguarda il diritto alla vita e il valore della famiglia, tematiche sulle quali l’Europa rischia di diffondere un germe di morte: basti pensare ai finanziamenti europei per sostenere la distruzione di embrioni umani a fini sperimentali e la diffusione dell’aborto nel mondo. Basti pensare alle politiche di ricomposizione familiare e di imposizione fiscale o alla procreazione artificiale. Molto si può fare per frenare ciò che è negativo e sospingere verso soluzioni più giuste. Le risoluzioni europee sui problemi della procreazione artificiale e dell’ingegneria genetica umana del 1989 alle quali si è ispirata prima la legge tedesca del 1990 e ora quella recente italiana, provano cosa si può fare. Né si può ignorare il tema della pace. Una Unità che non sia solo economica, ma veramente politica giocherebbe un ruolo di primo piano.

3) Al Ppe dei fondatori: De Gasperi, Adenauer e Schumann. Non possiamo permettere che l’ispirazione cristiana si illanguidisca. Sarebbe un errore uscire dal PPE. Bisogna starci dentro per renderlo più forte. Il Papa ricorda le radici cristiane dell’Europa, come risorsa per costruire il futuro. Solo il PPE è una forza in questa direzione.

4) L’allargamento già attuato è un grande passo avanti. La direzione è quella di procedere ancora oltre. È una grande sfida, ma dobbiamo saperla correre. Tra i popoli dell’Unione la guerra è diventata impensabile. Questo è un risultato che merita ogni sacrificio. Ma l’Europa non deve essere soltanto un continente pacificato: deve essere anche pacificatore. Questo discorso investe anche la Costituzione, da cui bisogna cancellare, alcuni elementi di materialismo pratico. Al centro – come diceva La Pira – va collocato il valore della persona umana. «L’uomo è la via della Chiesa»: ha detto il Papa. L’Europa pretende, a parole, di essere patria e maestra di diritti umani. Dio voglia che sia possibile un mutamento culturale che renda vera questa aspirazione e che una sorta di «ecumenismo della vita umana» contribuisca ad affrettare anche una più intensa unità religiosa.

Fabrizio Fabbrini (Alleanza Popolare – Udeur)1) Sono molto lieto che i vescovi europei abbiano additato i punti fermi di un’azione politica cristianamente ispirata. Se ho acettato, quale presidente del Movimento cristiano europeo e dell’Associazione Codice di Camaldoli, di candidarmi è proprio per rispondere all’appello della Chiesa, soprattutto a quello del Papa che chiede di rendere visibili le radici cristiane dell’Europa e per realizzare la dottrina sociale della Chiesa nelle tre sfide del nostro tempo: la difesa dell’ambiente, la pace, il dialogo con le religioni e le culture.La sfida più grande oggi è tra religione e irreligione, fra quanti difendono la persona e quanti difendono interessi economici.

2) Il mio primo impegno sarà per la Costituzione europea che può essere impostata soltanto partendo dalla consapevolezza delle radici cristiane dell’Europa. Il che impone innanzitutto la pace come dovere, a partire dalla pace in Medio Oriente per cui l’Europa può avere un ruolo determinante basandosi sull’unità della «famiglia di Abramo» come diceva La Pira.

3) Viene prospettato il Partito popolare europeo dove saremo insieme anche all’Udc, ma deve essere chiara la nostra connotazione cristiana e pacifista, ambientalista e contraria al progresso inteso come valore.

4) La mia personale conoscenza dei Paesi dell’Est mi induce a pensare che si tratta del problema più serio tra tutti. Sono Paesi assai diversi dai nostri per economia, cultura e storia, che non solo portano la sfida economica di un dislivello da colmare, ma soprattutto la sfida culturale assai più ampia che impone una revisione del concetto stesso di Europa. Quell’Europa che Gorbaciov definiva «dall’Atlantico agli Urali».Si tratta di vedere ora in che modo queste due europe possano tenersi unite e il fondamento comune è proprio nella comune radice cristiana: l’una latina-romana, l’altra bizantina-ortodossa. L’Europa è un parto della cristianità. Dimenticare le radici cristiane è rinunciare alla nostra civiltà e ridurci ad un aggregato di interessi economici. Tra i toscani in corsa per StrasburgoE’ una pattuglia piuttosto numerosa quella dei toscani in corsa per un seggio al Parlamento europeo di Strasburgo.Significativa, nel contesto, la presenza di candidati riconducibili direttamente al mondo cattolico.

Oltre ai quattro intervistati (due per schieramento: Bartolozzi e Casini per il centrodestra; Fabbrini e Pistelli per il centrosinistra) figurano MASSIMO TOSCHI (Uniti nell’Ulivo), LUIGI CAPPUGI, PIETRO FAZZI, ENRICO FERRI e STEFANIA FUSCAGNI (Forza Italia).

Cattolico dichiarato anche l’attuale ministro dell’ambiente ALTERO MATTEOLI (Alleanza nazionale) e sensibile alle istanze cattoliche l’omologo toscano: l’assessore regionale TOMMASO FRANCI (Verdi).

Per completare la pattuglia toscana partiamo da Rifondazione comunista che ha tra le proprie fila la pacifista Nancy Bailey, Renzo Maffei e Alfio Nicotra.

Tra i Comunisti italiani troviamo invece il vignettista toscano Vauro Senesi con altri due toscani: David Belardi e Rosanna Moroni.

L’ormai noto professore fiorentino Pancho Pardi, leader dei girotondini, si candida con Occhetto-Di Pietro.Nella lista Socialisti uniti per l’Europa troviamo il sindaco di Aulla Lucio Barani con i toscani Paola Del Bruno e Roberto Parenti.

Con Alternativa sociale in lista gli aretini Stelvio Dal Piaz e Pierluigi Duranti.

Nella Lista Bonino ben quattro toscani: Gianfranco Dell’Alba, Antonio Bacchi, Donatella Poretti e Giulia Simi.

Addirittura sono cinque i toscani candidati con la Lega Nord: Moreno Menconi, Silvana Landi, Nicoletta Giovannelli, Gianna Giunchi e Franca Vennarini.

Nei verdi, oltre a Franci, il consigliere regionale Fabio Roggiolani.

In Forza Italia, oltre ai toscani rammentati, l’ex senatrice Francesca Scopelliti.

In Uniti per l’Ulivo, con Pistelli e Toschi, anche Guido Sacconi e Monica Giustini.A.F.

Speciale «Verso le elezioni»

Elezioni europee, dichiarazione dei vescovi europei

Mostra la scheda per le elezioni europee

Elettori a caccia di uno spazio di autonomia